Le analisi sulla pasta sono eversive? Eversivi sono il glifosato e le micotossine che finiscono sulle nostre tavole!

31 marzo 2017

La scienza officiale – ora tocca a L’Informatore Agrario – continua a denigrare le prime analisi sulla pasta effettuate da GranoSalus, i cui risultati stanno creando scompiglio in tutto il mercato internazionale di questo prodotto. Quello che fa paura alle multinazionali è il metodo creato nel Sud Italia: agricoltori e comuni cittadini che si mettono insieme e, con pochi Euro – visto che sono tanti – pagano analisi costose che rendono note la presenza di contaminanti negli alimenti. Questa lotta alla globalizzazione che parte dal basso fa paura alle multinazionali e quella ‘scienza’ che non sembra indifferente ai potentati economici e finanziari

L’abbiamo scritto più volte e continuiamo a scriverlo: non sanno più a cosa attaccarsi pur di mettere in cattiva luce GranoSalus e, soprattutto, i primi risultati delle analisi sulla pasta effettuati da questa associazione che raccoglie produttori di grano duro delle Regioni del Sud Italia e cittadini italiani ed esteri.

I risultati delle analisi su otto rinomate marche di pasta industriale italiana – Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia (che potete leggere in questo articolo) – hanno mandato in tilt i potentati economici e finanziari di mezzo mondo. Cosa temono? A parte le notizie, che già sono state diffuse, è il metodo creato da GranoSalus che fa paura.

Improvvisamente, in un mondo dove imperversa la globalizzazione dell’economia – e dove sulle tavole, ogni giorno, arrivano schifezze di ogni tipo, perché l’industria del cibo, pur di fare business ne combina di tutti i colori, tra conservanti, additivi, glifosato, micotossine, aflatossine, metalli pesanti e via continuando con i veleni – in questo mondo degli alimenti che vanno e vengono da una parte all’altra del Pianeta, improvvisamente, alcuni produttori di grano duro del Sud Italia, vessati dalle multinazionali della pasta, si riuniscono e decidono, a proprie spese, di fare effettuare le analisi sulla pasta industriale.

I risultati delle analisi fanno scoppiare un pandemonio. Così i produttori di grano duro delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia propongono un metodo ai cittadini: uniamoci, ogni cittadino, versando qualche Euro ogni tanto, può diventare protagonista della propria vita alimentare, contribuendo a conoscere cosa arriva veramente sulle nostre tavole.

Per ora il discorso riguarda il grano duro. Gli attacchi a GranoSalus sono furibondi. Chi sul mercato della pasta ha acquisito una parte del monopolio si difende. Non ci sono denunce alla magistratura, ma interventi che cercano di sminuire i risultati ottenuti da GranoSalus e, soprattutto, il metodo creato da questa associazione: l’alleanza tra agricoltori e cittadini-consumatori.

Questo forse è l’aspetto che fa più paura: l’alleanza tra agricoltori e consumatori, in questo caso tra produttori di grano duro delle Regioni del Sud e cittadini.

In questo scenario si inserisce un articolo pubblicato da L’Informatore Agrario, periodico molto noto nel mondo dell’agricoltura italiana. L’articolo porta la firma di Roberto Rubino, presidente dell’Anfosc, l’Associazione nazionale dei formaggi sotto il cielo.

Questo studioso definisce il metodo utilizzato da GranoSalus “audace e pericoloso”. Il ‘succo’ del ragionamento di Rubino è che degli eventuali contaminanti presenti nei cibi deve occuparsi lo Stato e non i produttori agricoli e i cittadini. Secondo questo signore, i produttori di grano duro del Sud Italia, invece di spendere soldi per verificare quali contaminanti ci sono nei derivati del grano duro, dovrebbero promuovere il proprio grano duro.

Noi abbiamo sintetizzato al massimo le riflessioni di questo commentatore de L’Informatore Agrario. Adesso le faremo commentare a GranoSalus, che replica, punto su punto. Questo ci servirà sia per non ripeterci, illustrando ai nostri lettori quello che pensa Rubino e la replica di GranoSalus. Riservandoci, alla fine, qualche nostra considerazione.

GranoSalus non risparmia un po’ di ironia, tirando in ballo l’agnosia, che – che in questo caso è utilizzata come chiave metaforica – una sorta di malattia che appannerebbe la memoria.

