L’assalto al Fondo pensioni dei regionali che stride con il possibile accordo tra PD e Forza Italia in Sicilia

28 aprile 2017

Mentre il commissario di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei, cerca a Sala d’Ercole i deputati ascari disponibili a ‘svuotare’ il Fondo pensioni dei dipendenti regionali (gli ultimi 800 milioni di Euro dei Siciliani da portare a Roma prima della fine della legislatura), Nello Musumeci, sempre più candidato alla presidenza della Regione, coglie la palla al balzo e presenta il programma alternativo a Crocetta e ai grillini. Una mossa che mette con le spalle al muro Forza Italia e Cantiere Popolare… Prepariamoci alle elezioni per la presidenza della Regione con sei-sette candidati

Oggi l’Assemblea regionale siciliana torna a riunirsi per cercare di approvare la Finanziaria 2017. Ieri sera i lavori d’Aula si sono bloccati perché la maggioranza dei parlamentari (e tra questi ci sono anche deputati della maggioranza di centrosinistra) si è rifiutata di votare l’articolo 13, che punta a ‘svuotare’ il Fondo pensioni della Regione siciliana. Una manovra di marca renziana, che dovrebbe azzerare il Fondo pensioni dei dipendenti regionali, che in cambio di circa 800 milioni di Euro si ritroverebbero immobili che, nella maggioranza dei casi, nessuno acquisterebbe. Una fregatura (qui trovate i dettagli di questa ‘operazione intelligente’).

Non è un caso, insomma, se questa ‘pensata’ sul Fondo pensioni sia il frutto della mente dell’assessore-commissario, Alessandro Baccei, spedito da Renzi in Sicilia per finire di massacrare l’Autonomia siciliana: lavoro che Baccei sta svolgendo ‘egregiamente’, con l’insostituibile appoggio degli ascari presenti nel Governo regionale e nella maggioranza di centrosinistra (sarà nostra cura illustrare ai Siciliani chi sono questi ascari prima delle elezioni di novembre…).

Ieri sera, però, a Sala d’Ercole, oltre al no dell’opposizione, c’è stata anche la rivolta di una parte dei deputati della maggioranza, che si sono rifiutati di approvare una norma vergognosa. E non c’è da stupirsi se ad avallare l’ennesimo scippo in danno della Sicilia sia anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che alle primarie del PD si è schierato con la ‘sinistra’ di Michele Emiliano: non dobbiamo dimenticare che Crocetta ha firmato due ‘Patti scellerati’ con Renzi: due accordi che hanno ‘incaprettato’ la Regione siciliana, facendo perdere alla nostra Isola un sacco di risorse finanziarie.

Insomma, non c’è da stupirsi se Crocetta – che all’interno del PD sta con Emiliano – sia lo sponsor di un’operazione in danno dei pensionati della Regione ‘pilotata’ dai renziani del PD e dal suo già citato ‘commissario’ del Bilancio regionale, Baccei.

Va subito chiarito che l’Ars non ha a disposizione solo due giorni di tempo per approvare la manovra economica e finanziaria 2017, perché il 30 aprile scade l’esercizio provvisorio. Nella storia del Parlamento siciliano si contano tanti casi di approvazione della manovra di Bilancio nella prima decade di maggio e anche – in alcuni casi – nella seconda decade di maggio.

I deputati non debbono avere alcuna fretta ad approvare la manovra finanziaria, perché non c’è alcuna norma che vieta di andare oltre 30 aprile. C’è, è vero, la persistente violazione dello Statuto in caso di mancata approvazione della manovra: ma questo problema si comincerebbe a porre se l’Aula si rifiutasse reiteratamente di approvare la Finanziaria. Ma questa è un’eventualità che non dipende da Crocetta e da Baccei.

L’Aula, infatti, se il Governo dovesse insistere nel presentare un testo irricevibile per la maggioranza dei deputati, può mettere ai voti un testo non condiviso dal Governo e approvarlo. Punto. Il problema, a questo punto, sarebbe politico, non regolamentare.

Alla luce di tutto quello che sta succedendo in Aula, viene da chiedersi: se Baccei e gli ascari che lo appoggiano riproveranno, a partire da oggi, a ‘saccheggiare’ gli 800 milioni del Fondo pensioni (se ci riusciranno i nostri lettori conosceranno i nomi dei deputati ascari che approveranno questo provvedimento), quali sono le reali condizioni delle finanze regionali? Che cosa troverà – alla presidenza della Regione e in tutti i dipartimenti regionali – il nuovo Governo che si insedierà il prossimo novembre?

