“Ricominciamo dalla scuola”: il programma di Franco Busalacchi (cap.9)

7 maggio 2017

“Non scandalizzerò nessuno se affermo che l’istruzione viene PRIMA delle nuove strade, dei nuovi ponti, dei porti e delle stazioni e soprattutto viene AL POSTO delle carceri”…

Procediamo con la pubblicazione del programma di governo del candidato alla Presidenza della Regione, Franco Busalacchi (qui il suo curriculum, in calce all’articolo i precedenti capitoli).

L’istruzione

di Franco Busalacchi

Robert Schumann, padre fondatore dell’Europa, soleva dire:”Se potessi ricominciare, ricomincerei dalla scuola”.

E noi è da lì che ricominceremo: dalla scuola, dall’insegnamento di ogni ordine grado, dalle istituzioni scolastiche e dai suoi attori, insegnanti, professori, studenti e scolari. E dai luoghi deputati all’insegnamento.

La serietà di un impegno politico si misura dal progetto sull’istruzione. Chi vuole veramente cambiare le cose deve partire dall’istruzione. In essa deve profondere prioritariamente tutto il suo impegno e dedicarvi le risorse necessarie. I veri, i seri governanti devono avere come pensiero e cura dominante l’istruzione e la scuola, perché solo le future generazioni possono cambiare in meglio il mondo e poiché la sede naturale di crescita delle nuove generazioni è la scuola, essa per questo merita il massimo riguardo.

Lavorare per migliorare il sistema complessivo dell’istruzione è difficile: è un gesto di grande altruismo e di lungimiranza. Significa disporre per il futuro, un futuro non prossimo, persino per un futuro in cui non ci saremo; significa vivere con l’attitudine mentale che avevano i nostri padri quando piantavano un ulivo, ben sapendo che raramente sarebbero stati essi stessi i beneficiari dei suoi frutti. E’ alle successive generazioni che pensavamo, ad esse si rivolgevano. E così, quando ammiriamo un albero secolare di ulivo, questo messaggio di generosità che ci viene dal passato, dobbiamo nel nostro pensiero ringraziare quelli lo hanno posto in coltura per noi, le future generazioni.

E’ impossibile che una cattiva politica, che vive, pensa e agisce per l’ hic et nunc, per il friggi e mangia, che cerca un riscontro immediato per ogni sua azione possa pensare cosi in grande.

Non scandalizzerò nessuno se affermo che l’istruzione viene PRIMA delle nuove strade, dei nuovi ponti, dei porti e delle stazioni e soprattutto viene AL POSTO delle carceri. Più risorse uno stato assennato dedica all’istruzione, meno risorse dovrà dedicare alle carceri. Bisogna costruire scuole: costruiremo meno carceri. Ho sempre negli occhi la visione infernale del Cardinale di Palermo, del Ministro dell’interno, del direttore e di illustri ospiti che festeggiano l’inaugurazione del carcere di Pagliarelli!

Se avremo posto il sistema insegnamento – apprendimento in condizione di formare prima di tutto cittadini liberi e consapevoli e poi professionisti seri e tecnici all’altezza, avremo ponti e strade e saremo ripagati ad usura.

In quel sistema impegnerò tutte le risorse necessarie. La scuola, nel senso più ampio e comprensivo del termine, sarà il mio primo impegno morale ed economico.

Perché ho chiara la consapevolezza che dall’istruzione,dalla scuola, passa il futuro, il nostro futuro; perché so bene che la scuola è l’istituzione che più di ogni altra parla di futuro e che parla al futuro. E’ il terreno dove si combattono e si vincono le sfide che il futuro ci lancia.

La scuola è la precondizione di ogni ordinato assetto sociale e civile. E dobbiamo lavorare tutti per l’armoniosa fusione di ogni sua componente e la valorizzazione del ruolo di ciascuno dei suoi attori.

Dall’istruzione dobbiamo ottenere massimamente due risultati,quelli che ne costituiscono l’intima, ineliminabile, ragion d’essere: la trasmissione della conoscenza e la formazione umana; ci aspettiamo dunque come suoi risultati conoscenza e civiltà.

Nell’ambito delle competenze istituzionali e nel confronto continuo col mondo della scuola dovrà essere identificato un processo di costruzione della persona che non solo sappia leggere, scrivere, e far di conto, ma che sappia anche convivere con gli altri, che sappia dialogare, che abbia assimilato il valore e importanza dello stare insieme, i concetti di bene pubblico e della sua utilità, dell’onestà e dell’impegno umano e civile. E per questo saranno identificati mezzi, strumenti e azioni.

Intervenire sulla scuola, nella scuola e per la scuola significa intervenire sul seme appena sbocciato. Quando tutto è più facile, tutto appare possibile e tutto si presenta vero. Non per nulla I Gesuiti chiedevano che gli scolari venissero loro affidati fino all’età dei dieci anni, convinti che il restante tempo per l’apprendimento non avesse la stessa importanza. Sapevano bene che quelli sono anni cruciali, gli anni della formazione, quelli che danno un impronta definitiva alla vita. Sono anche gli anni della sollecitudine comune sullo stesso soggetto, della scuola e della famiglia, sono gli anni, purtroppo gli unici, in cui si può e deve realizzare una forte simbiosi tra scuola e famiglia, un processo di interazione costante e fruttuoso, un vicendevole scambio che abbia al centro loro, le piccole, nuove generazioni.