Tanto per cominciare corregge un’imprecisione scritta da Rubino:

GranoSalus non è una organizzazione siciliana, bensì un’associazione di cerealicoltori provenienti da tutto il Mezzogiorno, dal Lazio alla Sicilia, nonché di consumatori provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Al suo interno dispone di un comitato scientifico che provvede alla diffusione delle conoscenze”.

Detto questo, la replica di GranoSalus valorizza il passaggio finale delle considerazioni di Rubino:

“Nella parte finale delle conclusioni dell’articolo alcuni punti di vista sono condivisibili specie quando il dr Rubino evidenzia che bisogna smettere di considerare il grano una commodity poiché i grani sono diversi, bisogna utilizzare i parametri che rimandano al gusto e al sapore ed è necessario ribadire che le proteine non hanno alcun peso nel determinare le qualità organolettiche”.

Dopo di che, da GranoSalus parte la prima freccia:

“Peccato però che, pur arrivando a queste condivisibili considerazioni, Rubino consideri irrilevante la presenza di contaminanti nella pasta (poiché rientranti in alcuni casi nei limiti di legge) pur sapendo quanto siano nocivi i contaminanti nel latte e nei formaggi e ben più tossici di quelli del grano e della pasta. Rubino, dunque, anziché spiegare ai lettori dell’Informatore Agrario gli effetti cancerogeni dell’aflatossina nel latte e nei formaggi, sposta la sua lente di attenzione sul grano e accusa addirittura l’associazione GranoSalus di errato sillogismo nel sostenere che se vi è gliphosate (o glifosato) nella pasta vuol dire che è stata fatta con grano estero”.

Qui arriva, da parte di GranoSalus, una precisazione agronomica:

“Sfugge al dr Rubino che quello che definisce un ‘sillogismo non chiaro’, è quanto si evince dalle caratteristiche di questo principio attivo, come dichiarato dalla stessa ditta produttrice del diserbante (la multinazionale Monsanto che da americana è diventata tedesca dopo l’acquisto di Bayer per oltre 66 miliardi di dollari), ossia che tale principio non viene assorbito dall’apparato radicale e come tale non è suscettibile di essere trasportato nelle granelle prodotte sui campi ove fosse eventualmente effettuato un diserbo pre-semina. Rubino non sarà d’accordo? Vorrà forse perorare la causa di chi praticando la semina su sodo possa utilizzare questo micidiale diserbante e giustificarne l’assorbimento per aiutare la Bayer a raggiungere velocemente il rientro dall’investimento finanziario?”.

A questo punto arriviamo al vero punto centrale di tutta la questione: la già citata alleanza tra produttori agricoli e cittadini-consumatori:

“È chiaro che Rubino non è tenuto a fidarsi della scheda tecnica di Monsanto, né di GranoSalus al pari di chi si fida, si associa e ne sostiene l’azione. Oltre ai tanti lettori in rete che sostengono l’operato della nostra associazione. Tuttavia, quello che Rubino definisce una ‘deriva inaccettabile’ è un’iniziativa legittima in virtù della quale i consumatori esaminano a propria cura e spese il contenuto del pacco di pasta prima di mangiarlo. Questo sarebbe inaccettabile? Inaccettabile per chi?, ci sembra legittimo chiedere a Rubino”.

“Per converso quello che per i soci GranoSalus è inaccettabile è che mai nessuno, e tantomeno lo Stato, abbia effettuato, o preteso che fossero effettuati controlli sul contenuto dei pacchi di pasta che accertassero l’assenza di residui tossici. A definire inaccettabile che produttori e consumatori, a propria cura e spese abbiano effettuato queste analisi, può essere solo qualcuno a cui questo nuoce. Al dottor Rubino nuoce sapere che nella pasta che si accingeva a mangiare ci sono deossinivalenolo, glifosate e cadmio, tipici marcatori del grano estero, non presenti nei grani del Sud, zona vocata per le produzioni di eccellenza di frumento? Preferiva non saperlo? Se sì, ci spieghi il perché di tale agnosia multisensoriale?”.