E’ questa la vera domanda alla quale bisogna iniziare, sin da ora, a rispondere. Una prima risposta potrebbe essere legata a una circolare firmata in queste ore dall’assessore regionale ai Beni culturali, Carlo Vermiglio. Cosa prevede l’atto firmato dall’assessore? Che per sponsorizzazioni inferiori a 40 mila Euro non ci sarà bisogno di evidenza pubblica. La Regione si preoccuperà solo di verificare la compatibilità dell’intervento.

Che significa questo? Che la Regione non ha più le risorse finanziarie per occuparsi dei beni culturali. E che al posto della mano pubblica interverranno i privati. Un fatto positivo, a patto di controllare l’evoluzione di questa ‘filosofia’. Già ha fatto discutere l’utilizzazione – in alcuni casi impropria – di beni culturali della nostra Isola da parte di privati. Il timore è che, cedi oggi e cedi domani, si possa arrivare alla cessione – per un certo numero di anni – dei beni culturali a soggetti privati. Esperienza che la Regione ha già provato, con esiti tutt’altro che positivi per le ‘casse’ regionali.

La giornata di oggi sarà segnata non soltanto dalla ripresa dei lavori d’Aula, ma anche da altri fatti. Per esempio, la conferenza stampa del candidato alla presidenza della Regione siciliana, Nello Musumeci, che ieri ha diramato il seguente comunicato:

“Domani venerdì (oggi per chi legge ndr), alle ore 11,00, nella Sala Stampa dell’Ars, nel Palazzo dei Normanni, sarà presentato ed illustrato il Documento unitario per la coalizione elettorale regionale alternativa al PD di Crocetta ed ai Grillini. Interverranno i rappresentanti dei Movimenti politici ed i parlamentari che hanno partecipato alla sottoscrizione pubblica per le Primarie di coalizione”.

Il messaggio politico di Musumeci è preciso: al di là dei temporeggiamenti di Berlusconi, di Gianfranco Miccichè e, in generale, di quella parte del centrodestra che va ancora alla ricerca di un candidato comune di quest’area politica, Musumeci sta dicendo che lui è già candidato. Ed ha anche pronto un programma che è alternativo a Crocetta – che ha sempre ribadito che si ricandiderà – e al Movimento 5 Stelle.

Della serie: se lo vorranno, Forza Italia, Cantiere Popolare e via continuando con il centrodestra, potranno accodarsi a Musumeci. Altrimenti, come si dice dalle nostre parti, buona notte ai suonatori: ognuno andrà per i fatti propri.

Immediata, e per certi verso scontata, la presa di posizione del Movimento per l’Autonomia espressa dal suo capogruppo Roberto Di Mauro:

“Leggo sulla stampa odierna della presunta sottoscrizione da parte del Movimento per l’Autonomia  di un documento programmatico-elettorale per l’individuazione di candidati alle prossime regionali. Il Movimento per l’Autonomia non ha partecipato alla scelta di alcun candidato di alcuno schieramento, né al dibattito su come i candidati dovessero essere scelti. Il MpA non sarà presente alle prossime elezioni con una propria lista e nessun rappresentante del Movimento sarà domani al lancio della candidatura di Nello Musumeci, persona che pure stimiamo per coerenza, impegno ed onestà. Il Movimento ha in programma un proprio incontro regionale il 14 maggio e in quella sede discuteremo delle prospettive politiche e istituzionali dell’autonomia, di federalismo e di indipendenza, nonché del contributo che potremo dare per dar vita ad una coalizione che possa risultare vincente ed operare nell’interesse della Sicilia”.

In effetti, l’alleanza tra il Movimento per l’Autonomia – fondato lo ricordiamo dall’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo – e Musumeci era ed è innaturale. Ricordiamo che Lombardo è stato uno dei ‘congiurati’ che, nel 2012 – insieme con Gianfranco Miccichè, con Giuseppe ‘Pino’ Firrarello, con Giuseppe Castiglione – ha ‘pugnalato’ Musumeci, che era il candidato ufficiale del centrodestra alla presidenza della Regione.

La candidatura dello stesso Gianfranco Miccichè alla guida della Sicilia nel 2012 – che è stata un non senso elettorale – era, in realtà, carica di significati politici: è stato, infatti, il 15% dei voti circa presi da Miccichè a determinare l’elezione di Crocetta. Il tutto con la ‘benedizione’ di Berlusconi, che cinque anni fa sembrava accerchiato dalle vicende giudiziarie e che, invece, è ancora in giro.

Per dirla tutta, cinque anni fa, con molta probabilità, la Sicilia è stata utilizzata come merce di scambio per ‘operazioni’ politiche che nulla avevano a che vedere con gli interessi della Sicilia: e la prova di ciò è nel Governo Crocetta che, in cinque anni, ha solo penalizzato la Sicilia e i Siciliani.

