I petrolieri bombarderanno il sottosuolo dei Comuni siciliani. Paura per possibili terremoti

14 maggio 2017

Lo ha scoperto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao. E’ ormai noto a tutti che gli esplosivi, fatti brillare nel sottosuolo – quindi compresi quelli utilizzati per cercare petrolio – possono provocare terremoti. Ma questo è l’ultimo problema dell’ENI e del PD di Renzi e Crocetta che hanno voluto e autorizzato questo scempio ambientale. Ecco uno dei ‘frutti avvelenati’ della mancata vittoria del referendum che avrebbe dovuto fermare le trivelle. L’elenco dei Comuni siciliani a rischio

Cosa stanno lasciando ai Siciliani il PD e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dopo aver fatto svuotare le ‘casse’ della Regione siciliana dal Governo nazionale? Bombe. Sì, avete letto bene: bombe che esploderanno sotto il sedere degli abitanti di un bel nutrito gruppo di Comuni della nostra Isola. Ricordate il referendum sulle trivelle? Il referendum perso per mancanza di quorum. Ebbene, ecco le conseguenze: l’ENI sta portando avanti un progetto di prospezione geofisica, conosciuto come “2D”, per la ricerca di idrocarburi nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna e Ragusa con l’utilizzo di cariche esplosive da 10 kg. Bombe da far esplodere in fori profondi fino a 30 metri per centinaia di chilometri quadrati. Con il rischio di provocare terremoti!

La storia è stata scoperta e denunciata dall’unico europarlamentare eletto in Sicilia che fa gli interessi della Sicilia e dei Siciliani. Parliamo di Ignazio Corrao, unico tra gli europarlamentari (eletto nelle fine del Movimento 5 Stelle) che sta provando a difendere l’olio d’oliva extra vergine della Sicilia, il grano duro siciliano e le arance della nostra Isola. E’ Corrao che, con l’ausilio del gruppo di collaboratori che ha messo su, ha passato a setaccio le AIA, sigla che sta per Autorizzazioni Integrate Ambientali.

“Il progetto – si legge in un comunicato diffuso dai grillini – apparso sul sito del Ministero dell’Ambiente poche ore fa, ha mobilitato immediatamente il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle in Assemblea regionale siciliana che domani, lunedì 15 maggio, depositerà in Commissione Ambiente una richiesta di audizione urgente per convocare i vertici ENI ed il Governo Regionale”.

“Quanto scoperto è un fatto gravissimo ed inquietante – spiegano i deputati M5S all’Ars – sia perché la Regione siciliana pare abbia avallato tale scempio senza dir nulla, sia perché tali ricerche potrebbero produrre terremoti in un territorio che rimpiange lo sviluppo agricolo, turistico e culturale negato dagli affaristi e dai sindacalisti del petrolio”.

Insomma, la prima notizia è che i vari Crocetta, Raciti, Cracolici, Marziano, la CGIL di Catania che è direttamente presente nella politica siciliana con propri rappresentanti all’Ars e via continuando non ci hanno detto nulla. Tutti zitti. Ma sono stati lo stesso ‘sgamati.

“Stando al progetto – leggiamo sempre nel comunicato dei grillini dell’Ars – i Comuni che dovrebbero ospitare le esplosioni sotterranee sono quelli di Gela, Mineo, Ramacca, San Michele di Ganzaria, Mazzarino, Aidone, Mirabella Imbaccari, Piazza Armerina, Caltagirone, Grammichele, Niscemi, San Cono. Uno scempio in piena regola firmato ENI-Crocetta – sottolineano i deputati – considerando che peraltro il territorio del Calatino Sud Simeto è già in parte dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Siamo molto preoccupati, perché non vorremmo che il presidente Crocetta, da ex dipendente ENI e da persona che si è schierata contro il referendum sulle trivellazioni lo scorso anno, prediliga le fonti fossili a quelle rinnovabili”.

Qui si segnala quello che abbiamo scritto all’inizio di questo articolo: i Siciliani, adesso, cominciano a raccogliere i ‘frutti avvelenati’ del referendum sulle trivelle. Giustamente, i grillini ricordano che il ‘rivoluzionario’ Crocetta, invece di schierarsi in difesa della Sicilia, ha preferito schierarsi con chi – PD renziano in testa – boicottava il referendum per non far raggiungere il quorum.

La stragrande maggioranza di coloro i quali sono andati a votare ha detto “No” ai petrolieri e alle trivelle. Ma i petrolieri e le trivelle hanno vinto lo stesso, perché, come già ricordato, il referendum non ha raggiunto il quorum.

Ora i petrolieri – ENI in testa – presentano il conto e si preparano a bombardare il sottosuolo e si preparano ad bombardare il sottosuolo di un nutrito gruppo di Comuni della Sicilia sud orientale. E pazienza se i terremoti potrebbero provocare in Sicilia quello che è successo in centro Italia, dove migliaia di persone hanno perso la casa e sono ancora in mezzo alla strada, tra baracche e container.

“Non permetteremo che la Sicilia venga trattata ancora come una terra da depredare e distruggere in nome del Dio denaro – concludono i parlamentari grillini dell’Ars – ignorando la sua naturale vocazione agricola, culturale e turistica e, peggio ancora, calpestando la salute e la vita dei suoi abitanti”.

Dall’ufficio di Corrao parte invece l’invito a documentarsi e fare le osservazioni da parte dei Comuni interessati sindaci e società civile.

Già, l’invito ai sindaci siciliani a difendere la società civile? Supponiamo che l’invito non sarà rivolto ai sindaci di centrosinistra dei Comuni siciliani. Sono i sindaci dei Comuni che controllano l’ANCI Sicilia, l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani. Quell’ANCI Sicilia – presieduta dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – che non ha mosso un dito durante le settimane precedenti il referendum per fermare le trivelle.

Foto tratta da greenreport.it

P.S.

Dunque l’ENI va alla ricerca del petrolio siciliano con le bombe. Non solo un Ente nazionale che ha trattato sempre la Sicilia come una ‘colonia’ si deve prendere il nostro petrolio, ma lo deve cercare pure con le bombe, mettendo a rischio gli equilibri ambientali della nostra Isola. Con i soliti ‘ascari’ siciliani ‘inginocchiati’ al cospetto dell’ENI. 

Tutto questo perché il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum. 

Non possiamo non ricordare che il comportamento dell’ANCI Sicilia, nelle settimane precedenti il referendum sulle trivelle, è stato incredibile. Non una manifestazione, non un appello per invitare i cittadini a votare. Un’ANCI piegata ai voleri di Renzi e del suo PD.

Il vice presidente dell’ANCI, Paolo Amenta (che è sindaco di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa), e qualche altro sindaco hanno rilasciato qualche dichiarazione ufficiale. Ma nessuno ha partecipato alla manifestazione del 30 marzo 2016.

Per dirla in breve, in occasione del referendum sulle trivelle, l’interesse del più grande partito politico nazionale – il PD – era quello di far vincere i petrolieri. E l’ANCI siciliana si è adeguata ai voleri romani.  

Per questo è più che mai necessario che i cittadini siciliani, alle elezioni comunali di giugno, mandino a casa tutti i sindaci collegati ai partiti nazionali. E necessario, a partire dalle elezioni comunali dell’11 giugno, non votare più candidati collegati a partiti nazionali, a partire dal PD che, ricordiamolo, è sempre nelle salde mani di Renzi.

Due parole sull’ENI, infine. Che ha sempre considerato e continua a considerare la Sicilia un limone da ‘spremere’: prendere tanto per dare poco o nulla. O meglio, per lasciare in Sicilia inquinamento e problemi sociali.    

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