Cosa farei io se fossi presidente della Regione sul ‘caso’ ANAS-CAS e su Riscossione Sicilia spa

8 aprile 2017

Non si può governare una Regione di oltre 5 milioni di persone facendo gli interessi di Roma. In parole più semplici, non si può governare la Regione siciliana come stanno facendo Rosario Crocetta, il PD e gli altri partiti di centrosinistra. Non si può più governare la Regione con i partiti politici nazionali che non fanno gli interessi dei Siciliani. Le autostrade siciliane e la riscossione dei tributi a ruolo: due soluzioni semplici che l’attuale politica di ascari e venduti non adotterà mai. Cosa che, invece, farò io se verrò eletto presidente della Regione  

Per guarire la Sicilia basta fare l’esatto contrario di quello che sta facendo all’Assemblea regionale la politica siciliana. Sono in corso a Sala d’Ercole le ultime deiezioni politiche di quell’accrocco che, con un lavoro sistematico, un mix tenebroso di autolesionismo e cinismo, ha portato la Sicilia all’ultimo posto in Italia. Tutti stanno dando il peggio di sé, tentando di catturare ancora una volta il consenso di quegli ottocentomila coatti che alle scorse elezioni li hanno eletti. E sono sicuro che ci riusciranno. Tra regalie, mancette, contributi, gratifiche, qualche rara stabilizzazione, pagamenti di debiti, soldarelli agli enti di famiglia, tutti avranno la loro miserabile mercede.

A me, lo dico e lo ripeto, questi voti non interessano, ma non perché sono sicuro, a meno di spettacolari conversioni, che non li avrò, ma perché chi è ridotto o si fa ridurre all’elemosina non ha altre vie d’uscita. Deve puntare sempre sullo stesso cavallo.

Il cuore della mia scommessa politica e, conseguentemente, elettorale è riuscire a convincere i 2.200.000 Siciliani astenuti delle passate elezioni prima di tutto ad andare a votare contro questo schifo e poi ovviamente a scegliere il mio programma. Detto questo, in generale, mi risparmio e vi risparmio il dettaglio del turpe mercato che si aperto nel Parlamento più antico del mondo, mercato al quale vi assicuro, stanno partecipando tutti, proprio tutti i 90 deputati, nessun partito e nessun movimento escluso, ognuno ovviamente alle prese con il proprio “caso umano” da risolvere.

Mi auguro e augurando a tutti i siciliani che il tombino si chiuda presto e che i danni procurati non siano irreversibili.

Su due casi però mi preme intervenire

I balbettamenti del Governo regionale e le lotte intestine sul se e come costituire un ente figlio del disastrato Consorzio Autostrade Siciliane (CAS) e l’ANAS mi fa pensare con indignazione e un po’ di tristezza alla soluzione che allo stesso problema ha dato tempo fa la Regione Trentino Alto Adige, una Regione statutariamente identica alla Sicilia, quindi una Regione a Statuto speciale, però governata da persone con la schiena ditta, gelose custodi della sua autonomia e delle sue prerogative.

Di fronte ai ritardi e al “babbìo” dell’Azienda nazionale, il Governo di quella Regione, fatto non di eunuchi proni e ascari venduti ha ottenuto che le quote regionali dell’ANAS fossero cedute alla Regione e si sono liberati di un ‘carrozzone mangia soldi’ e produttore di tangenti. Ora le strade da quelle parti sono di competenza della Regione che le ha trasformate in altrettanti biliardi. Viaggiare per credere.

Qui da noi i nostri poveri politici stanno lì a baloccarsi sul se si debbano pagare o no i pedaggi e se si quanto e chi e quanti debbano viaggiare gratis, se dobbiamo assumere altra gente e rottamare l’esistente.

Lo strano caso del perito chimico Crocetta e dell’Avvocato Fiumefreddo.

L’Assemblea regionale avrebbe deciso di porre in liquidazione Riscossione Sicilia spa, la società partecipata regionale incaricata di riscuotere i tributi accertati in Sicilia. Questo dal primo luglio. Che succederà quel giorno? Chi riscuoterà i tributi in Sicilia?

Pare, dico pare, che dovrebbe occuparsene un società da costituirsi tra la Agenzia dell’Entrate (che, abusivamente, continua ad essere statale, mentre per Statuto è regionale), che ha assorbito Equitalia e Riscossione Sicilia. Come ciò possa accadere è rinviato a imprecisati accordi da stipulare tra Stato e Regione.

“Addio patria!”. Nella migliore delle ipotesi, essendo tre mesi, da qui a luglio, assolutamente insufficienti a questa classe politica per risolvere tutte le loro questioncelle, ci sarà una proroga prorogabile. Nel peggiore dei casi lo Stato si papperà anche la funzione di competenza regionale della riscossione e cosi finalmente Padoan potrà appuntare sul petto da batrace di Crocetta la medaglia di “demolitore assoluto della finanza regionale”.

Che cosa invece andrebbe fatto? Che farei io?

L’intuizione dei Medici di finanziare i re e farsi dare in cambio la riscossione delle tasse li fece ricchi. E così un sovrano ambizioso e aggressivo si faceva finanziare le proprie guerresche imprese e in cambio consegnava i propri sudditi nelle mani di banchieri avidi e cinici pubblicani.

Negli Stati moderni, ma l’Italia non è tra questi, da quando i sudditi sono diventati cittadini, questa equazione non esiste più, la funzione della riscossione dei tributi e dell’entrata sono una funzione pubblica, svolta dallo Stato con suoi funzionari che debbono sottostare alle regole fissate dalla Costituzione e dalle leggi.

Solo così chi deve un Euro paga un Euro senza sopratasse, balzelli, diritti di notifica e vari, agi e disagi. Tutto questo è possibile anche in Sicilia, è possibile che i compiti di Riscossione Sicilia passino direttamente in testa alla Regione che potrebbe istituire all’interno dell‘assessorato regionale dell’Economia un apposito “Dipartimento della riscossione”, avvalendosi in prima istanza del personale in atto in servizio presso Riscossione Sicilia agli stessi patti e condizioni. A mano a mano che detto personale va in quiescenza, subentrerebbe personale regionale.

Niente di più semplice ed indolore. E’ tutto possibile, basta cacciare via questi “animali” politici.

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