Il 2017 in Sicilia si apre con la siccità: è vera o la “Situazione è grave ma non seria”?

2 gennaio 2017

Da questa settimana, a Palermo, acqua razionata. E problemi anche nel resto dell’Isola. Che fine ha fatto tutta l’acqua piovuta dal cielo a novembre a a dicembre? Abbiamo già dimenticato le inondazioni di Catania, Acireale, Giardini Naxos, Taormina e Letojanni, Siracusa, Ragusa, Agrigento, Sciacca, Ribera, Bivona, Lucca Sicula, Caltabellotta, Cianciana, Licata e via continuando? Come può una regione con 46 dighe artificiali, 6 laghetti naturali, più i fiumi (alcuni di questi un mese fa in piena) restare a secco? Cosa c’è sotto questa storia della ‘siccità’?

Il 2017, in Sicilia, si apre con la siccità. Da questa settimana, a Palermo, acqua razionata. E problemi anche nel resto dell’Isola. Possibile?

“La situazione è grave ma non seria”, si potrebbe dire citando Ennio Flaiano.

Infatti, dal 2002, a causa di un guasto alla condotta idrica di Scillato, 600 litri di acqua al secondo, invece di arrivare a Palermo, finiscono in mare. Da allora ad oggi Regione siciliana, ex Provincia di Palermo, AMAP (società controllata dal Comune di Palermo) non sono riuscite a venire a capo di questo guasto (come potete leggere qui).

Il problema della siccità – ci dicono sempre le solite ‘autorità’ (quelle che non sono riuscite a riparare il guasto lungo la condotta idrica di Scillato) – riguarda quasi tutta la Sicilia.

Tutta la Sicilia con l’acqua dei rubinetti razionata?

E che fine ha fatto l’acqua piovuta dal cielo che il 25 novembre scorso ha travolto Giardini Naxos? Pensate: 100 millimetri di acqua lungo il litorale compreso tra Giardini Naxos, Taormina e Letojanni (come potete vedere qui).

Che fine ha fatto l’acqua che – sempre il 25 novembre – ha inondato mezza provincia di Agrigento, tra Sciacca, Ribera, Bivona, Lucca Sicula, Caltabellotta, Cianciana? Quasi 200 millimetri di acqua caduta dal cielo (come potete leggere qui). Dov’è finita l’acqua dei fiumi Verdura e Magazzolo?

Se non ricordiamo male, la settimana prima, per la precisione il 19 novembre, Licata – altra cittadina della provincia di Agrigento – non era diventata, per un giorno, la “Venezia della Sicilia” (come potete leggere e vedere qui)? Anche l’acqua caduta a Licata si è persa?

Che fine ha fatto tutta l’acqua che è caduta a Catania lo scorso 6 dicembre? Ricordiamo che a Catania e dintorni ha piovuto per tre giorni di seguito: 300 millimetri di acqua!

Di quei giorni ricordiamo il bollettino di meteoweb (che potete legge qui per esteso):

“Nel pomeriggio ha ripreso a piovere in modo molto pesante ad Acireale, dove già stamattina erano caduti 140mm di pioggia: adesso siamo a 207mm giornalieri e la pioggia non accenna a diminuire. Ma sta diluviando in tutto l’hinterland etneo, a Catania e in provincia: abbiamo 181mm a Canalicchio, 175mm a San Giovanni La Punta Nord, 173mm a Trappeto, 166mm a San Gregorio, 152mm a Trecastagni, 131mm a Valverde, 94mm a San Giovanni Galermo, 75mm a Pedara, 66mm a Mascalucia, 62mm a Nicolosi, 46mm a Linguaglossa, 40mm a Nunziata di Mascali, 39mm a Sant’Agata Li Battiati, 38mm a Belpasso, 34mm a Catania Ognina, 31mm ad Acitrezza”.

