Ars/ Finanziaria 2017: i punti più importanti. Stanno inserendo nella manovra entrate fittizie

10 aprile 2017

Come avvenuto negli ultimi tre o quattro anni, Governo e Ars stanno inserendo nella manovra economica e finanziaria 2017 soldi che non si materializzeranno. In attesa che a Sala d’Ercole inizi la ‘maratona’ parlamentare, proviamo ad esaminare i punti più importati della Finanziaria 2017 e del ‘Collegato’

Ora proveremo a illustrare e a ragionare sulla manovra economica e finanziaria 2017 che domani l’Assemblea regionale siciliana – a meno di altri ritardi – dovrebbe iniziare a discutere. Per dare ai nostri lettori la possibilità di capire qual è il livello dell’attuale Parlamento della nostra Isola pubblichiamo gli articoli di questo disegno di legge, commentandoli insieme.

Ovviamente, anche per non annoiare voi, proveremo a scegliere gli articoli più importanti. Tra questi anche i passaggi incomprensibili e di difficile ‘traduzione’: anche per rendere noto a tutti la malafede con la quale legifera l’Ars quando deve nascondere magagne, in alcuni casi vergognose.

Un esempio lo ha illustrato oggi il titolare di questo blog (come potete leggere qui). Sappiate che di questi esempi vergognosi se ne contano tanti. Frasi spesso al limite – e qualche volta anche oltre il limite – della grammatica italiana: scritte in modo così oscuro per non far capire ai cittadini cosa si approva (e spesso per non farlo capire nemmeno agli stessi deputati, che approvano a comando).

Tutto questo avviene perché c’è una presidenza dell’Assemblea regionale siciliana che lo consente: una presidenza del Parlamento che, evidentemente, anche di queste miserie vive e con queste miserie si illude di prosperare.

Per entrare nel merito, esamineremo due documenti: la Finanziaria 2017 e il cosiddetto ‘Collegato alla Finanziaria’.

All’Ars, di solito, non si ricorre al ‘Collegato’. Ma questa è l’ultima Finanziaria di una legislatura che definire disastrosa è poco. Tra l’altro, nella prossima legislatura Sala d’Ercole passerà da 90 a 70 deputati.

Tra riduzione del numero dei seggi e disastri combinati in questi quattro anni e mezzo saranno pochissimi i deputati che verranno riconfermati. mentre – non ci crederete – sono in tanti a illudersi di essere rieletti. Da qui l’enorme numero di norme clientelari che, essendo tante, non possono essere contenute in una Finanziaria. Da qui il ricorso al ‘Collegato’ alla stessa Finanziaria 2017.

Per quello che abbiamo capito, ci sono deputati che vorrebbero discutere i due provvedimento come un’unica legge: per approvarle entrambe. Poi c’è chi, invece, prima vorrebbe approvare la Finanziaria, rinviando il ‘Collegato’ a un’altra sessione legislativa.

Noi proveremo a illustrarle entrambe, anche perché si tratta di due leggi omnibus che rientrano nella medesima ‘filosofia’: clientele, clientele e clientele.

Ulteriore precisazione: domani sapremo come si orienterà la presidenza dell’Ars sui due provvedimenti, e conosceremo anche quali parti verranno stralciate, cioè messe da parte.

Cominciamo con la Finanziaria 2017.

Già abbiamo raccontato che cosa, con l’attuala manovra, la politica siciliana farà poco o nulla per i Comuni e per le ex Province (come potete leggere qui).

Come ora proveremo a raccontare, oltre ai 115 milioni di Euro che servono ai Comuni per pagare le rate dei mutui, ci sono tanti altri problemi non risolti e una caterva di soldi – in parte veri, in parte aleatori – stanziati invece per clientele.

Prima di proseguire è bene ribadire che non tutti i provvedimenti che ora illustreremo sono finanziati con fondi disponibili: ci sono anche quelli teorici.

