Anche sulle nomine Crocetta è il peggiore tra i presidenti delle Regioni italiane

7 novembre 2016

di Lino Buscemi

Dopo quattro anni di Non-Governo crocettiano, dobbiamo ammettere che la fame di poltrone dell’attuale presidente della Giunta regionale è uguale, se non peggiore, della fame di chi l’ha preceduto, da Raffaele Lombardo a Totò Cuffaro. Come Renzi – ormai noto agl’italiani per le sue bugie – anche Crocetta aveva promesso una ‘moralizzazione’ nelle nomine di sottogoverno: un Albo che, finora, nessuno ha visto   

Tutti gli organi d’informazione isolani hanno riportato la notizia della “lite”, scoppiata alcuni giorni fa, nella sala riunione della Giunta regionale a Palazzo d’Orlèans, fra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e alcuni assessori. Oggetto del contendere, la proposta di nomina, avanzata dallo stesso Crocetta, del suo consulente ed amico Sami Ben Abdelaali, a presidente dell’IRCAC (Istituto Regionale per il Credito alle Cooperative) da oltre un decennio retto da un commissario straordinario, non estraneo al sistema politico siciliano di ieri e di oggi. L’agitata querelle, per ora, ha determinato il rinvio della nomina a “tempi migliori”, ovvero quando sarà trovata la “quadra” sulle nomine da spartire fra i cosiddetti partiti, i gruppi di potere e i rissosi assessori.

Perché, sia chiaro, i motivi della “lite” non hanno nulla a che vedere con l’assenza di un minimo di etica pubblica, di buon governo e di procedure di scelta pubbliche e trasparenti. Bensì riguardano, solo ed esclusivamente, le immotivate “chiusure” presidenziali che hanno impedito di procedere, contestualmente, a riempire tutte le numerose postazioni, “vuote”, del variegato e ben retribuito sottogoverno regionale. Postazioni sulle quali, da tempo, i partiti della farlocca maggioranza all’Ars (e i singoli assessori) intendono piazzare propri uomini e servili seguaci.

Quella di Crocetta, inoltre, non è affatto un’azione di sana amministrazione volta ad impedire lottizzazioni o il selvaggio assalto alla “diligenza”. Dopo quattro anni di non-governo crocettiano, bisogna prendere atto che la “fame “di poltrone  (e la loro relativa deleteria occupazione) è identica, se non peggiore, di quella che ha contraddistinto le Giunte di Totò Cuffaro e di Raffaele Lombardo. La musica non è cambiata per niente e la “rivoluzione” dell’ex sindaco di Gela (e di chi lo sponsorizza), fatta di “chiacchiere” e grottesca demagogia, si è rivelata qualcosa di più del mal governo e del “tiriamo a campare”.

Del resto, basta vedere, con riferimento al gradimento, quale posizione (l’ultima !) occupa l’on.Crocetta nella graduatoria dei presidenti di Regione. A conferma dei suoi reali intendimenti, in materia di nomine, Crocetta, emulando spocchiosamente i suoi predecessori, non intende innovare nessuna prassi. E, tanto per cambiare (si fa per dire ), con la collaborazione della fidata ed inamovibile (malgrado inchieste e una pesante definitiva condanna inflitta dalla Corte dei Conti ) dott.ssa Monterosso , ha “piazzato” alla presidenza dell’Irfis un soggetto che, ai tempi dei suoi predecessori ,era già accreditato consulente o esperto, ben retribuito, di qualche assessore regionale. Qualche giorno prima, a quanto pare, per la tredicesima volta, era stato riconfermato commissario straordinario dell’esangue ESA un ex deputato regionale, con interessi elettorali nel Messinese e molto vicino  al gruppo di potere dominante.

Le nomine, naturalmente, hanno suscitato nel mondo politico qualche disappunto e, sottotraccia, mugugni vari, i quali, certamente, non aiutano a rasserenare il già conflittuale “clima” nei Palazzi della Regione. Anzi, dopo la “lite” in Giunta, le fibrillazioni sono aumentate d’intensità (senza esagerazione, a dire il vero) con la conseguenza che l’immobilismo, politico e legislativo, è sotto gli occhi di tutti.

Notizie, dunque, poco rassicuranti che ormai ci accompagneranno fino alla primavera 2017, quando i siciliani saranno chiamati a scegliere il nuovo presidente della Regione e a rinnovare l’Ars. Intanto, il debito pubblico regionale aumenta; la recessione e la disoccupazione crescono a dismisura; i servizi pubblici languono; la malasanità regna sovrana; trasporti e viabilità rendono difficile la mobilità dei siciliani; le clientele e la cattiva amministrazione avvelenano i rapporti sociali e determinano diffusa sfiducia e rabbia nella popolazione.

La “partita“ delle nomine si gioca in questo non felice contesto e non sembra appassionare nessuno, tranne, ovviamente, i diretti interessati preoccupati più di “occupare” enti e società che governare la Sicilia per tentare di farla uscire dalle “sabbie mobili” in cui è stata irresponsabilmente cacciata. Nondimeno, non sfugge ai più che affrontare la questione, importantissima, degli assetti degli organi di amministrazione di enti, istituti e società partecipate della Regione, con una visione lontanissima dalla intollerabile “spartizione”, è diventata una esigenza prioritaria. Occorre nominare in maniera trasparente, abiurando ciò che resta del manuale Cencelli, personalità competenti ed indipendenti (con solido curriculum vitae e professionale) in grado di risanare, finanziariamente ed organizzativamente, enti e società per trasformarli da “stipendifici” e luoghi privilegiati in volano di crescita dell’economia regionale.

Il percorso è obbligato, perché fra qualche mese non ci saranno più quattrini né per finanziare le spese (obbligatorie e non) della Regione, né per mantenere i carrozzoni del sottopotere dove sistemare, con insistenza, precari privilegiati, politici “trombati”, amici e sodali del cerchio magico. E’ necessaria, dunque, una rigorosa ed intensa attività di risanamento (e di razionalizzazione), senza la quale il futuro per tali centri di spesa sarà pieno di incognite e dall’incerto approdo.

Bisogna, pertanto, che Crocetta e i suoi sponsor si convincano in extremis che, almeno sul punto, anche violentando le bramosie di potere, devono, quantomeno a tutela dell’interesse pubblico, cambiare metodi e comportamenti nella scelta dei soggetti che devono amministrare strutture pubbliche costose il cui “peso” è sostenuto, quasi interamente, dalla generosa mamma-Regione.

Del resto, se non ricordiamo male, non è stato proprio il presidente Crocetta, appena insediato, ad affermare che lui le nomine le avrebbe effettuate, a differenza di altri, nel rispetto della massima pubblicità ed autonomia scegliendo soggetti competenti facenti parte di un apposito Albo che, in breve tempo, avrebbe istituito? Allora, anche se con ritardo e senza Albo, dimostri che un barlume di coerenza politica gli è rimasto ed agisca di conseguenza. Almeno così potrà coltivare la speranza di recuperare qualche punto in quella graduatoria che ormai, da molto tempo, lo inchioda, in quanto a gradimento, tra i peggiori presidenti di Regione del nostro Paese. Non sappiamo per lui, ma a noi siciliani, di qualsiasi orientamento politico, una simile “collocazione” provoca  immenso disagio e, forse, qualcosa di più.

 

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