Nella Sicilia senza morale tra Cuffaro e Lombardo

19 maggio 2017

In tanti Paesi europei i politici vanno a casa per fatti che in Italia non vengono nemmeno presi in considerazione. Da noi la moralità è relativa. E chi si è reso protagonista di fatti gravi non lascia la politica. I ‘casi’ di Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo

Nell’età del relativismo anche il concetto di morale si è modificato. Dalla moralità assoluta, fatta di principi a priori, si è passati alla moralità relativa che orienta e guida il comportamento umano considerato in rapporto all’idea che si ha del bene e del male. Ognuno di noi diventa costruttore e giudice della sua moralità e ogni comunità si forgia la sua morale: e così può capitare e capita che un determinato comportamento giudicato immorale da una comunità venga giudicato normale da un’altra.

Per buttarla in politica, in molti Paesi i politici sono sotto il mirino di una comunità che, nella sua interezza, giudica disdicevoli alcuni comportamenti e costringe i loro autori, o con campagne di stampa o con pressioni politiche, a farsi da parte.

In determinati Paesi basta pochissimo. Una multa non pagata, la tata non messa in regola, un acquisto con la carta di credito di servizio, una foto a torso nudo, una tesi copiata.

In questi e in tanti altri casi in Svezia, Germania, Spagna, Francia, Galles vanno a casa  perfino ministri.

In Italia non è così, forse perché il nostro Paese, nella sua quasi totalità è un Paese tollerante, permissivo, dalla doppia o tripla morale? Forse perché una sua cospicua componente ragiona come ragionano certi “finti” cattolici che nel perdono ottenuto con la menzogna e l’inganno, con il silenzio e l’omissione nel confessionale si illudono di veder  la remissione effettiva dei propri peccati?

Forse perché la diffusione dei comportamenti disdicevoli (così fan tutti) attenua nel convincimento di tanti le colpe dei  singoli che si annacquerebbero nella generalizzazione dei comportamenti? Forse perché ci sono tanti che si sentono garantiti nella loro corsa alla illegalità o nel loro status di illegalità, da chi questa illegalità l’ha professata e ne costituisce un esempio vivente (per esempio assicurare a chi ha costruito  case abusive che le loro case non saranno abbattute)?

C’è  qualcuno che ha una spiegazione per la improntitudine di tanti politici italiani e siciliani, che pur essendosi resi colpevoli di veri e propri crimini, e non dei peccatucci dei politici di altre nazioni, tuttavia pontificano, arringano, organizzano alleanze? C’è qualcuno che ha una spiegazione per il comportamento delle turbe e dei seguaci che gli vanno appresso come se fossero apostoli di Dio?

Perché un pregiudicato come Totò Cuffaro, che in un Paese appena appena civile avrebbe trascorso il resto della sua vita nella vergogna e nell’oblio, nel nostro Paese e nella nostra Regione continua  spudoratamente fare politica, esercitando la sua influenza, dettando le linee senza che nessun serio e onesto giornalista lo riduca al silenzio?

Perché un condannato a più anni di carcere come Raffaele Lombardo, solo perché non ha avuto (in primo grado, ma non sappiamo nei futuri gradi di giudizio), l’aggravante della mafiosità del suo comportamento illegale può impunemente organizzare raduni di combattenti e reduci del suo ormai lacero reggimento di finti autonomisti e mettere  a disposizione del migliore offerente i voti dei suoi?

Perché abbiamo consentito a questi corruttori della nostra coscienza civile di diventare i nostri padroni?

 

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