All’articolo 3 ci sono due commi a nostra avviso interessanti:

“8. Nelle more della definizione dei processi di riforma relativi alle modalità di attribuzione alla Regione delle entrate spettanti, la somma di 162.000 migliaia di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, è accantonata in un apposito fondo in cui sono iscritte le risorse derivanti dalle riduzioni delle autorizzazioni di spesa indicate nell’Allegato 2, per gli importi indicati per ciascuna autorizzazione di spesa.

9. A seguito della verifica di cui al comma 8, da effettuare entro il 30 giugno 2017, sono ripristinate le autorizzazioni di spesa di cui al medesimo Allegato 2, in misura proporzionale alla stima aggiornata. Con decreto del Ragioniere generale della Regione, previa delibera della Giunta regionale, sono apportate al bilancio della Regione le variazioni di bilancio discendenti dall’applicazione del presente comma”.

Siamo alle solite: si iscrivono nella Finanziaria somme, anche rilevanti, e – contestualmente – si dice che queste somme, al momento in cui la legge viene discussa e approvata non ci sono!

Infatti, come leggete nel comma 8 queste entrate che ci sono e non ci sono vanno iscritte in un fondo a parte; dopo di che – comma 9 – si dice che il 30 giugno si andrà a verificare se questi soldi ci sono (cioè se lo Stato li ha versati); soldi che potranno essere spesi quando lo Stato – bontà sua! – li erogherà.

Di fatto – su questo non ci piove – il Parlamento siciliano, per la terza o quarta volta, sta iscrivendo, fra le entrate della Finanziaria, soldi che, allo stato attuale dei fatti, non ci sono!

Con questi soldi – che al momento non ci sono – andrà a finanziare capitoli di spesa dicendo: i soldi per ora non ci sono, quando arriveranno – se arriveranno – li potrai spendere.

Voi giustamente direte: ma è una follia! Sì, lo è. Anche perché, con gli attuali chiari di luna che vanno in scena a Roma – leggere la manovra da 3 miliardi e mezzo di Euro che il Parlamento nazionale deve approvare a breve (per la cronaca, 3 miliardi e mezzo di Euro da scippare dalle tasche degl’italiani per finanziare l’Unione Europea dell’Euro: e chi si oppone a questo ennesimo scippo ‘europeista’ à un ‘populista’, aggettivo che la stampa di regime, TV in testa, ci propina ogni giorno…) – molto difficilmente, quest’anno, la Regione siciliana vedrà questo 162 milioni di Euro.

Sempre per la cronaca – e quindi per chiarezza nei confronti dei nostri lettori – è bene sottolineare che i soldi che ci sono e non ci sono riguardano la Finanziaria 2017.

Nel Bilancio 2017 a legislazione vigente, invece, i nostro bravi deputati hanno utilizzato i soldi veri. Per essere ancora più chiari: gli stipendi dei parlamentari, ad esempio, sono stati ‘infilati’ nel Bilancio, non certo nella Finanziaria…

Bravi, no, i nostri deputati?

Aggiornamento 1:

ecco a voi il comma 13, sempre dell’articolo 3 della Finanziaria. Leggete come la Regione è riuscita a buttare quasi 400 mila Euro:

“13. Per la restituzione delle somme, comprensive di interessi, dovute alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle pari opportunità, a causa della mancata attuazione del progetto “Conciliazione Tempi di Vita e di Lavoro”, di cui alla convenzione sottoscritta in data 17 dicembre 2010, affidato per la realizzazione alla Società Lavoro Sicilia S.p.A., dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Palermo numero 78 del 13 maggio 2015, è autorizzata per l’esercizio finanziario 2017, la spesa complessiva di 372 migliaia di euro (Missione 12, Programma 7, Capitolo 185202)”.

Avrebbe dovuto essere un’iniziativa per creare lavoro. Invece non solo non se n’è fatto nulla, ma si perdono anche i soldi.

Notevole anche il comma 15:

“15. L’autorizzazione di spesa di cui alla Missione 1, Programma 3, Capitolo 215724 dello stato di previsione della spesa per il triennio 2017-2019 è destinata alle spese per le procedure di liquidazione di enti ed aziende regionali e società partecipate la cui definizione è affidata all’Assessorato regionale dell’economia – Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni nonché per le procedure di liquidazione coatta amministrativa”.

