Il caso La Vardere finisce in tribunale: “Turbativa di procedura elettorale e diffamazione”

26 giugno 2017

Il deputato di Noi con Salvini, Alessandro Pagano, si rivolge ai giudici in merito al caso del candidato sindaco del capoluogo siciliano, accusato di avere organizzato una finta candidatura per girare un film.  L’udienza è  fissata al Tribunale di Palermo per il 13 luglio

“Non  è  immaginabile che la democrazia diventi un ‘Truman show’. Il nostro candidato si è  dimostrato disinteressato alla candidatura a sindaco di Palermo. I cittadini erano ignari e sono stati indotti a sostenere Ismaele La Vardera. Per questo agiremo in sede penale e civile per tutelare non i partiti e i politici ma i cittadini”. Cosi’, durante una conferenza stampa, a Palermo, Alessandro Pagano, deputato nazionale e coordinatore della Lega dei Popoli – Noi con Salvini per la Sicilia Occidentale, in merito al caso La Vardera, il candidato sindaco del capoluogo siciliano, accusato di avere organizzato una finta candidatura per girare un film. Il parlamentare ha annunciato la presentazione di un ricorso civile. L’udienza e’ fissata al Tribunale di Palermo per il 13 luglio. Il giudice dovrà visionare le immagini “rubate” da La Vardera. Il ricorso civile è sostenuto dal deputato Pagano rappresentato dall’avvocato Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, mentre quello penale è sostenuto da una decina di cittadini elettori rappresentati dall’avvocato Nino Caleca.

In sede penale l’ipotesi di reato è  di “turbativa di procedura elettorale”, mentre in sede civile e’ di “diffamazione”.

“Un conto sono le riprese pubbliche, che rientrano nel diritto di cronaca, e noi siamo assolutamente favorevoli al diritto di cronaca, ma quando ci sono telecamere nascoste contestiamo l’operato etico, morale e civilistico – prosegue Pagano -. Le immagini rubate ci sono perché è stata chiesta la liberatoria ad esponenti politici nazionali. Noi non possiamo immaginare che sia stato un caso ma c’e’ stato un atto deliberato, una sorta di cabina di regina, un disegno con una finalità che era quella di sfruttare la candidatura a sindaco per entrare nei retroscena della politica. Abbiamo chiesto al giudice che vengano visionate le immagini perché dobbiamo verificare che non ci sia un’operazione di dileggio e di diffamazione”. ”

Ho chiamato piu’ volte La Vardera nei giorni successivi al litigio con Benigno – conclude Pagano – e non sono mai riuscito a trovarlo. Abbiamo mantenuto il silenzio stampa perché  la vicenda ci ha rattristato. La scelta di La Vardera era una messaggio generazionale, il suo curriculum parlava per lui, con gli incontri che faceva nelle scuole per la legalita’, e la scelta politica del candidato sindaco andava in questa direzione ma il risultato e’ stato opposto e ciò ci ha reso molto tristi”.

(ITALPRESS)

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