Di più: non è un caso che Musumeci abbia scelto di mettere alle strette in queste ore coloro i quali, cinque anni fa, lo hanno ‘impiombato’, cioè Forza Italia, da Berlusconi a Miccichè.

E’ chiaro che la scelta di Musumeci di presentare proprio oggi il proprio programma, in contrapposizione a Crocetta e ai grillini, porta il PD e Forza Italia ad anticipare ciò che Renzi ha in testa di fare a Roma: cioè l’accordo con Berlusconi.

Solo che tale mossa, in queste ore, dovrebbe costringere i berlusconiani siciliani presenti all’Ars a votare sì allo scippo di circa 800 milioni di Euro al Fondo pensioni dei dipendenti regionali. ‘Operazione’ che, come già chiarito, è sponsorizzata dai renziani del PD. Insomma, Marco Falcone e gli altri deputati di Forza Italia dell’Ars, contraddicendo quello che fino ad oggi hanno detto, si dovrebbero sputtanare andando in soccorso di Baccei.

Come finirà? Sul passaggio d’Aula sul Fondo pensioni non facciamo previsioni: vedremo cosa succederà in Aula. Sulla candidatura alla presidenza della Regione gli scenari, per PD e Forza Italia (con il Cantiere Popolare che dovrebbe restare con i berlusconiani), potrebbero essere due.

Primo scenario: siccome i candidati certi alla guida della Sicilia sono già quattro o cinque: Franco Busalacchi (che è titolare di questo blog), Nello Musumeci, il candidato dei grillini (che dovrebbe essere Giancarlo Cancelleri, se è vero che un noto personaggio di Favara avrebbe declinato l’invito), Alfio Di Costa per Insieme si può, Crocetta (che alla fine potrebbe anche ritirarsi) e magari qualche altro nome, PD da una parte e Forza Italia e Cantiere Popolare dall’altra parte potrebbero presentare ognuno un proprio candidato.

Il PD – o meglio Renzi, che si accinge a vincere le primarie – designerebbe un proprio candidato, che a nostro modesto avviso non dovrebbe essere il sindaco di Catania, Enzo Bianco, che in queste ore, come si usa dire all’ombra dell’Etna, “si cassaria tutto”, pensando di dimettersi entro domenica prossima per candidarsi, appunto, alla presidenza della Regione (Bianco si è già dimesso una volta da sindaco di Catania per andare ad occupare una poltrona di Governo a Roma: chissà cosa penserebbero di lui i catanesi che l’hanno rieletto se si dovesse dimettere per la seconda volta…).

A nostro avviso, il candidato di Renzi, ad esempio, potrebbe essere non il presidente del Senato, Piero Grasso (che è un’invenzione di Bersani), ma la sindaca di Lampedusa, Giusy Nicolini, ‘premiata’ nei giorni scorsi e vista insieme a Renzi nei giorni del referendum costituzionale (finito in ‘tragedia’ per Renzi e i renziani).

L’ipotesi non è da sottovalutare: anche in presenza di sei-sette candidati, la legge elettorale siciliana non prevede ballottaggio: verrà eletto chi prenderà più voti. Ciò significa che si potrebbe vincere con il 20-25% dei voti.

E il candidato del centrodestra ufficiale, cioè di Forza Italia e Cantiere Popolare? Il più forte potrebbe essere quello di Salvo Pogliese. Ma è bloccato da una vicenda giudiziaria legata ai fondi del gruppo parlamentare all’Ars. Poi ci potrebbe essere Stefania Prestigiacomo (improbabile). O dell’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla (poco ‘digeribile’ per Forza Italia). O, ancora, l’europarlamentare Giovanni la Via.

Nel complesso, a parte Pogliese e Lagalla, tutti gli altri possibili candidati di questa parte politica sembrano deboli.

C’è un secondo scenario (il più probabile): PD e Forza Italia (e Cantiere Popolare) decidono di presentare un candidato comune. E siccome Renzi è un prepotente, è probabile che faccia passare il suo, magari la stessa Nicolini (dubitiamo che Berlusconi, che in Sicilia ha sempre ascoltato l’ex senatore, Pino Firrarello, riuscirebbe a imporre, ad esempio, l’europarlamentare Giovanni La Via, che peraltro sta difendendo malissimo, nel Parlamento di Strasburgo, gli agricoltori siciliani).

Ma a questo punto, con cinque-sei candidati, anche Roberto Lagalla – visto che si vincerebbe con il 20% – potrebbe comunque giocarsi la sua partita, magari spaccando ulteriormente il fronte del centrodestra.

Insomma, rischiamo di vederne delle belle…

 

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