Insomma, apprendiamo che ci sono liquidazioni di società regionali in corso (e questo lo sappiamo), apprendiamo che ci sono delle spese, ma non si sa a quanto ammontano. Certo che siamo un po’ curiosi, no?

Comma 16:

Per le finalità di cui all’articolo 14, comma 4 della legge regionale 15 maggio 1991, n. 27 è autorizzata, per l’esercizio finanziario 2017, la spesa di euro 69.500 (Missione 1, Programma 2, Capitolo 105702).

Si dovrebbe trattare di una borsa di studio con relativa assunzione presso l’Università di Catania.

Al comma 18 ci sono 150 mila Euro per il Centro siciliano intitolato a don Luigi Sturzo.

Al comma 19 ci sono 120 mila Euro per l’Associazione che si occupa di sclerosi multipla.

Impossibile, per noi, capire questo comma 20:

“20. Per le finalità del comma 3 bis dell’articolo 91 della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9 è autorizzata per l’esercizio finanziario 2017 la spesa di 410 migliaia di euro (Missione 9, Programma 2, Capitolo 442545)”.

A chi andranno questi 410 mila Euro? Maggiore chiarezza non guasterebbe. O no?

Comma 21: ecco 10 mila Euro per il “Castelbuono Jazz Festival” a cura dell’assessorato regionale al Turismo.

Comma 22:

22. Il contributo di cui al comma 4 dell’articolo 28 della legge regionale 17 marzo 2016, n. 3 per ciascuno degli esercizi finanziari 2017 e 2018 è ridotto di 215 migliaia di euro. (Missione 4, Programma 4, Capitolo 373347).

Si dovrebbe trattare dei contributi a fondo perduto per gli ERSU, gli Enti Regionali per il diritto allo Studio delle Università siciliane. Lo scorso anno il contributo era di circa 2 milioni e 700 mila Euro. Per quest’anno sembra sia stato ridotto a 215 mila Euro. Ci mettiamo il “sembra” in attesa di approfondire tutta la manovra.

(Sugli ERSU la manovra interviene con l’articolo 5: insomma, si passa ad un solo ERSU regionale.

1. In attuazione del comma 269 dell’articolo 1 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 è istituito nella Regione siciliana un unico Ente erogatore dei servizi per il diritto allo studio in sostituzione degli enti costituiti ai sensi dell’articolo 7 della legge 25 novembre 2002, n. 20.

2. Con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore per l’istruzione e la formazione, da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di attuazione del comma 1).

Comma 23: ecco 200 mila Euro per la Fondazione Banco alimentare onlus.

Comma 24: ecco 100 mila Euro per il Consorzio agrario di Palermo.

L’articolo 4 della Finanziaria interviene sui Consorzi Universitari. Riportiamo il ‘succo’ di questo articolo:

“10. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 8, comma 2, Allegato l – Parte B (Missione 4, Programma 4, Capitolo 373718), da iscrivere in appositi capitoli di spesa, è destinata come segue:

a) l’importo di 1.000 migliaia di euro per le finalità di cui al comma 3 a favore delle Università degli Studi della Sicilia;

b) l’importo di 2.200 migliaia di euro per le finalità di cui al comma 5 a favore dei Consorzi Universitari;

c) l’importo di 400 migliaia di euro per le finalità di cui al comma 7″.

Si stanzia un milione di Euro per i docenti delle Università siciliane di Palermo, Catania e Messina per i rimborsi spese, visto che si recano nelle sedi decentrate. Poi 2 milioni e 200 mila Euro per il funzionamento degli tessi Consorzi universitari della Sicilia. E 400 mila Euro per i fondo che servirà a ripianare eventuali perdite.

Aggiornamento 2 – Art. 6. Disposizioni in materia di enti in liquidazione

“1. In armonia con i principi e i criteri stabiliti dall’articolo 15 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 e successive modifiche e integrazioni, per gli enti soppressi e messi in liquidazione la Regione non risponde delle passività eccedenti l’attivo della singola liquidazione. Per le liquidazioni deficitarie, con decreto del Presidente della Regione si fa luogo alla liquidazione coatta amministrativa.

