1 Maggio a Lentini: un corteo per la libertà dei territori contro l’arroganza dei poteri centrali

1 maggio 2017

Non ci sono più destra e sinistra, contadini e agrari, fascisti e comunisti. Oggi la lotta è tra territori e logica del business, cittadini contro la dittatura del capitalismo finanziario. La protesta contro il no alla discarica di Lentini diventa il simbolo della lotta dei territori che difendono la loro libertà e la loro vocazione ad un sviluppo sostenibile e democratico contro “le nuove mappe del profitto”

Mentre i sindacalisti svolgono i loro rituali a Portella della Ginestra, a Lentini, nel Siracusano, si celebra il “Primo Maggio dei Territori”, una manifestazione per dire No al progetto della mega discarica, ma non solo. Sono previsti un corteo, un dibattito e nel pomeriggio, musica con Alfio Antico, Carlo Muratori, Psl lab, Cesare Basile, Rossella Aliano, I figli dell’officina, Monforte e LTG.

“Il progetto del Governo prevede sei nuove autorizzazioni all’apertura di discariche in Sicilia: tre a gestione pubblica e tre a gestione privata, tra cui quella rilasciata alla Pastorino srl per la discarica di contrada Armicci, a Lentini. Un milione 382 mila tonnellate di rifiuti da scaricare ad Armicci, pari a circa 60 mila tonnellate l’anno per 22 anni”.

“Non importa – dicono i manifestanti – che ci si trovi in una zona già interessata da inquinamento con una vecchia discarica comunale chiusa non ancora bonificata e altamente inquinante; in prossimità di una delle più grandi discariche di Sicilia, quelle di Grotte S.Giorgio-Bonvicino; che ci si trovi a due passi dal Lago Biviere, o che ci si trovi in presenza di una vasta zona archeologica e tra giardini di aranci in piena produzione; non importa che Lentini risulti tra le zone a più alto tasso di leucemie infantili”.

“Questa nuova discarica – hanno denunciato i giovani che fanno parte dei gruppi Agesci Carlentini 1 e Francofonte 1, dell’Avis Carlentini, dell’Azione Cattolica di Carlentini e Francofonte, e dell’associazione culturale Quota 190 – è una minaccia per la salute di tutti noi cittadini e non farebbe altro che aggravare la già drammatica situazione ambientale in cui versa il nostro territorio incastrato tra il polo petrolchimico industriale di Melilli-Augusta, la discarica di Grotte San Giorgio una delle più grande della Sicilia e il probabile inceneritore di Motta S. Anastasia. Queste autorizzazioni, già peraltro rilasciate da funzionari arrestati e sotto indagini, potrebbero produrre danno ambientale, rischi per la salute e devastazione di un territorio già martoriato e che vanta il triste primato nazionale di un malato di tumore ogni 37 abitanti (dato allarmante emerso da una prima indagine effettuata dall’Osservatorio permanente sulla tutela della salute e del territorio)”.

All’appello che è partito da Lentini hanno risposto tantissimi comitati civici, associazioni studentesche, movimenti indipendentisti, ambientalisti e No Muos. Pullman sono partiti da Palermo, Catania, grazie alla collaborazione dei centri sociali di queste città. Presenti anche le comunità di Carlentini, Melilli, Motta Sant’Anastasia, i movimenti in difesa del territorio della Valle del Mela, il movimento Rifiuti Zero di Augusta.

La protesta, come accennato, va al di là della discarica: è la protesta dei territori contro le decisioni imposte dall’alto. E’ una protesta democratica contro la logica del capitale che mortifica i diritti dei cittadini e che inquina l’ambiente in cui vivono:

“Dobbiamo riconquistare i nostri territori. Riconquistarli alla loro storia, alla loro cultura, al loro significato. La nostra terra è la nostra casa, la nostra terra è la storia del lavoro, e il capitale è una truppa di occupazione. – dice l’associazione Antudo- È dai territori che dobbiamo ricostruire la comunità del lavoro. Dai nostri luoghi. Perché ovunque il capitale ha messo a profitto i nostri luoghi, è qui che ora si accumula la ricchezza, che ora si manifesta il potere. La comunità del lavoro è ora qui, nei nostri luoghi – in chi il lavoro ce l’ha e chi in non ce l’ha, in chi è costretto a emigrare e chi rimane per resistere, nei giovani che cercano un’occupazione e negli adulti che perdono un’occupazione, in chi lotta per difendere il proprio territorio dagli scempi e dalla speculazione, in chi non sa come arrivare alla fine del mese, in chi non sa come associarsi, in chi sperimenta tentativi di organizzarsi. Il lavoro, il territorio è dove c’è una comunità di uomini e donne che lotta”.

Nella pagina Facebook degli organizzatori il concetto è ancora più chiaro:

“Perché un primo maggio dei territori? Perché i territori sono sotto attacco, nei loro beni, nei loro bisogni, nelle loro emergenze, un attacco lampante, sfrontato e protetto dai poteri centrali. Qui a Lentini siamo alle prese con il cartello delle discariche che vuole fare del nostro territorio un grosso polo del business dei rifiuti. Qui, dove si muore di leucemia più che altrove, dove già si trovano altre due discariche, una chiusa perché satura ed inquinante e una aperta (Bonvicino-Grotte S.Giorgio) in cui confluiscono i rifiuti di mezza Sicilia. Nel medesimo modo sono attaccati i territori di Terrasini, di Melilli, di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, di Aci S. Antonio, di Val del Mela, di Catania, di Palermo e ormai di tutta la Sicilia. Si tratta di un attacco che mira a rastrellare le già residue risorse destinate alla riproduzione sociale, che punta a far profitto a partire delle situazioni di “emergenza” costruite dalle inadempienze e dalle connivenze delle istituzioni centrali. Si tratta di un attacco generalizzato, che si estende dalla Val di Susa al Salento, dalla Sardegna alla Sicilia. I poteri centrali fanno applicare ai loro prolungamenti istituzionali quello che i quesiti referendari avevano bocciato: l’azione d’imperio, la “clausola di supremazia”. Le comunità territoriali vengono così scavalcate, i territori ridisegnati dalle nuove mappe del profitto e le istituzioni preposte alla tutela dell’ambiente e dei beni paesaggistici o quelle preposte alla salute degli abitanti si genuflettono ossequiose. A trarre profitti da questo disastro sono le società private dei rifiuti, le imprese multinazionali dell’agro-alimentare e dell’energia, gli speculatori di ogni risma ed a soffrirne le conseguenze sono i nostri territori e a nulla valgono le decisioni, le istanze e i bisogni delle comunità.
Il nostro NO alle discariche è anche un NO all’arroganza dei poteri centrali che attaccano l’autonomia decisionale dei territori, un NO alla dipendenza dalle logiche del “profitto avanti ogni cosa”. Occorre lottare contro queste logiche, presidiare i territori e riaffermare il seguente principio: sono gli abitanti che debbono potere partecipare direttamente alle decisioni che riguardano l’economia della e per la comunità; alle decisioni che riguardano i modi e i versi del territorio urbano ed extraurbano; al riconoscimento del proprio patrimonio culturale, storico, ambientale”.

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