Sempre il 6 dicembre, su strettoweb.com si leggeva:

“ll maltempo che da ieri sta colpendo la Sicilia meridionale e orientale si è pesantemente intensificato stamattina con violenti nubifragi tra le province di Catania, Siracusa, Ragusa e Agrigento. Le località più colpite sono state fino al momento Acireale nel Catanese e Augusta nel Siracusano. In modo particolare, ad Augusta sono caduti oltre 160 mm di pioggia soltanto stamattina, ma già ieri mattina si erano verificati violenti nubifragi con oltre 100 mm di pioggia e soprattutto tra oggi pomeriggio e domani sono previste ulteriori piogge alluvionali con accumuli ancor più significativi. La città è già alluvionata, come possiamo osservare nelle immagini a corredo dell’articolo tutte di stamattina”.

Se ci riflettiamo, solo con queste piogge si sarebbero potute riempire tutte le dighe della Sicilia!

Sapere perché diciamo questo? Perché alla fine degli anni ’80 del secolo passato il Governo regionale, retto all’epoca da Rino Nicolosi, programmò, finanziò e appaltò le opere per le cosiddette interconnessioni idriche. Tutte le dighe siciliane interconnesse tra loro. Per fare in modo che l’acqua che cadeva dal cielo nella Sicilia orientale andasse ad alimentare le dighe della Sicilia occidentale. E viceversa.

Insomma, le piogge non sono mancate. Ma l’acqua – fa sapere il Governo regionale – manca lo stesso.

Forse in Sicilia non ci sono dighe artificiali? A noi risulta che di invasi artificiali, in Sicilia, ce ne sono tanti.

Se non ricordiamo male, in provincia di Agrigento – la provincia che, lo scorso novembre, è stata colpita da un nubifragio – ci sono le seguenti dighe artificiali:

la diga Arancio, tra Sambuca di Sicilia e Sciacca,

la diga Castello, tra Bivona e Alessandra della Rocca;

il Favara di Burgio);

la diga Furore a Naro;

la diga San Giovanni, sempre a Naro;

la diga Gibbesi, tra Naro e Sommatino;

la diga Gorgo a Montallegro.

Anche in provincia di Caltanissetta, considerata tradizionalmente una zona arida, non mancano le dighe artificiali:

la diga artificiale Cimia, a Niscemi;

la diga Comunelli, a Butera;

la diga Disueri, a Gela.

In provincia di Caltanissetta ci sono anche ci sono anche due laghi naturali:

il Biviere di Gela e il lago Soprano, a Serradifalco.

In provincia di Catania abbiamo le seguenti dighe artificiali:

la diga Gurrida, a Randazzo;

la diga Dirillo, a Licodia Eubea;

la diga Naftìa, a Palagonia;

e la diga Ponte Barca, a Paternò.

Ad Enna ci sono le seguenti dighe artificiali:

la diga Ancipa, fra Troina e Cesarò;

la diga artificiale di Nicoletti, a Leonforte;

la diga Ogliastro-Don Sturzo, tra Aidone e Ramacca;

la diga Olivo, a Piazza Armerina;

la diga Pozzillo, a Regalbuto;

la diga Sciaguana, tra Agira e Regalbuto);

la diga di Villarosa.

In più, ad Enna, e precisamente a Pergusa, c’è il lago naturale di Pergusa.

In provincia di Messina si contano i seguenti invasi artificiali:

il Biviere di Cesarò;

la diga di Maulazzo, sempre a Cesarò;

la diga Cartolari Liperni, a Tortorici;

la diga Trearie, fra Tortorici e Randazzo.

Nel Messinese ci soni anche i laghi naturali di Ganzirri e Faro.