2. Al termine delle operazioni di liquidazione, il saldo finale, se positivo, è versato al bilancio della Regione.

3. Per gli enti la cui liquidazione sia assunta dall’Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni, la rappresentanza anche in giudizio spetta all’Ufficio medesimo che si avvale del patrocinio dell’Avvocatura dello Stato alle stesse condizioni e con le stesse modalità con le quali se ne avvalgono gli altri uffici della Regione.

4. Al fine di pervenire alla soppressione delle Aziende autonome Terme Acireale e Sciacca ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale 19 aprile 2007, n. 11, nonché dell’Agenzia della Regione siciliana per le erogazioni in agricoltura, ai sensi dell’articolo 40 della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9, la definizione delle operazioni di liquidazione già poste in essere è affidata all’Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni”.

Quattro commi dove si menzionano le vecchie Aziende termali di Sciacca e di Acireale (da non confondere con le società che hanno rilevato i beni di queste due Aziende) e l’Agenzia della Regione siciliana per le erogazioni in agricoltura messa in liquidazione per non far sapere nelle tasche di chi finiscono molti dei fondi europei del PSR, sigla che sta per Piano di Sviluppo Rurale.

Per la cronaca, l’Agenzia siciliana che avrebbe dovuto effettuare i pagamenti dei fondi europei in agricoltura non ha mai funzionato. E l’hanno chiusa quando si è saputo che una parte dei fondi europei sarebbero finiti nella tasche di politici e alti burocrati regionali, proprio per evitare che qualcosa venisse fuori (infatti, su questo fronte, tutto è stato insabbiato).

Non solo. Siccome oltre il 30% dei fondi europei in agricoltura destinati alla Sicilia finisce a gruppi che poco o punto hanno a che vedere con la Sicilia, meglio affidare i pagamento ad AGEA…

Almeno fino ad ora non abbiamo notizie sulle liquidazioni ventennali degli enti economici regionali della Prima Repubblica che costano, in media, circa 500 mila Euro all’anno.

Aggiornamento 3 – L’articolo 7, ovvero il ‘capolavoro’ sull’EAS.

“Art. 7.
Disposizioni per l’Ente Acquedotti Siciliani in liquidazione.
Riconoscimento di debito fuori bilancio ai sensi dell’articolo 73, comma 1, lettera e) del d.lgs. n. 118 del 2011

1. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’Ente Acquedotti Siciliani (EAS) in liquidazione provvede alla consegna degli impianti e delle reti idriche al Comune o al consorzio dei Comuni interessati, a seconda che gli impianti siano a servizio di un solo Comune o di più Comuni, che ne assumono la gestione, con oneri a carico della tariffa del servizio idrico integrato, sino alla piena attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 3, comma 3, lettera f) e all’articolo 4, comma 2, della legge regionale 11 agosto 2015, n. 19.

2. Trascorso il termine perentorio di cui al comma 1, l’Assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità, previa diffida al Comune ad adempiere entro il termine di trenta giorni, nomina un commissario ad acta per la presa in consegna degli impianti di cui al comma 1 nel termine dei successivi trenta giorni.

3. Scaduti i termini di cui al comma 2, cessa la residua gestione rimasta a carico dell’Ente Acquedotti Siciliani (EAS) in liquidazione.

