Ciaula scoprì la luna, i grillini scoprono che nei porti italiani arrivano i veleni. Il ‘caso’ Catania-Augusta

27 gennaio 2017

Il convegno promosso dagli europarlamentari del Movimento 5 Stelle, anche se un po’ tardivo, è interessante. Ma va detto che queste cose, in solitudine, le ha denunciate Cosimo Gioia alcuni anni fa, quando dirigeva il dipartimento dell’Agricoltura della Regione siciliana. Sperare, poi, che la UE – che ci ha regalato l’olio d’oliva tunisino prodotto chissà come e che ci fa mangiare il grano duro avvelenato – ci tuteli è quasi comico. Intanto il PD ha messo il ‘cappello’ sull’ultima poltrona di sottogoverno rimasta libera in Sicilia: l’Autorità di sistema portuale della parte orientale dell’Isola 

Ci sono due modi di affrontare i problemi dei porti. Parlare – ad esempio – del problema, serissimo, dei prodotti alimentari che arrivano con le navi e che avvelenano i cittadini: è il caso delle navi cariche di grano duro estero pieno di glifosato e micotossine DON. Poi c’è un secondo modo di affrontare la questione: trasformare anche la gestione dei porti in clientele. Che è quello che sta succedendo con Catania e Augusta, con la città Etnea che, per meriti politici (non ne vediamo altri, infatti) ha ‘soffiato’ ad Augusta la sede dell’Autorità di sistema portuale.

Cominciamo con le cose serie: la lotta alla contraffazione e alla competizione tra dogane, tutela dei prodotti italiani e dei lavoratori. L’iniziativa è del Movimento 5 Stelle, che sta preparando un report da sottoporre alla Commissione Europea. 

“#RapportoDogane è il nome del tour che ha toccato anche il porto di Palermo dopo altre 4 tappe nazionali – si legge in un comunicato dei grillini -. Gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, Tiziana Beghin e Ignazio Corrao (quest’ultimo è stato eletto in Sicilia ndr), hanno organizzato un tavolo tecnico con l’Autorità portuale presieduta da Vincenzo Cannatella, gli Spedizionieri, il Ministero della Salute, l’Agenzia delle dogane, la Guardia di Finanza e i rappresentanti dei settori coinvolti. Presente anche il deputato regionale, sempre del Movimento 5 Stelle, Giampiero Trizzino”.

“Tutte le merci provenienti da Paesi extra-europei – spiegano i deputati Ignazio Corrao e Tiziana Beghin – devono obbligatoriamente passare per una dogana. Ma, una volta entrate nell’Unione Europea, non trovano frontiere al suo interno e possono circolare liberamente da un Paese all’altro. Un sistema che necessita di una parità di condizioni e gestione delle procedure doganali in ingresso, affinché sia garantita una concorrenza simmetrica tra i vari stati UE. Allo stato attuale, invece, esiste una disparità di efficienza tra le varie dogane europee, con il risultato che gli operatori tendono ad evitare il più possibile il passaggio delle proprie merci dagli scali più lenti, preferendo altre destinazioni, con tutte le perdite che ne conseguono per i consumatori e i lavoratori, per l’indotto e per l’E rario (in seguito ai mancati dazi doganali). Se si riducesse dell’1% i costi delle procedure doganali nel mondo, si aumenterebbe il commercio e il reddito mondiale di 30 miliardi di euro”.

“In Europa – spiega Corrao – pur da forza di opposizione, stiamo cercando di porre rimedio al disastro pianificato del mercato unico che consente talvolta l’ingresso di prodotto agroalimentari nei nostri porti che non corrispondono ai criteri di salubrità e fuori dalle norme vigenti. Io stesso ho denunciato anche mediaticamente con azioni nelle aule del Parlamento Europeo e sul territorio come i prodotti extra UE, arrivino nei nostri porti e vengano tagliati con i nostri per abbassare i livelli di tossicità come nel caso dei grani o dell’olio”.

Se proprio dobbiamo essere sinceri, a denunciare per primo queste cose è stato durante i primi anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo, Cosimo Gioia, che allora ricopriva l’incarico di dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Una storia che I Nuovi Vespri hanno raccontato nel febbraio dello scorso anno, come potete leggere qui di seguito:

Cereali bloccati a Ravenna perché tossici. E in Sicilia che succede con il grano?

A condurre una battaglia contro le navi piene di grano duro estero pieno di veleni è anche l’associazione GranoSalus e anche questo blog.

Per essere precisi, GranoSalus – associazione che raccoglie produttori di grano duro di tutto il Sud e consumatori – ha già avviato le prime verifiche sul grano estero che è arrivato negli ultimi due anni in sei porti pugliesi, come si può leggere qui di seguito:

Primi controlli di GranoSalus sul grano duro che arriva con le navi: ecco cosa ci fanno mangiare!

Con rispetto parlando, c’è chi parla – come fanno i due europarlamentari del Movimento 5 Stelle. E c’è chi agisce, come sta facendo Granosalus. E c’è ci organizza convegni: interessanti, per carità: ma fatti di parole.