Non per nulla i nostri padri fondatori vollero e ottennero che la Regione avesse la competenza esclusiva in materia di istruzione elementare. Non per nulla lo Stato italiano, traditore e sleale in più di settant’anni si è guardato bene dal trasferire alla Regione l’effettivo esercizio di quella competenza. Che significa, oltre che gestione della scuola e dell’insegnamento, anche impostazione dei programmi e scelta del libri di testo. E così la nostra storia, come affermava Toro Seduto per quella degli Indiani d’America, l’hanno scritta i nostri nemici. Ed è per questo che oggi, dopo tanti anni di ricerca e di ricostruzione della verità storica gli alunni delle scuole elementari siciliane crescono per sempre convinti che Garibaldi è venuto a liberarci!!

Il volto delle istituzioni, disse una volta un grande ispettore scolastico che operò a lungo in Sicilia, si deve identificare anche con il volto fisico delle istituzioni. E’ il volto rassicurante della legalità, dell’ordine. Chi ci vive deve sentirsi al sicuro, amato e protetto.

Gli istituti scolastici dovranno essere tali per loro esclusiva destinazione.

Dovranno perciò scomparire aule in affitto, case riattate a scuole, buie e fredde. Non dobbiamo più vedere colonne di ragazzini costretti a spostarsi da un punto all’altro della città per raggiungere una palestra, quasi sempre privata, o per svolgere attività pratiche e tecniche. Subito sarà fatto un censimento e sarà messo a disposizione della scuola ogni edificio pubblico che abbia i requisiti necessari.

L’edilizia scolastica di ogni ordine e grado sarà primario obbiettivo, la costruzione di nuovi edifici, la manutenzione, la messa in sicurezza e l’eliminazione delle barriere architettoniche su quelli già costruiti sarà un dovere prima che un impegno.

La sicurezza degli istituti sarà garantita con sistemi passivi di controllo e, ove necessario, con continua sorveglianza. Non ci dovrà essere tolleranza per gli atti di vandalismo interni ed esterni, né dovrà accadere più che la scuola venga messa sotto attacco, razziata, depredata, da chi è reso suo malgrado nemico dell’istruzione e della società.

Accanto all’edilizia scolastica forte sarà l’impegno del governo per assicurare agli studenti fuori sede alloggi dedicati, sui modelli operanti nei paesi europei.

Sarà agevolata la costruzione di un sistema di tempo prolungato che omologhi la nostra scuola a quella dei paesi più avanzati e riduca al minimo il sovraccarico dello studio a scuola chiusa.

E’ la scuola l’unico posto dove si deve apprendere. Il tempo libero è un bene prezioso, specie per i giovani.

Saranno assicurate adeguate assegnazioni per le spese di funzionamento di ciascun istituto scolastico.

Gli organi collegiali e di direzione ed indirizzo con il coinvolgimento attivo e consapevole delle famiglie, dovranno essere attivi, operativi, impegnati al massimo e il ruolo degli studenti all’interno di essi dovrà essere rivalutato e assicurato.

L’obbligo scolastico sarà un obbligo per noi prima che per le famiglie e i giovani. Chi può dire oggi se l’amico che gli è mancato nella vita adulta, l’anima gemella che non ha incontrato, il medico che lo poteva guarire,il samaritano che poteva aiutarlo, non si sia perso per sempre, tanto tempo fa, una mattina, quando non l’ha visto seduto accanto al lui nel suo banco di scuola? Ogni assenza è un pezzo del nostro futuro che si perde. E non ce lo possiamo permettere.

Chi non vorrà proseguire negli studi e preferirà il mondo del lavoro non dovrà avere alibi nella cattiva scuola. E’ nostro dovere rendere libera la sua scelta, libera soprattutto da condizionamenti economici. Cesserà la lacerante contraddizione dell’obbligo scolastico non assistito dalla gratuità dei libri di testo. Un stato che impone l’obbligo di studiare e impone nello stesso tempo l’obbligo di comprare i libri di scuola, appesantendo in modo ingiusto e iniquo le famiglie, è uno stato di Pulcinella.

Non significa nulla affermare che siamo tutti uguali, se a tutti non vengono concesse le medesime opportunità.

In una parola, farò esattamente l’opposto di quanto fa oggi la Regione per l’istruzione.

Visitate, se potete, il bilancio della Regione, alla rubrica Istruzione. Le somme destinate agli interventi nelle scuole di ogni ordine e grado per edilizia scolastica, mobili, impianti e attrezzature! sommano a euro O (Zero!).

Come si può dire più chiaramente di così che alla attuale politica della scuola non gliene importa nulla?!

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