Rifiuti, finisce la pacchia: amministratori comunali nel mirino della Corte dei Conti

24 febbraio 2017

I magistrati contabili trovano il modo per aggirare gli ostacoli posti dal legislatore che, con formule giuridiche ad hoc, li ha tenuti fuori dalle società di gestione: “Abbiamo chiamato in causa gli amministratori comunali per la mancata verifica nella gestione. Presto queste istruttorie approderanno a delle citazioni per diversi amministratori”.

La Corte dei Conti prova ad entrare nel marasma della gestione dei rifiuti in Sicilia. Lo fa annunciando una nuova strategia che dovrebbe consentire ai magistrati contabili di superare gli ostacoli, di certo non casuali, che sono stati posti alla loro azione di controllo. Primo fra tutti, lo status giuridico degli Ato e oggi delle Società per la regolamentazione del Servizio di gestione Rifiuti (S.R.R.) che sembra fatto apposta per tenere lontano il rischio di controlli contabili. Per gli enti di governo di queste società, infatti, si è optato per la forma S.p.A. o S.r.l., ergo sono sottoposte solo alla disciplina del codice civile.

Ma se i nostri ‘Azzeccagarbugli’ sono stati bravissimi a trovare le formule giuridiche anti controlli contabili, non sono da meno i giudici della Corte dei Conti siciliana che, stamattina, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, hanno lanciato, per bocca del Procuratore generale, un messaggio chiarissimo:

“Come si sa la Corte dei Conti sugli Ato– ha detto Giuseppe Aloisio, – non ha alcuna giurisdizione e i gestori degli ambiti territoriali  non sono perseguibili. Per questo abbiamo cambiato strategia e aperto nuove istruttorie sulle raccolta differenziata dei rifiuti in numerosi comuni del palermitano. Abbiamo chiamato in causa gli amministratori comunali per la mancata verifica nella gestione. Presto queste istruttorie approderanno a delle citazioni per diversi amministratori”.

A pagare il conto saranno, quindi, gli amministratori locali? Così pare e non sono certo esenti da responsabilità, anche se il male andrebbe estirpato alla radice. Non a caso, sulla formula giuridica scelta per gli enti di gestione delle società dei rifiuti, di recente si è soffermata anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione sottolineando come questa scelta , oltre a fare venire meno l’obbligo di concorsi pubblici per l’assunzione di personale, costringe la Corte di Cassazione a negare la giurisdizione della Corte dei conti nell’ambito di Ato e Srr” (qui potete leggere le gravissime denunce dell’ANAC in merito alla situazione dei rifiuti in Sicilia).

Ovviamente non è l’unico particolare sul quale l’Autorità si è soffermata. Non poteva mancare, infatti, una condanna sui ritardi nell’implementazione della legge di riforma 8 aprile 2010, n. 9: “Una fase transitoria che rischia di essere interminabile”. Concetto ribadito stamattina dal Procuratore Aloisio.  Questa legge è nota per avere abolito gli Ato e avere dato vita alle Srr, ma rimane sulla carta. 

Peggio hanno fatto pure le continue modifiche. Tra queste, la legge regionale 9 gennaio 2013 che, contrariamente allo spirito originario del nuovo disegno normativo, consente ai singoli Comuni di continuare “a gestire il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti”.

L’ANAC non ha usato eufemismi sugli ATO. La loro gestione si è distinta “per logiche clientelari e si è rivelata disastrosa sotto ogni punto di vista: l’affidamento degli appalti e delle concessioni è avvenuto con procedure opache e le società partecipate sono state sfruttate per reclutamenti incontrollati”.

Ma, nonostante ciò hanno continuato ad operare ed ancora operano. Come? Attraverso i commissari liquidatori: una ordinanza della Presidenza della Regione del 2013, infatti, ha affidato loro l’incarico di “garantire la continuità del servizio, prorogando – in buona sostanza – le gestioni in essere”.

Con l’annuncio di oggi del cambio di strategia della Corte dei Conti può darsi che, almeno gli amministratori locali, non faranno più squadra con chi ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo che nel settore dei rifiuti pone la Sicilia agli ultimi posti in una classifica immaginaria dei Paesi civili.

 

 

 

 

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