C’era una volta il PD di Palermo, partito già ‘imploso’, con Cracolici e Lupo che fanno la guardia al bidone…

11 maggio 2017

Nessuno lo dice per non farglielo pesare. Ma è sotto gli occhi di tutti che Ferrandelli si è portato dietro oltre venti soggetti legati al PD. Un altro bel po’ di esponenti del PD se li è presi Leoluca Orlando nelle sua liste. Morale: al Partito Democratico di Palermo è rimasto ben poco. Ma tutto tace…

L’assessore regionale Antonello Cracolici è arrivato alla frutta. In missione al Macfrut di Rimini, l’esponente del PD parla di Igp di Mazzarrone, Arancia rossa Igp, “passando per i prodotti biologici, freschi e trasformati, come pomodoro, albicocche, fragole, fico d’India, carote, pesche e tanto altro”, si legge in un frizzante comunicato. Dove si parla di frutta fresca. Forse l’assessore vuole esorcizzare la frutta marcia che – metaforicamente – si potrebbe abbattere sul suo partito, prima a Palermo e poi nel resto della Sicilia?

Alle elezioni comunali di Palermo il simbolo del Partito Democratico non c’è. Così ha deciso sua eccellenza Leoluca Orlando, che dalla fine degli anni ’80 del secolo passato è colui il quale detta e impone alla sinistra post comunista del capoluogo siciliano linea politica e scelte strategiche.

Il problema è che nessuno dice che il PD, a Palermo, oltre ad aver perso il simbolo, rischia di perdere anche tutto il resto. Si sprecano, da parte degli esponenti di questo partito, gli attacchi al candidato sindaco, Fabrizio Ferrandelli, ‘reo’ di aver fatto parte del PD per cinque anni – prima da candidato sindaco (cinque anni fa), poi da deputato regionale – per poi diventare il candidato sindaco di uno schieramento che ingloba mezzo centrodestra.

Il particolare del quale pochi parlano è che Ferrandelli, nella sua avventura di candidato sindaco che ammicca al centrodestra, si è portato dietro une ventina e forse più di soggetti che hanno sempre militato nel PD. Argomento sfiorato un paio di mesi fa dai vertici del Partito Democratico di Palermo e poi sepolto dal silenzio. Ed è anche logico: magari i vertici di questo partito sperano che, smaltita la sbornia elettorale, gli oltre 20 soggetti che oggi fanno compagnia a Ferrandelli tornino nell’ovile…

Fine della storia? Niente affatto. Un altro argomento tenuto ‘basso’ è la presenza di un’altra caterva di soggetti – tutti riconducibili sempre al PD di Palermo – nelle tante liste messe su da Leoluca Orlando in suo sostegno.

Orlando ha sempre detto che lui non voleva simboli dei partiti perché vuole dare un segnale di cambiamento. La cosa strana è che ‘sto cambiamento è consistito nel riempire le liste in suo sostegno di personale del PD.

Di fatto, i voti che le liste di Orlando, a Palermo, non hanno mai avuto, in questo passaggio elettorale il sindaco uscente sta provando ad aumentarli con il personale del PD.

Non sfugge agli osservatori – ma è soltanto un esempio – che Giovanni Apprendi, figlio del parlamentare regionale del PD, Pino Apprendi, figura storica della sinistra post comunista di Palermo e candidato a sindaco di Piana degli Albanesi, si ritrovi candidato in una lista di Orlando, non certo del PD…

In più – ciliegina sulla torta – c’è l’incognita Davide Faraone, sottosegretario del PD – che si ritrova con la sua ex moglie, Rosy Pennino, candidata assessore con Ferrandelli… Con i maligni che sussurrano che il vero candidato renziano al Comune di Palermo sarebbe Ferrandelli…

Riassumendo: personale nel PD di Palermo si trova nelle liste di Ferrandelli; personale del PD di Palermo si trova nelle liste di Orlando. Ma del PD del capoluogo dell’Isola cosa rimane?

Rimangono, per l’appunto, Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo, entrambi parlamentari regionali ed entrambi – con rispetto parlando – rimasti a fare la guardia al bidone.

Ma non è che il PD di Palermo è già ‘imploso’ e nessuno se n’è accorto?

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