Dopo di che le considerazioni emerse in questo convegno sono condivisibili:

“Cosa accade quando i controlli sono più severi in un Paese rispetto a un altro? – sottolinea Tiziana Beghin – Accade che le merci contraffatte entrano in Europa dalla dogana più permissiva, con una conseguente perdita di lavoro e di entrate per la dogana rigorosa, i cui sforzi saranno resi, oltretutto, vani dalla libera circolazione senza controlli delle merci in tutta l’area Ue. È il caso, ad esempio, dell’Italia, i cui rigorosi controlli anticontraffazione fanno preferire i porti del Nord Europa, dove si applicano procedure più blande. Le sanzioni doganali, infatti, variano a seconda del paese (da 200 a 50mila euro) e questa difformità nuoce al rispetto delle regole. Inoltre il periodo per vedere riconosciuta un’infrazione doganale oscilla tra gli 1 e i 30 anni a seconda dei vari Paesi”.

“Il rapporto Beghin – leggiamo sempre nel comunicato – nasce per cercare di capire l’impatto di questi fenomeni in termini di produzione, investimenti, integrità di mercato, effetti sulle finanze dello Stato e conseguenze occupazionali per tutte le categorie di lavoratori italiani ed europei che ruotano attorno al commercio e alle dogane. Con questo rapporto – spiega la deputata – si desidera anche indagare le eventuali opportunità dovute a una maggiore armonizzazione delle dogane e delle procedure in Europa, e proporre miglioramenti alla situazione attuale. Anche la lotta alla contraffazione riveste un ruolo fondamentale. Basti pensare che il commercio mondiale in prodotti contraffatti corrisponde al 2,5% del commercio mondiale – conclude Beghin –  una cifra corrispondente al PIL dell’Austria”.

Il report del #RapportoDogane sarà sottoposto alla Commissione Commercio dell’UE il 20 marzo 2017 e in Aula del Parlamento Europeo a Strasburgo nell’aprile 2017.

Ci chiediamo e chiediamo: cosa si aspettano gli eurodeputati grillini dalle istituzioni europee, che hanno approvato il trattato commerciale tra Unione Europea e Canada (il CETA), che si tradurrà nell’arrivo, in Europa, di un fiume di grano duro canadese coltivato nelle aree umide e fredde:

4 milioni di tonnellate di grano duro canadese ‘tossico’ pronto per essere esportato: indovinate dove…

cosa si aspettano gli europarlamentari grillini dalle istituzioni europee che impongono al nostro Paese di mangiare derivati del grano tossici, come potete leggere qui di seguito:

Grano duro, Saverio De Bonis: “L’UE non tutela la salute degli italiani”

cosa si aspettano dalle istituzioni europee che hanno detto sì all’invasione di olio d’oliva tunisino prodotto non si sa come:

Sì del Parlamento Europeo alla truffa dell’olio d’oliva ‘extra vergine’ tunisino

Insomma: pensare che l’attuale Unione Europea ci ‘protegga’ dalle contraffazioni non è un po’ tragicomico?

Andiamo al secondo argomento: le clientele portuali.

Catania sarà per i prossimi due anni la sede dell’Autorità di Sistema Portuale. Lo ha deciso il ministro Graziano Delrio, quello che, qualche anno fa, da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si è battuto – riuscendo nell’intento – per tagliare i fondi per le ferrovie del Sud. “Perché al Sud – questa è stata la motivazione che ha addotto – ci sono troppe rocce…”.

Da un personaggio del genere non poteva che arrivare una nomina politica anche in materia di porti. Il porto di Catania – città amministrata dal PD, con Enzo Bianco sindaco – ha scippato la nomina al porto di Augusta.

Il porto di Augusta è molto più importante del porto di Catania. Ma ad Augusta c’è un sindaco grillino, Cettina Di Pietro. Questa è la motivazione per la quale Delrio ha scelto Catania.

Sia chiaro: è una nomina che conta poco o nulla (in assenza di risorse è aria fritta e, magari, promesse di posti di lavoro da usare in campagna elettorale: vecchia politica). Come ha detto il sindaco di Augusta, la già citata Cettina Di Pietro, “al di là del contenitore è importate il contenuto. Avere una sede ad Augusta e poi non aver la gestione, lascerebbe il tempo che trova. Si può avere la sede provvisoria a Catania, ma ciò che è importante è che ci siano le persone giuste che lavorino nella struttura. E quando intendo giuste, mi riferisco ai termini della riforma che parla di professionalità e non sulla gestione politica che finora è stata fallimentare, almeno per Augusta” (qui potete leggere tutto l’articolo per esteso).

Che dire? Che il PD, che oggi governa la Sicilia – cosa che non è mai accaduta nella storia dell’Autonomia siciliana – oggi controlla tutto: Regione, la stragrande maggioranza dei Comuni, ex Province, tutto il sottogoverno – ‘rischiava’ di perdere giusto giusto la casella del “Sistema portuale del Mare di Sicilia Orientale”. Non sia mai! Così la poltrona è stata assegnata a Catania (cioè al PD e al sindaco Enzo Bianco: in vista di due campagne elettorali – le elezioni regionali di fine anno e le elezioni politiche nazionali del prossimo anno, con l’incognita di uno scioglimento anticipato delle Camere – tutto fa brodo.

Al PD siciliano è sfuggito – mannaggia! – il controllo dei porti di Messina, Milazzo, Tremestieri, che sono stati ‘ceduti’ all’Autorità dei Mari Tirreno Meridionale e Jonio e dello Stretto insieme ai porti di Gioia Tauro, Crotone (porto vecchio e nuovo), Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Si vede che i porti di Messina, Milazzo, Tremestieri sono più calabresi che siciliani…

 

 

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