Primarie nel centrodestra: sfida Musumeci-Lagalla? Ma c’è anche chi fa il nome di Giusy Savarino

9 gennaio 2017

Quest’ultima – Giusy Savarino – potrebbe spuntare come candidata alla presidenza della Regione condivisa da tutto il centrodestra. A questa soluzione si potrebbe arrivare se i partiti della coalizione di centrodestra non dovessero trovare la ‘quadra’ su come celebrare le primarie. Le scuse di Forza Italia per mettere fuori gioco Nello Musumeci. Le indiscrezioni su un Berlusconi che sarebbe deciso a ‘riconquistare’ la Sicilia

Primarie nel centrodestra siciliano per selezionare il candidato alla presidenza della Regione siciliana? Forse potrebbe essere questa la soluzione per sbloccare uno stallo che dura da mesi.

Chi non ha mai nascono la voglia di candidarsi è Nello Musumeci. Se tutto il centrodestra dell’Isola decidesse di votarlo, potrebbe essere uno dei candidati più forti delle elezioni regionali previste per il novembre di quest’anno. Ma il punto è proprio questo: i suoi alleati – da Forza Italia ai centristi – non lo vedono come loro candidato.

Due, grosso modo, le motivazioni per le quali i berlusconiani e centristi non vogliono Musumeci candidato alla presidenza della Regione.

La prima motivazione è legata al passato di Musumeci, esponente storico della destra siciliana, prima nel Movimento Sociale Italiano e poi in Alleanza Nazionale. Insomma, lo considerano un candidato troppo sbilanciato a destra.

La seconda motivazione è legata al fatto che alle elezioni regionali del 2012 Musumeci non sarebbe riuscito a convincere gli elettori del centrodestra siciliano a recarsi alle urne. In effetti, alle elezioni regionali di cinque anni fa la partecipazione degli elettori siciliani al voto è stata bassissima.

Entrambe le motivazioni possono essere facilmente confutate.

Nel primo caso – l’essere un esponente politico “troppo a destra” – presuppone che nel nostro Paese ci siano ancora una destra e una sinistra. Forse negli anni ’90 del secolo passato poteva essere ancora così: ma oggi queste differenze tra destra e sinistra sembrano molto sbiadite: basti pensate alle politiche del lavoro (e alle leggi: vedere Jobs Act) volute dal Governo Renzi.

Quanto alla destra, va detto che solo adesso Giorgia Meloni sta provando a ricostruire una forza politica che si richiama espressamente a questi valori: ma Musumeci non ha aderito al partito della Meloni.

La seconda motivazione è ancora più debole. E’ vero, infatti, che alle elezioni regionali del 2012 è stato registrata una bassissima partecipazione al voto da parte dei siciliani; ed è anche probabile che tanti siciliani che, nel novembre del 2012, non si sono recati alle urne erano elettori di centrodestra.

Ma va detto che la ‘nausea’ di tanti elettori siciliani di centrodestra – e il loro rifiuto di recarsi alle urne – non può certo essere addebitato a Musumeci, come oggi, cercano di far credere i dirigenti di Forza Italia.

Dobbiamo ricordare che alle elezioni regionali del 2008 Raffaele Lombardo venne eletto presidente della Regione dal centrodestra con quasi il 70% dei voti di lista. Ma quando si celebravano quelle elezioni-farsa (la candidata di centrosinistra che avrebbe dovuto essere alternativa a Lombardo – Anna Finocchiaro – praticamente non c’era: e il motivo risiedeva nel fatto che Lombardo ava già l’accordo con il centrosinistra per effettuare il ribaltone: cosa che è puntualmente avvenuta).

Nel ribaltone Lombardo di è trascinato un ‘pezzo’ di Forza Italia: ovvero Gianfranco Miccichè con un nutrito gruppo di parlamentari dell’Ars.

Miccichè e i suoi sono stati sbattuti fuori dalla Giunta solo nell’ultima parte della legislatura, solo perché il PD aveva ‘fame’ di poltrone.

Nel 2012, insomma, l’elettorato siciliano di centrodestra era sì ‘nauseato’, ma non sa Musumeci, ma da Lombardo e da Miccichè: e sono stati proprio Lombardo e Miccichè a organizzare la sconfitta di Musumeci spaccando il centrodestra siciliano per fare eleggere Rosario Crocetta: a questo è servita la candidatura alla presidenza della Regione di Miccichè: a togliere il 15% dei voti a Musumeci per farlo perdere.

Non solo. Siccome – nonostante la ‘pugnalata’ di Lombardo e Miccichè – Musumeci rischiava di vincere lo stesso, in sostegno di Crocetta sono dovuti intervenire il senatore Giuseppe Firrarello e Giuseppe Castiglione, che nel 2012 – con il probabile placet di Berlusconi e di Angelino Alfano – hanno ‘girato’ i propri voti di Catania e dintorni dal candidato di centrodestra (Musumeci) al candidato di centrosinistra.