4. All’entrata in vigore della presente legge, il personale di ruolo dell’Ente Acquedotti Siciliani (EAS) in liquidazione, assunto a tempo indeterminato, ed ancora in servizio presso l’Ente, transita, nel rispetto dell’anzianità maturata e del trattamento normativo e contrattuale posseduto, in apposita area speciale transitoria ad esaurimento, istituita presso l’Ente di Sviluppo Agricolo (ESA) ed è utilizzato, nel rispetto delle qualifiche di appartenenza, prioritariamente per le attività di liquidazione dell’Ente Acquedotti Siciliani, nonché per le finalità di cui al comma 1. Agli oneri derivanti dal presente comma, quantificati per gli esercizi finanziari 2017, 2018 e 2019 rispettivamente in euro 6.977 migliaia, 6.719 migliaia e 6.554 migliaia, si provvede, per gli esercizi finanziari 2017 e 2018, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 28, comma 1 della legge regionale 17 marzo 2016, n. 3 (Missione 1, Programma 3, Capitolo 214107). (Per l’anno 2019 è ridotto di pari importo lo specifico accantonamento 1004 del Fondo globale di parte corrente di cui all’articolo 14, comma 1, Tab. A, capitolo 215704).

5. E’ abrogato l’articolo 2 della legge regionale 2 agosto 1982, n. 81.

6. Al fine di scongiurare interruzioni di pubblico servizio, per l’avvio della gestione da parte dei Comuni di cui al comma 1, l’Assessorato regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità concede agli stessi Comuni, che ne fanno richiesta, un’anticipazione da restituire in dieci anni. Per le finalità di cui al presente comma è autorizzata l’ulteriore spesa di 1.000 migliaia di euro annui per il triennio 2017-2019. Al relativo onere si provvede a valere sulle assegnazioni di cui all’articolo 6, comma 1, della legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 e successive modifiche ed integrazioni, da iscrivere in un apposito capitolo di spesa del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Per le medesime finalità del presente comma è autorizzata l’ulteriore spesa di 2.000 migliaia di euro a valere sulle assegnazioni ai Comuni per spese di investimento di cui all’articolo 4, comma 8 e all’articolo 7, comma 22, della legge regionale 17 marzo 2016, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni.

7. All’articolo 15 della legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 sono soppresse le parole “nonché per la residua gestione idrica rimasta”.

8. Per far fronte agli oneri derivanti dalla copertura della garanzia solidale prestata dalla Regione siciliana, in forza del comma 2 dell’articolo 23 della legge regionale 5 novembre 2004, n. 15, quale saldo delle somme riconosciute dall’Ente Acquedotti Siciliani alla Siciliacque s.p.a. per il servizio di fornitura idrica prestato e fatturato ad EAS per il periodo dal terzo trimestre 2014 al quarto trimestre 2016, è autorizzata la spesa di euro 26.389.389, suddivisa in tre annualità, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 73, comma 1, lettera e) del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e successive modifiche e integrazioni.

Per quattro anni e mezzo il Governo regionale di ‘sinistra’ di Rosario Crocetta a trazione PD si è rifiutato di prendere in considerazione la gestione pubblica del servizio idrico, ignorando il referendum del 2011, che ha sancito, con il voto popolare, il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.

Dopo di che, improvvisamente, il Governo vuole chiudere la stagione dell’EAS (Ente Acquedotti Siciliani) per affidare la gestione ai Comuni dell’Isola fino ad oggi gestiti ancora da EAS.

Illustriamo meglio. L’EAS è stato posto in liquidazione nei primi anni del 2000, quando l’Italia era governata da Berlusconi. In seguito a una legge demenziale, la Sicilia ha ceduto a una società privata – Sicilacque spa – buona parte delle infrastrutture idriche costate migliaia di miliardi. Da allora Sicilacque spa – la più grande società panza e presenza della storia siciliana, ha rivenduto ai Siciliani l’acqua che era già dei Siciliani. Insomma, ‘operazioni’ alla Forza Italia dove, nel nome di un ‘liberalismo’ di facciata, si alimentano le rendite di posizione e le clientele.

L’EAS, anche se posto in liquidazione, non è mai stato liquidato: ha continuano ad operare gestendo, tra alti e bassi, il servizio idrico di circa 45 Comuni del Messinese, del Trapanese e del Catanese.

Oggi, dopo polemiche e contenziosi tra EAS e Comuni, il Governo vuole sbaraccare definitivamente l’EAS. Sbolognando il personale all’ESA, l’Ente di Sviluppo Agricolo della Sicilia che ormai, a parte la produzione di insetti per la lotta biologica, è solo uno ‘stipendificio’.

