Le bombe dei petrolieri nel sottosuolo della Sicilia: l’Ars ha gli strumenti per fermare tutto?

23 maggio 2017

La parola passa all’Assemblea regionale siciliana che può cambiare una legge sbagliata che risale al 2000. Bisogna capire se, al di là delle parole, c’è la volontà politica per fermare i petrolieri e le loro bombe. A rischio sono Parchi e Riserve naturali, boschi, corsi d’acqua e anche beni culturali. Il documento delle associazioni che si battono contro questa follia

Si possono fermare i petrolieri che vogliono utilizzare anche le bombe per cercare idrocarburi nel sottosuolo della nostra Isola? Il tema è attuale e sono in tanti, in Sicilia, a temere che quest’ennesima follia possa provocare terremoti (come abbiamo scritto qui).

Sui problemi legati alla presenza in Sicilia dei petrolieri – voluti, lo ricordiamo, dal Governo Renzi, grazie anche all’acquiscenza del Governo regionale di Rosario Crocetta a trazione PD – intervengono, con un documento, il COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV – SEZ. SICILIA, il FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA ED I BENI COMUNI, il COORDINAMENTO NO TRIV IBLEO, COORDINAMENTO NOTRIV SICILIA SUD ORIENTALE COMITATO NO TRIVELLAZIONE NELLA VALLE DEL BELICE.

“Presso il Ministero dell’Ambiente, in data 08/05/2017 – leggiamo nel documento – è stata avviata la procedura integrata di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) riguardante l’iter autorizzativo del progetto di prospezione geofisica (sismica 2D) nell’ambito dei permessi di ricerca denominati “Passo di Piazza” e “Friddani”, che interessa le province di Enna, Caltanissetta, Ragusa, Catania”.

“Il termine di presentazione delle osservazioni riservate al pubblico scade il 07/07/2017. Leggendo le conclusioni della sintesi non tecnica (SAGE/SIA/001/2017) dello studio di impatto ambientale (SIA) e valutazione d’incidenza per l’esecuzione di un rilievo sismico 2D nell’area destinata al progetto di esplorazione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi che la Società ENI Mediterranea Idrocarburi S.p.A. intende intraprendere nell’ambito dei permessi sopra citati, ciò che maggiormente colpisce è il fatto che dall’esame del regime vincolistico sovraordinato risulta che, all’interno dell’area interessata, sono presenti:
tre aree naturali protette (EUAP) ed un IBA (CFR. Allegato 5 A/B);
sette siti tutelati appartenenti alla Rete Natura 2000 (cfr. Allegato 6 A/B);
“Beni culturali tutelati” ai sensi degli artt. 10 e 11 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. (aree archeologiche);
aree di notevole interesse pubblico, tutelate ai sensi degli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.;
territori costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia;
fiumi, torrenti, corsi d’acqua, iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;
parchi e riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;
territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, compreso quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18/05/2001, n. 227;
zone umide incluse nell’elenco previsto dal DPR 13/03/1976, n. 448;
territori interessati da vincolo idrogeologico”.

Scopriamo così che i nostri ‘amici’ petrolieri vorrebbero andare a cercare petrolio e gas nelle aree protette, nei parchi nazionali e regionali, nelle aree costiere, lungo i fiumi e persino a due passi dai luoghi dove sono presenti beni culturali.

Insomma, la Sicilia è finita in appalto ai petrolieri.

“A tale prospettiva di ulteriore scempio delle matrici ambientali e delle elementari norme precauzionali sancite dal Diritto Europeo – leggiamo sempre nel documento – si aggiunge, sconcertante, lo scandalo vero e proprio, del tutto politico, del fatto che ad oggi, in Sicilia, la Disciplina della prospezione, della ricerca, della coltivazione, del trasporto e dello stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi e delle risorse geotermiche, è ancora regolata dalla Legge Regionale n° 14 del 2000. Legge già dichiarata obsoleta per sopravvenuta incostituzionalità già oltre 4 anni orsono dal costituzionalista Enzo Di Salvatore nel corso dei lavori di un convegno tenutosi a Gibellina il 24 Marzo 2013, in quanto, tra l’altro, nelle disposizioni specifiche dell’art.14 della stessa, al comma 7 è previsto che il permesso di prospezione autorizza il permissionario a condurre l’esplorazione anche in aree protette, nel rispetto delle norme vigenti in materia di tutela dell’ambiente e del paesaggio”.

Di questo dobbiamo ringraziare il Governo regionale del ‘rivoluzionario’ Rosario Crocetta, il PD e tutto il Parlamento siciliano.

“Come purtroppo più volte acclarato nelle Regioni che da decenni subiscono gli effetti nefasti della filiera dell’Oil&Gas – si legge sempre nel documento – la ‘convivenza’ tra attività estrattive e tutela dell’ambiente non è più che una burla propagandistica di ENI e Companies da mettere in bocca ai politici ed agli amministratori locali. Resta il fatto che, tanto più alla luce della minaccia rappresentata dal rilancio delle attività di esplorazione e ricerca finalizzate a nuove concessioni estrattive, in Sicilia è ancor più urgente e necessario addivenire con efficacia e concretezza alla revisione della Legge 14/2000, attrezzando e rilanciando una campagna capillare dal basso”.

“Dopo la clamorosa vittoria referendaria che lo scorso 4 Dicembre ha sepolto sotto una valanga di NO il progetto accentratore ed autoritario di revisione costituzionale di marca renziana – leggiamo sempre nel documento – difendere l’impianto di Autonomia statutaria della Sicilia vuol dire accentuarne il percorso di valorizzazione e gestione dei beni comuni. Considerato quindi che il 07/07/2017 scadranno i termini per presentare le osservazioni sul progetto di prospezione geofisica (sismica 2D) nel sottosuolo di Gela, Mineo, Ramacca, San Michele di Garanzia, Mazzarino, Aidone, Mirabella Imbaccari, Piazza Armerina, Caltagirone, Grammichele, Niscemi, San Cono (parliamo del progetto di ricerca di idrocarburi che prevede l’utilizzazione di bombe ndr) chiediamo a tutte le associazioni, ai comitati, ai movimenti, ai partiti, alle associazioni sindacali, ai singoli, che si battono in Sicilia per i beni comuni di produrre le necessarie osservazioni utili da inviare al Ministero dell’Ambiente senza fare scadere i termini di legge, di saper condividere la pratica di una piattaforma incentrata sulla rivendicazione della modifica della L. 14/2000 e del ripristino del Piano delle Aree, già previsto dall’ex art. 38 dello ‘Sblocca Italia’ ed opportunisticamente stralciato dal governo Renzi in sede di Legge di Stabilità del 2015 per il 2016”.

“A tale scopo – conclude il documento – come soggetti promotori firmatari invitiamo alla sottoscrizione del presente appello, al fine di poterci accordare sulla condivisione di una mozione unica, quale strumento di coinvolgimento, anche tramite delibere comunali, delle amministrazioni locali, per costringere la Ars a deliberare in materia”.

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