Quanto questo sia vero lo dimostra il fatto che, poco tempo dopo, il ministro Alfano dava vita al Nuovo Centrodestra Democratico portandosi dietro – guarda che caso! – anche Firrarello e Castiglione (quest’ultimo, qualche settimana fa, è stato riconfermato sottosegretario all’Agricoltura del Governo Gentiloni).

Insomma, i rilievi che i ‘presunti’ alleati di Musumeci (belli come alleati: veramente!) muovono allo stesso Musumeci sono un po’ comici. Qual è la verità, allora?

La verità è che Musumeci non è gradito a Forza Italia e ai centristi. Perché, da eventuale presidente della Regione, impedirebbe ai berlusconiani e ai centristi di fare quello che hanno fatto quando hanno amministrato la Regione: i fattacci propri (la dizione esatta sarebbe un’altra…).

E’ per questo che, da ottobre, nel centrodestra siciliano tutto è bloccato. Ed è per questo che Musumeci ha provato a sbloccare la situazione lanciando la proposta delle primarie del centrodestra: proposta non facilmente percorribile e rischiosa per lo stesso Musumeci. Vediamo di illustrare il perché.

Finora le primarie le ha organizzate il centrosinistra. E ha potuto farlo perché questo schieramento politico ha il proprio baricentro in un partito – il PD – che è presente in tutta l’Italia. Vero è che chi vota alle primarie paga (da uno a due Euro): soldi che servono per pagare i costi della consultazione.

Ma il centrosinistra ha sedi in tutta l’Italia e le primarie, con un po’ di organizzazione e un po’ di buona volontà le organizza senza problemi.

Ma il centrodestra è cosa molto diversa. Lo stesso partito attorno al quale dovrebbe ruotare l’organizzazione – Forza Italia – è sempre stato un partito ‘padronale’, dove Berlusconi ci mette i soldi e comanda. Nessuno ha mai visto un congresso provinciale o regionale di Forza Italia. A decidere tutto è il ‘padrone’.

Che significa questo? Che nelle ‘articolazioni’ regionali, provinciali e cittadine Forza Italia è un partito ‘liquido’, privo di organizzazione.

Chi dovrebbe organizzare queste primarie in Sicilia? Certo, gli elettori di centrodestra pagherebbero (forse). Ma chi dovrebbe anticipare i soldi per mettere su i gazebo nei circa 400 Comuni siciliani? E poi con quali regole celebrare le primarie?

I soldi dovrebbe tirarli fuori Berlusconi. Si sussurra, infatti, che l’ex Cavaliere avrebbe deciso di ripiombare in Sicilia, sia per le elezioni regionali, sia – soprattutto – per le elezioni comunali di Palermo.

Si tratta di un’indiscrezione. Se ciò risponda al vero si vedrà nelle prossime settimane. Se il centrodestra siciliano, bene o male, riuscirà a organizzare i gazebo per le primarie, ebbene, questo avverrà perché l’ex Cavaliere ci avrà messo del suo (cioè i soldi). Viceversa…

Se Forza Italia e i centristi – nel caso in cui si dovessero celebrare le primarie – si dovessero coalizzare per ‘inchiummare’ (leggere battere) Musumeci, con molta probabilità potrebbero anche riuscirsi.

E allora? Su come organizzare le primarie del centrodestra siciliano – e su quali regole seguire (per evitare, ad esempio, quello che si è verificato con le primarie del centrosinistra di Palermo della primavera del 2012, quando tutta la vecchia partitocrazia si è mobilitata per fare perdere la candidata a sindaco, Rita Borsellino) – sembra stiano lavorando il parlamentare di Forza Italia, Marco Falcone, e l’ex sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli.

Un altro possibile candidato alle primarie del centrodestra potrebbe essere Roberto Lagalla, docente presso la facoltà di Medicina di Palermo, già rettore della stessa università e già assessore regionale alla Sanità, protagonista del Piano di rientro dal deficit della stessa sanità siciliana.

Sulla propria pagina facebook Lagalla scrive:

“Più volte, in queste settimane, da parte dell’On. Musumeci, viene richiamato il ricorso alle primarie per l’individuazione dei candidati alla presidenza della Regione. Si tratta di una significativa scelta di metodo che, se largamente aperta, rende protagonisti i cittadini e consente di recuperare un protagonismo civico che superi le rendite di posizione politica, come quella recentemente rivendicata dal Presidente Crocetta”.

Ma non è detto che il centrodestra trovi la ‘quadra’ sulle primarie. Non è da escludere che questo schieramento opti per una soluzione politica. La soluzione potrebbe essere una candidatura che metta d’accordo tutti: Forza Italia, Musumeci e i centristi. In questo scenario, già da tempo, si fa il nome di Giusy Savarino, avvocato, già parlamentare regionale nella legislatura 2001-2006, quando era vicina a Totò Cuffaro.

Giusy Savarino, tra i fondatori di #DiventeràBellissima, il movimento che fa capo a Musumeci, viene dal mondo cattolico e potrebbe mettere d’accordo i centristi. E magari anche Forza Italia.

 

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