Aggiornamento 4 – Articolo 8

L’articolo 8 della Finanziaria 2017 si occupa delle società partecipate. E’ un testo lungo e confuso. L’unico dato certo è che non verranno sciolte. Ed è anche logico: fatti salvi i dipendenti – che spesso non vengono pagati – sono una ‘fonte’ indispensabile per la vecchia politica.

Vi informeremo su cosa hanno in testa di fare a partire dall’esempio della SAS, i cui dipendenti (oltre 2 mila con assunzioni che nessuno controlla) con la connivenza delle organizzazioni sindacali, vengono pagati con i soldi della sanità, cioè con i soldi che dovrebbero servire per far funzionare meglio gli ospedali.

Non è da escludere che prima di andare via l’attuale classe politica utilizzi altri fondi della sanità per pagare i dipendenti di altre società regionali.

L’articolo 9 della Finanziaria punta a ridurre il personale di enti e organismi strumentali della Regione.

L’Articolo 10 si occupa di controlli negli enti regionali e di razionalizzazione della spesa.

L’articolo 11 si occupa della Centrale unica di committenza per l’acquisizione di beni e servizi. Si parla del personale. Ma il vero tema è il ruolo di questo soggetto, voluto dal PD di Renzi – nella persona dell’assessore-commissario, Alessandro Baccei, che rischia di penalizzare – lo ha denunciato il presidente Crocetta – le imprese siciliane.

Di questo nell’articolo non si parla. Se ne dovrebbe parlare in Aula.

L’articolo 12 si occupa degli enti più inutili della Regione: i Consorzi di bonifica. Istituiti nel 1936 con la legge Serpieri (Arrigo Serpieri è stato un grande economista agrario), venivano gestiti dagli stessi agricoltori con un potere contrattuale che era direttamente proporzionale al numero degli ettari che ogni agricoltori possedeva.

la Regione siciliana – soprattutto negli ultimi quindi anni – ha totalmente snaturato la funzione dei Consorzi di bonifica che non bonificano nulla, ma che distribuiscono agli agricoltori l’acqua che gli agricoltori potrebbero gestire da sé.

In pratica, questi oltre 2 mila soggetti sono un peso improprio che la politica siciliana, in cambio di voti, ha piazzato sulle spalle delle imprese agricole. Un anno fa l’assessore-commissario Baccei ha denunciato l’assenza di rendiconti da parte dei Consorzi di bonifica, dove certi dirigenti godevano di indennità molto ricche.

Con la Finanziaria 2017 questo sistema viene mantenuto. La novità è che gli stipendi a questi dipendenti non dovrebbero essere pagati da un aumento del costo dell’acqua per gli agricoltori. Ovviamente è una promessa da prendere con le pinze, perché non è detto che i soldi spuntino.

A quanto ammontano ‘sti soldi per i ‘mitici’ Consorzi di bonifica? 10 milioni e rotti di Euro per quest’anno, quasi 15 milioni di Euro per il prossimo anno e quasi 40 milioni di Euro per il 2019. Più 520 mila Euro per i canali di “particolare valore storico”.

Come potete notare, per il 2018 e per il 2019 Governo e Ars non stanno badando a spese: le promesse in campagna elettorale fanno sempre bene…

Dopo di che si passa ai forestali. Ecco 147 milioni di Euro per quest’anno e – addirittura! – 63 milioni di Euro per il prossimo anno.

Aggiornamento 5 – L’articolo 13, ovvero le manovre temerarie sul Fondo pensioni della Regione.

Questo articolo lo riportiamo per intero proprio per dare contezza ai lettori – e ai dipendenti della Regione siciliana in attività e in quiescenza – di quello che stanno combinando:

“Art. 13.

Costituzione del patrimonio immobiliare del Fondo pensioni
dei dipendenti della Regione siciliana

1. Per le finalità di cui al comma 3 dell’articolo 15 della legge regionale 14 maggio 2009, n. 6 e al fine di costituire il fondo immobiliare del Fondo pensioni dei dipendenti della Regione siciliana, la Regione trasferisce in proprietà entro il 30 giugno 2017 complessi immobiliari per il valore di 177 milioni di euro.

