Il glutine? E’ un problema. Ma è con il mais OGM che il glifosato può invadere le nostre tavole

30 dicembre 2016

Vi raccontiamo come, a partire dal mais, questo veleno – il glifosato – può arrivare nella carne, nei formaggi, nelle uova e anche nel pane, nella pasta e nelle farine di mais. Il ruolo della genetica e, in particolare, degli OGM. La necessità che, in un futuro che non può essere lontano i controlli sulla pasta annunciati da GranoSalus vengano estesi a una vasta gamma di prodotti. E’ l’unica via per tutelare la nostra salute

Si vanno sempre più diffondendo negozi che vendono pane, pasta, dolci e perfino pizze senza glutine. Questo mercato non è legato, tanto, alla presenza di persone affette da Celiachia, malattia che, da sola, non giustificherebbe tali investimenti in questo particolare segmento commerciale. La presenza di punti vendita di derivati del grano senza glutine, con molta probabilità, è dovuta alla grande diffusione di un’altra patologia, simile alla Celiachia. la Gluten sensitivity, malattia che, nel passato, è stata spesso scambiata con la già citata Celiachia.

Questo blog ha più volte approfondito i problemi legati a questa patologia.

Qui di seguito ne parla il professore Alessio Fasano, che di questa malattia è una delle autorità mondiali:

Tutto quello che dobbiamo sapere sul glutine, dalla celiachia alla Gluten sensitivity

In questo secondo articolo il micologo Andrea Di Benedetto illustra i legami che ci sono tra le micotossine contenute nel grano duro canadese e i problemi creati dal glutine:

“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”

Oggi noi vogliamo sottolineare un aspetto che ci sembra importante. Con la premessa che è giusto porre grande attenzione al glutine: e ancora più giusto è che chi ha maturato una sensibilità al glutine si alimenti con derivati del grano e, in generale, con derivati dei cereali privi di glutine.

Ciò posto, va detto che, oggi, i problemi legati al grano duro non sono solo il frutto della presenza, spesso in eccesso, di questa sostanza proteica, cioè del glutine.

Il grano duro che arriva dall’estero – soprattutto dal Canada – presenta altri due problemi: la presenza di glifosato e la presenza della micotossina DON.

Cosa vogliamo dire con questo? Semplice: che l’acquisto di derivati del grano duro e, in generale, di derivati cerealicoli privi di glutine non risolve il problema. A meno che i consumatori non abbiano la certezza di acquistare prodotti privi di glifosato e micotossine DON.

Ma oggi questa certezza non c’è. Nelle scorse settimane il Governo nazionale ha varato un decreto che prevede l’obbligo di indicare la provenienza del grano. Provvedimento importante, che deve passare ancora dal vaglio dell’Unione Europea, dal momento che il nostro non è più un Paese libero di difendere i propri consumatori. Sì, anche per mettere un’etichetta, per esempio nei pacchi di pasta, dobbiamo chiedere il permesso all’Unione Europea! Questa è la realtà.

Sappiamo già che la grande industria della pasta ha già detto no all’obbligo dell’etichetta per indicare la provenienza del grano (come potete leggere qui). E siamo proprio curiosi di sapere quando l’Unione Europea si pronuncerà su questo tema. E se – ad esempio – i parlamentari europei eletti nel Sud Italia condurranno una battaglia politica in favore del decreto adottato dal Governo italiano.

Oggi, però, il tema che vogliamo affrontare è un altro. Abbiamo già detto che il glutine non è il solo problema del grano e, come vedremo, di qualche altro cereale. Nell’intervista a Di Benedetto che abbiamo citato si parla dei problemi creati dalla micotossina DON. Ora vogliamo focalizzare l’attenzione dei nostri lettori sul glifosato.

I nostri lettori conoscono l’argomento, perché l’abbiamo trattato più volte trattato, come nel caso del seguente articolo:

E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

Qualche nostro lettore è rimasto stupito dal contenuto di un articolo che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi. E’ un articolo che racconta di presenza di tracce di glifosato nei vaccini per i bambini (come potete leggere qui).

Non c’è da rimanere stupiti, purtroppo. perché il glifosato, oltre che essere utilizzato nelle piantagioni di grano è anche utilizzato nelle piantagioni di mais.

Per il mais, anzi, va in scena, ormai da tempo, un connubio tra agricoltura e grani multinazionali dell’industria.

Esistono cultivar – o varietà – di mais, selezionate con il miglioramento genetico e con il ricorso ai cosiddetti OGM (Organismi Geneticamente Modificati) che sono in grado di resistere al glifosato.

Per dirla con parole semplici, le irrorazioni con glifosato – che in alcune aree del mondo vengono effettuate con l’ausilio di aerei – uccidono tutte le cosiddette “malerbe” (cioè le piante creano problemi alla crescita del mais), ma non uccidono le piante di mais che, grazie a manipolazioni genetiche, resistono a questi veleni.

Ovviamente, questo mai presenta tracce di glifosato. Così questo veleno finisce sulle tavole di chi mangia i derivati del mais: i pop-corn, la polenta, il mais che va nelle insalate, ma anche nel pane, nella pasta e nelle farine di mais.

Nessuno vuole demonizzare questi prodotti: ma va da sé che il consumatore, per essere sicuro di cosa porta in tavola, oltre all’etichetta (con l’indicazione della provenienza del mais: e, soprattutto, con la specificazione se si tratta o meno di mais OGM), deve essere rassicurato da rigorosi controlli successivi.

Qui ritorna la battaglia che sta conducendo GranoSalus, l’associazione che raccoglie produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori che si propone, a partire dal prossimo anno, di effettuare i controlli sulla pasta. per far conoscere ai cittadini che cosa c’è nella pasta che mangiano. Cosa molto importante, perché noi, nel Sud Italia, consumiamo molta più pasta rispetto al Nord Italia e al resto dell’Europa, come racconta nel seguente articolo il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis:

Grano duro, Saverio De Bonis: “L’UE non tutela la salute degli italiani”

Ma, soprattutto con il mais, i problemi non sono solo diretti. Il mai viene utilizzato nell’alimentazione di molti animali di allevamento: a cominciare dai bovini e dai maiali. Che significa questo? Che se contiene glifosato, questo veleno si trasferisce nella carne, nel latte, nei formaggi (e, se viene utilizzato nell’alimentazione delle galline, anche nelle uova).

Come possiamo notare, il glifosato – attraverso il mais – può invadere la catena alimentare.

Non ci si deve stupire, allora, se il glifosato è arrivato nei vaccini: perché ci sono vaccini che vengono prodotti con il sangue dei maiali.

Tutto questo ci porta ad affermare che il metodo dei controlli che GranoSalus sta lanciando per la pasta, in un futuro possibilmente immediato, dovrà interessare una grande mole di prodotti alimentari che finiscono sulle nostre tavole.

A che serve bloccare in Europa l’uso di mais OGM in Europa se poi sulle nostre tavole arriva la carne alimentata con mais OGM in chissà quali Paesi del mondo? La globalizzazione dell’economia non si può fermare, ma i controlli sui prodotti si possono effettuare.

Un discorso che riguarda anche i formaggi, le uova e via continuando.

 

 

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