Leoluca Orlando? Prova a mettere assieme D’Alema, Cardinale, Alfano e Delrio…

3 luglio 2017

Oltre ad essersi auto-proclamato il ‘leader’ del centrosinistra siciliano (senza nemmeno avvertire il segretario regionale del PD, Raciti!), il sindaco di Palermo rieletto con i verbali dei seggi elettorali ‘ballerini’, Leoluca Orlando, è volato a Roma alla kermesse anti-Renzi di Bersani e D’Alema. Ma in Sicilia non lavora per il candidato alla presidenza della Regione con i renziani?  

I palermitani dopo tanti anni si sono rassegnati al fatto che Leoluca Orlando il sindaco lo sa fare. E pertanto, salvo qualche intervallo, lo ha sempre votato e sempre lo voterà. Il punto ormai non è questo. Anche in una riffa vincerebbe LUI. Il punto è un altro. Qui e là, da alcuni atteggiamenti, esternazioni e gite fuori porta, si coglie, come dire, la sensazione che Orlando, anche se il sindaco lo sa fare, il sindaco non lo voglia fare. E che, un po’ disdegnando il suo ruolo importante, certo, ma tutto sommato angusto di amministratore locale, aspiri più gloriosi destini.

Ieri il TG ci ha dato un’immagine del Nostro in una ammucchiata con D’Alema, e con i maggiorenti dei menscevismo all’italiana, ultima edizione di una minoranza eternamente sconfitta, velleitaria, romantica, amica delle nuvole, come la canzone, rancorosa e stupida.

Qualche palermitano particolarmente attento ha notato che Orlano era seduto in pizzo, come si dice qui da noi, ovvero nel punto che generalmente scegliamo quando ci siamo e non ci siamo. Ci siamo perché è utile e necessario esserci, ma ora basta che ci sono altri banchi che aspettano il suo cospicuo deretano.

E così, tra vestiti che ballano, tra marionette appassionate, tra alleanze che non ti aspetti il nostro eclettico, sincretico, primo cittadino mette insieme l’impossibile, Totò Cardinale e Giuliano Pisapia, Angelino Alfano e Graziano Delrio.

“Bruto dice che Cesare era un ambizioso”. Certo, ma Cesare, attraversando uno sperduto villaggio nella Gallia, disse:

“Meglio essere il primo qui che il secondo a Roma”.

Questa è la quint’essenza della ambizione pura.

La cronaca di questo nostrano divoratore di figli politici ci ha ormai dimostrato che a Roma non entrerebbe nemmeno nella Top ten, cosa che ai palermitani che lo hanno votato perché facesse il sindaco farebbe un grande piacere.

Ve lo immaginate lui, che il sindaco lo sa fare, a quali fasti eleverebbe questa città se vi dedicasse anche un solo un giorno alla settimana?

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