A Palermo e provincia, con le dighe artificiali, c’è da confondersi:

c’è la diga Fanaco, a Castronuovo di Sicilia;

la diga di Gammauta, fra Palazzo Adriano e Chiusa Sclafani;

la diga Garcia, tra Monreale, Roccamena e Contessa Entellina;

la Guadalami, tra Piana degli Albanesi e Monreale;

la diga di Piana, a Piana degli Albanesi;

la diga Piana del Leone, tra Castronovo di Sicilia e Prizzi;

la diga Poma, a Partitico;

la diga Prizzi, a Prizzi;

la diga Rosamarina, a Caccamo;

la diga Scanzano, tra Monreale, Piana degli Albanesi e Marineo.

A Ragusa abbiamo la diga di Santa Rosalia.

In provincia di Siracusa ci sono le seguenti dighe artificiali:

il Biviere di Lentini;

la diga Fiumara Grande, a Melilli;

la diga Mulinello, sempre a Melilli;

la diga Monte Cavallaro, a Priolo Gargallo;

la diga Ponte Diddino, sempre a Priolo Gargallo;

la diga Vasca Ogliastro, ad Augusta.

in provincia di Trapani ci sono le seguenti dighe artificiali:

la diga di Paceco, a Paceco;

la diga Rubino, a Trapani;

la diga Trinità, a Castelvetrano;

la diga Zafferana, a Trapani.

A questi si aggiungono due laghetti naturali:

il lago di Preola, a Mazara del Vallo;

lo Specchio di Venere, nell’isola di Pantelleria.

La storia di tutte queste dighe le trovate in uno volume curato da Legambiente Sicilia, disponibile anche on line (che potete leggere qui).

Fatti i conti, in Sicilia, tra dighe artificiali e piccoli laghi naturali, arriviamo a 52. Più l’acqua di qualche fiume (non tutti i fiumi della Sicilia sono scomparsi).

Se mettiamo insieme le dighe artificiali, i laghetti naturali, i fiumi e le copiose precipitazioni registrate in Sicilia da novembre e dicembre (sono temporali veri e non ‘bufale’: lo diciamo per tranquillizzare il numero uno dell’Antitrust, il professore Giovanni Pitruzzella, in queste ore ‘costernato’ dalla presenza delle ‘bufale’ nella rete…) viene da chiedersi:

com’è possibile che la nostra Isola sia rimasta senz’acqua?

Non è che la ‘bufala’ è la siccità?

Ah, ci stavamo dimenticando della frana di Caltabiano, che sta creando un sacco di problemi a Messina. Ricordate? Il 5 novembre scorso il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con proprio, enorme disappunto fa sapere che, in ‘cassa’, non ci sono i 2 milioni di Euro per realizzare il by-pass lungo la condotta Fiumefreddo (come potete leggere qui).

Peccato che, negli stessi giorni l’Assemblea regionale siciliana trovava oltre 130 milioni di Euro per pagare debiti fuori Bilancio dei quali non si sa nemmeno in quali tasche siano finiti! E poi altri 100 milioni di Euro ancora – siamo già a dicembre dello scorso anno – per altri debiti fuori Bilancio.

Ma come, per riparare la condotta e portare l’acqua a Messina non si trovano 2 milioni di Euro e, nelle stesse ore, spuntano 200 milioni di Euro per i debiti fuori Bilancio? E meno male che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è di Messina e vorrebbe – addirittura! – farsi eleggere sindaco di Messina, altrimenti…

E che dire del vice capogruppo del PD all’Ars, Giovanni Panepinto, che il 28 novembre, mentre nella provincia dove viene eletto – Agrigento – si contano i danni dell’alluvione dichiara:

“Già nella stessa giornata del 25 novembre è arrivata la solidarietà del presidente Crocetta e del Governo regionale ora serve un coordinamento e l’invio di uomini e mezzi nei luoghi del disastro”.

Abbiamo il laico dubbio, onorevole Panepinto, che in Sicilia il vero disastro sia rappresentato dal Governo regionale che, con 52 tra dighe artificiali e laghetti, fiumi e piogge è riuscito a lasciare la Sicilia senz’acqua…

O forse, dietro questa sceneggiata, c’è qualche altra cosa?

 

 

 

 

 

 

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