2. Il trasferimento di cui al comma 1 compensa integralmente le quote relative al triennio 2017-2019 del limite di impegno di cui al comma 4 dell’articolo 15 della legge regionale 14 maggio 2009, n. 6.

3. Il Fondo pensioni dei dipendenti della Regione siciliana è autorizzato all’acquisto entro il 28 febbraio 2017 del cento per cento delle quote del Fondo di cui all’articolo 9 della legge regionale 28 dicembre 2004, n. 17 e successive modifiche ed integrazioni, che assicura un rendimento netto pari ad almeno il rendimento attuale delle corrispondenti risorse finanziarie necessarie per l’acquisto aumentato del trenta per cento.

4. Per effetto del comma 3 è accertata in entrata del bilancio della Regione siciliana per l’anno 2017, quale corrispettivo della cessione, la somma di 22.750 migliaia di euro pari al trentacinque per cento del capitale netto del FIPRS”.

Primo: chi ha calcolato che i “complessi immobiliari” valgono 177 milioni di Euro?

Il comma 2 è criptico: andrebbe spiegato meglio.

Alla fine di questo ‘giro’ contabile, l’unica cosa chiara è che la Regione si prende dal Fondo pensioni della Regione quasi 23 milioni di Euro. Non si hanno ‘notizie’ dei 50 milioni scippati lo scorso anno al Fondo pensioni per pagare una parte delle rate dei mutui dei Comuni.

L’articolo 14 si occupa della vendita dei beni immobili delle aree industriali. E’ un boccone grosso che è già da tempo nelle mani ‘giuste’. Forse nella foga di arraffare quello che resta delle ex Aree industriali della Sicilia è stato partorito un articolo che è già ‘futuro’:
2. All’articolo 19 della legge regionale 12 gennaio 2018, n. 8 e s.m.i., dopo il comma 9 sono inseriti i seguenti:

“9 bis. Al fine di assicurare la continuità funzionale nelle aree industriali, l’incremento della produttività delle stesse per l’attrazione di investimenti, l’ottimale stabilità degli indici occupazionali nel territorio di riferimento, nonché il celere completamento delle liquidazioni, tutti i beni del patrimonio consortile privi di insediamento produttivo, previa ricognizione da parte dei soggetti liquidatori delle ASI che verifichino l’effettiva funzionalità dei capannoni assegnati o da assegnare, ad eccezione di quelli strumentali espressamente declinati al comma 2, lettera f), secondo periodo, devono essere venduti secondo modalità e criteri stabiliti dall’IRSAP, in ogni caso ricorrendo a procedure di evidenza pubblica ordinate a valutare la qualità tecnica ed imprenditoriale del progetto di insediamento.

9 ter. Nel caso di vendita dei rustici a soggetti già locatari del bene, il prezzo di vendita è decurtato del 50 per cento del canone già versato, anche se non previsto nel contratto di locazione.”.

Come potete notare, il Governo di Rosario Crocetta si è già proiettato nel 2018: è la prova che lo stesso presidente Crocetta è veramente convinto che verrà rieletto, tant’è vero che, con la Finanziaria del 2017, come per magia, vuole emendare una legge che l’Ars dovrà approvare nel 2018.

Prima di arrivare nel 2018 – cioè durante la campagna elettorale di quest’anno viene stabilito che:

Nel caso di vendita dei rustici a soggetti già locatari del bene, il prezzo di vendita è decurtato del 50 per cento del canone già versato, anche se non previsto nel contratto di locazione”…

 

Continua con gli aggiornamenti

Tra un po’ pubblicheremo e commenteremo, sempre su questa pagina – e quindi a proseguire in questo articolo – gli altri passaggi più importanti della Finanziaria e del ‘Collegato’. 

Stiamo lavorando per voi:

il nostro obiettivo è di metterli a vostra disposizione entro domani, in modo che voi possiate leggere i passaggi più importanti. 

 

 

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