Agroethica: “I giovani? Inneggiano alla rivoluzione ma alla fine non votano”

25 gennaio 2017

Cosa pensano i nostri giovani delle università siciliane? E della politica? Oggi diamo la parola a Giancarlo Rizza presidente di un’ associazione studentesca nata nel 2007 e legata alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo

Giancarlo Rizza, 23 anni, trapanese, nella foto, è il presidente di Agroethica, associazione studentesca nata nel 2007 e legata alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo.

Così come abbiamo già fatto con alcune associazioni e faremo in futuro, I Nuovi Vespri lo ha contattato per saperne di più sul lavoro svolto e sul rapporto tra i giovani e la politica.

Qual è la vostra attività a Unipa?

“Dalla sua Fondazione ad oggi, Agroethica si è sempre occupata degli studenti di Agraria, mettendoli in contatto con le eccellenze siciliane. Attraverso seminari, manifestazioni e corsi specifici, abbiamo integrato quella che era la preparazione di base offerta dall’università, arrivando così a formare degli agronomi multifunzionali dal punto di vista lavorativo e soprattutto personalità dotate di una certa etica professionale”.

I propositi per il 2017?

“Sempre gli stessi, continuare a integrare competenza e etica lavorativa agli studenti, così da formare giovani capaci di eccellere nel mondo del lavoro, e soprattutto metterli in contatto con le eccellenze presenti nel territorio”.

Cosa funziona ad Unipa?

La comunicazione docente – amministratore – studente in alcuni dipartimenti funziona, si veda ad esempio il dip. SAF (ex Facoltà di Agraria), dove al dialogo tra le parti è stata data la possibilità agli studenti di cimentarsi nell’apicoltura, con annessa produzione di miele targato Unipa e Agroethica”.

Cosa, invece, non va proprio?

Nel resto dell’Ateneo si registra una disorganizzazione generale, disorganizzazione registrata soprattutto tra le varie segreterie e i vari uffici. Gli studenti, infatti, si lamentano soprattutto della poca chiarezza che quest’ultimi offrono, poca chiarezza dovuta alla mancanza di un’adeguata istruzione da parte degli operatori. Altro problema ormai assodato da qualche anno è la drastica diminuzione dei fondi per la ricerca e per i singoli dipartimenti. Ciò influisce molto sull’apprezzabilità dei corsi di studio e sulla qualità della ricerca effettuata”.

Sempre più giovani lasciano il Sud per andare a studiare al Nord, che ne pensi? 

“È vero, ormai sono molti i giovani che abbandonano la propria terra natia per andare a studiare al centro o al nord, il tutto è dovuto, secondo me, alla poca appetibilità dei singoli corsi di studio. Lei sta parlando con una ragazzo che ha passato un anno a Torino e poi è sceso a Palermo e che, quindi, ha vissuto entrambe le realtà. Sia lo studente che la sua famiglia si fanno i conti in tasca e reputano che quasi a parità di spesa mensile conviene far andare i propri figli in una università più blasonata che tendenzialmente si trova al Nord e che offre sicuramente servizi migliori, nonché corsi di studi migliori. È per questo che i giovani preferiscono andare a studiare fuori, poi, ci sono alcuni ragazzi come me che si prodigano per cambiare fin dove possibile le cose e sperando di emergere in Sicilia”.

Qual è, a questo punto, la colpa della politica?

La politica, in particolare quella siciliana, manca di rispetto verso i giovani. Il governo regionale dovrebbe puntare sui giovani laureati, dovrebbe riconoscere le figure professionali. I giovani laureati dovrebbero andare a sostituire tutta quella classe dirigente che non ha i requisiti adatti al mantenimento della carica stessa. Da studente di scienze forestali le faccio un esempio: i forestali, i più qualificati, sono ex ‘muratori’ che non sono in grado di scrivere un piano di assestamento, ciò comporta mancati redditi derivanti da un sano utilizzo delle risorse forestali e ingenti danni dovuti a frane, alluvioni, che purtroppo in Sicilia sono all’ordine del giorno, che, poi, però potrebbero essere tranquillamente prevenuti, avendo a disposizione dei lavoratori professionalmente preparati”.

I giovani, però, potrebbero cambiare le cose… se votassero in massa, potrebbero scegliersi il proprio Presidente…

“Sostanzialmente i giovani vedono la politica come il male della società. In massa usano le solite frasi, inneggiano alla rivoluzione, al cambiamento ma alla fine non votano, sperando che tutto si risolva, sperando che qualcuno faccia il lavoro sporco per loro. Quindi, quando lei mi chiede che effetto mi fa la sua considerazione, io tranquillamente le dico che la cosa mi lascia indifferente, perché anche avendone la possibilità, i giovani non vogliono essere padroni della società, del loro futuro, quindi non resta che provare indifferenza e un po’ di compassione, per chi, pur avendone la possibilità, preferisce stare a guardare la Sicilia affondare”.

 

Ai 2 milioni e 200 Siciliani che alle regionali nel 2012 non hanno votato: solo voi potete cambiare la Sicilia!

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