Ricandidarsi all’Ars? Potrebbe non essere più possibile per tanti ‘big’ della politica siciliana

2 marzo 2017

Pino Apprendi, insieme con i suoi legali, si è rivolto alla Corte Costituzionale per chiedere che anche in Sicilia venga applicata la legge sull’incandidabilità o decadenza di chi ha subito condanne per danno erariale o evasione fiscale. In molti sarebbero a rischio, ma poiché la legislatura è al termine, se il ricorso venisse accolto il terremoto riguarderebbe le prossime elezioni

A rischio, tra i nomi più noti, potrebbero essere Antonello Cracolici e Paolo Ruggirello. Ma non sono certo i soli a vantare ‘l’onore’ di una condanna della Corte dei Conti per danno erariale. Ce ne sono pure altri che sono finiti nel mirino della giustizia per evasione fiscale. Due condizioni che, secondo la legge nazionale, rientrerebbero tra le cause di decadenza, incompatibilità o ineleggibilità. Non in Sicilia. Dove questo vale per gli amministratori locali, ma non per i deputati regionali. A determinare l’esclusione dall’Assemblea regionale, infatti, sono solo le condanne penali. Ma è legittimo avere escluso dalla legge siciliana anche le ipotesi sopra citate?

No, secondo il deputato Pino Apprendi che, sulla base di una ordinanza del Tribunale di Palermo e assistito dai legali Francesco Leone e Simona Fell è intenzionato a fare luce attraverso un ricorso alla Corte Costituzionale. Se il ricorso venisse accolto, si tratterebbe di un vero e proprio terremoto politico, ma considerando che la legislatura sta per concludersi, è assai improbabile che la Corte riesca a pronunciarsi in tempo. In ogni caso, potrebbe cambiare tutto per i futuri candidati: in tanti non potrebbero nemmeno riprovare a conquistare uno scranno a Sala d’Ercole.

Tutto nasce più di un anno fa, quando l’ex deputato regionale Francesco Riggio viene condannato dalla Corte dei conti per danno erariale nella vicenda legata al Ciapi. Riggio, in quell’occasione, non si dimise, né decadde dal ruolo, nonostante i reclami di Apprendi che doveva subentrare al suo posto. Cosa che accade solo nel gennaio 2016 a seguito della condanna penale di Riggio.

L’ingresso all’Ars non ha fermato Apprendi che stamattina, nel corso di una conferenza stampa, ha fatto spiegare ai suoi legali i dettagli del caso:

“Ci siamo rivolti al giudice ordinario e abbiamo chiesto chiarezza, presentando anche un esposto in Procura, sul perché fossero assenti in Sicilia queste cause di incompatibilità, che sono presenti nel resto d’Italia, anche nelle altre regioni a Statuto speciale. Nel ricorso al giudice abbiamo anche sollevato una questione di legittimità costituzionale. In tribunale la Regione ha chiesto il rigetto del ricorso, sostenendo che la potestà siciliana consente la differenza tra noi e il resto dell’Italia ma il giudice Ruvolo alla fine ha accolto le nostre richieste” ha detto l’avvocato Leone (lo leggiamo sull’Italpress).

“Il giudice di Palermo- ha continuato-  ha aperto un focus sulle cause di incompatibilità con la carica di deputato regionale che effettivamente rappresentano un vulnus della nostra legislazione. A gennaio 2016, dopo la condanna di Riggio, Pino Apprendi, da primo dei non eletti, voleva subentrare, avendo come punto di riferimento la normativa nazionale sull’elezione dei consiglieri regionali (la legge n. 154 del 23 aprile 1981, e in particolare l’articolo 3 comma 5, che considera incompatibile chi è stato condannato per danno erariale per fatti compiuti mentre era amministratore o impiegato, rispettivamente, della regione, della provincia o del comune o di un ente da essi dipendenti: in quel caso, un consigliere regionale eletto decade e un non eletto non si può candidare. Anche i commi 6 e 7 individuano altre cause di incompatibilità con la carica di consigliere regionale”.

“Apprendi scopre che sulla base della normativa nazionale avrebbe dovuto essere eletto lui e Riggio decadere, nella normativa elettorale regionale invece c’e’ un vulnus perché le cause di incompatibilità non sono presenti”.

Lo studio legale Leone e Fell – racconta l’Italpress- ha presentato un primo ricorso alla commissione verifica poteri dell’Ars, in cui sono rappresentati tutti i partiti, “ma la commissione a maggio non ci ha risposto per una questione procedurale e ha rigettato l’istanza. Presentata una seconda istanza, a luglio 2016 la commissione ci ha finalmente risposto in poche righe che, siccome la legislazione siciliana è  speciale e non sono previste cause di incompatibilità , la richiesta di decadenza dell’onorevole Riggio era stata rigettata”.

 La palla ora passa alla Corte Costituzionale: gli effetti sul nostro Parlamento potrebbero essere dirompenti in caso di possibile accoglimento da parte della Corte – hanno sottolineato i legali. Noi ci aspettiamo un accoglimento, la Sicilia non può essere una Repubblica autonoma o delle banane, deve essere uguale alle altre. Questa è una cosa rivoluzionaria per l’assetto attuale e futuro della politica siciliana: tanti big della nostra politica, nel caso che la Corte accettasse il ricorso, non potranno più candidarsi”.
“L’Ars non si è pronunciata, di fatto, su questa questione – ha affermato Fell -. L’irrazionalità normativa spicca ancora di più non solo perché nel resto d’Italia funziona diversamente ma perché la legge del 1981 è  stata invece recepita in Sicilia per i consiglieri provinciali, comunali e di quartiere: per loro le cause di incompatibilità ci sono. Solo i deputati regionali fanno eccezione. Ci aspettiamo una sentenza favorevole entro un anno, un anno e mezzo al massimo, anche se speriamo che, visto che ci sono di mezzo le elezioni, la Corte possa intervenire prima possibile con un’ordinanza. Se accoglierà la nostra tesi, emetterà una sentenza additiva che modificherà la legge elettorale regionale del 1951: dal giorno successivo i deputati che ricorrono in questa causa di incompatibilità decadranno”, a meno di sanare la propria posizione “entro 30 giorni, come prevede la legge”.

“La cosa che più mi ha colpito – ha commentato Apprendi – è la superficialità e l’approssimazione con cui l’Assemblea Regionale ha trattato tale questione. Da parte della presidenza, poi, c’e’ stato silenzio assoluto. Poi ci chiediamo perché scattano questi sentimenti di antipolitica. Dispiace che la politica abbia rinunciato al proprio ruolo e che debbano intervenire i giudici. Non mi sono fatto il conto di quanti sarebbero a rischio decadenza ma spero che in tanti appoggeranno il mio disegno di legge che mira ad allineare la Sicilia al resto d’Italia su questo tema. Mi auguro che la posizione del Pd sia favorevole”.

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