“A nuocere – picchia duro GranoSalus – sono le sostanze tossiche che i produttori del Sud non hanno bisogno di utilizzare per foraggiare Monsanto e Bayer. Rubino, piuttosto, farebbe bene a consigliare alla sua Regione di abbandonare la via del glifosate, come ha già fatto la Calabria. Del resto, se Rubino attraverso numerosi studi sui sistemi zootecnici ha dimostrato che i sistemi al pascolo sono in grado di produrre una qualità ‘diversa’, perché non dovrebbe accettare gli studi che il Mipaaf ha condotto attraverso il progetto Micocer, secondo i quali i nostri grani hanno una qualità superiore sotto il profilo micotossicologico?”.

E ancora:

“Le aziende produttrici di pasta, come afferma Rubino, acquistano grano in continuità. Se questo grano contiene sostanze tossiche è un acquisto incauto che il consumatore ed i produttori di grano salubre hanno il diritto di sapere. A noi, il fatto che grano contenente don, glifosate e cadmio finisca nella pasta made in Italy non va proprio giù. Né ci appassionano le tesi del rispetto dei limiti economici imposti dalle lobby. I limiti devono essere biologici, non solo nella pasta ma anche negli altri alimenti: latte, carne, verdure, etc!”.

“Questa che Rubino definisce arma della diffamazione è, dunque, semplicemente informazione. Non si commette diffamazione quando si dice la verità. Quali produttori possono sentirsi diffamati secondo Rubino? Lo studio del carry-over delle aflatossine su latte e mozzarella di bufala è una delle attività di cui si occupa l’Istituto del dr Rubino. Divulgando gli esiti si compie forse diffamazione o si raccontano bufale?”.

Altro affondo:

“La dimostrazione che cerca il dottor Rubino, che i grani del sud non contengono Don, Glifosate e Cadmio, arriverà presto perché in Sicilia, in Puglia, in Basilicata ed in tutte le zone calde non si produce con glifosato, c’è il sole a far maturare il grano. Lo stesso sole fa sì che raccolti nelle zone vocate siano esenti dal cancerogeno Don, anche senza l’uso di fungicidi chimici da aspergersi nelle zone umide del Centro-Nord. A differenza di quanto affermato da Rubino, ai consumatori e produttori di GranoSalus non interessano affatto gli alti tenori proteici richiesti dalle industrie. Ottenerli è costoso per l’agricoltore e per l’ambiente, ed interessano solo ai pastifici industriali che vogliono essiccare la pasta in tempi rapidissimi e ad elevate temperature: pratica, peraltro, poco apprezzata dai consumatori che tengono alla salute”.

Quindi il finale:

“Altre analisi dall’Associazione GranoSalus arriveranno e si dimostrerà che la pasta a residui zero può esistere ed esiste. E saranno i consumatori a scegliere, una volta che avranno tutte le informazioni a disposizione. Granosalus, si prefigge esclusivamente di indicare ai consumatori che lo pretendono quali sono i grani salubri, meno proteici semmai, ma sempre esenti da contaminanti, e quali paste sono da essi ottenute. Poi arriverà anche il turno dei formaggi, del latte e della carne…e sarà la fine dell’ agnosia generale!”.

P.S.

Che dire? Solo una considerazione. 

Vede dottor, professor Rubino, presidente dell’ANFOSC, di fatto GranoSalus si è sostituita allo Stato. Lei sostiene che le analisi sulla salubrità dei cibi dovrebbe effettuarle lo Stato. E noi siamo d’accordo con lei. 

Sa qual è il problema, professor Rubino? Che gli interessi in ballo sono enormi. E gli stessi Stati, oggi, non hanno la forza – e certe volte nemmeno la voglia – di scalfire gli interessi che stanno dietro il cibo che finisce sulle tavole di milioni di famiglie.

Dobbiamo accettare i limiti economici imposti dalle multinazionali, ignorando che i veri limiti sono biologici? 

Cosa le vogliamo dire? Semplicemente che GranoSalus ha fatto quello che avrebbero dovuto fare lo Stato e le Regioni italiane. Ma che Stato e Regioni italiane non hanno fatto e non faranno.

Tutto qui.  

QUI L’ARTICOLO DI ROBERTO RUBINO SU L’INFORMATORE AGRARIO E LA REPLICA DI GRANOSALUS 

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