Grando duro, Pottino: “Le industrie ci raggirano col finto Made in Italy”

28 settembre 2016

Una chiacchierata con il leader di Confagricoltura Sicilia sul tema più scottante del momento: la crisi del grano, i veleni contenuti in quello importato, la pasta spacciata come prodotto italiano, le normative europee, la battaglia da condurre a Buxelles e la guerra che “solo i consumatori potranno vincere come è successo con l’olio di Palma”…

“La crisi del grano duro siciliano resta gravissima e le iniziative annunciate sono rimaste quasi tutte sulla carta”. A parlare con inuovivespri.it è Ettore Pottino, presidente della Confagricoltura siciliana che non nasconde il suo sconforto:

“Ci sentiamo accerchiati, attaccati su tutti i fronti, si parla del problema, ma poi le soluzioni non arrivano.  Presso le nostre sedi provinciali  giungono quotidianamente numerose richieste di consigli e pareri sulle varietà cerealicole da coltivare per non incappare in una nuova disfatta economica. Domande a cui non sappiamo dare risposte attendibili a causa di uno scenario economico complesso e per la mancanza di valide tutele comunitarie in grado di garantire un livello minimo di reddito”.

Ma quali potrebbero essere le soluzioni?

“Certamente si tratta di un problema complesso e lo sappiamo, ma bisogna agire subito. La prima cosa da fare per risolvere davvero la crisi sarebbe quella di non considerare più il grano una commodity dove conta solo la disponibilità e sulla quale si specula. Da questo dipende l’eccessiva volatilità dei prezzi ed è anche difficile risalire ai manovratori di questi processi. Il grano- sottolinea Pottino- è un prodotto legato al territorio che lo produce dove la qualità conta e come. Un po’ come succede con il terroir dei vini”. 

“Il grano meridionale è di una qualità eccellente e non può essere paragonato a grani di altri Paesi dove, peraltro, si usano sostanze tossiche come il glifosato per fare maturare la pianta (non come semplice diserbante, ndr). Il grano meridionale è del tutto privo di micotossine e non regge neanche il discorso che fanno le industrie sulle proteine contenute nei grani esteri, perché quelle servono solo a garantire l’elasticità dell’impasto. E’ una esigenza delle industrie che non porta qualità”.

pottinoE parlando di industrie, si arriva alla nota più dolente:

“Servirebbe un patto con le industrie agroalimentari per rilanciare la nostra agricoltura e ne trarrebbero vantaggio anche loro. I signori della Barilla o delle altre industrie – osserva Pottino- in questo momento, praticamente, raggirano i consumatori. Puntano tutto sul brand Made in Italy ma dove è il made in Italy quando, poi, nella pasta prodotta, non c’è il grano Made in Italy? Dovrebbero farsi un esame di coscienza e se vogliono farsi portavoce del brand italiano lo facciano, ma sul serio. E non si trincerino dietro il fatto che la quantità di glifosato e micotossine del grano importato è nei limiti imposti dalle norme, perché, intanto, resta il problema dell’abuso del brand Made in Italy e poi, che motivo c’è di usare prodotti che contengono veleni? Anche se fossero in dosi minime, perché usarli quando il Sud Italia produce grano di ottima qualità? E’ un caso, forse, che negli ultimi 20 anni siano esplose allergie e intolleranze”?

A questo punto, ricordiamo che, recentemente, il Governo italiano ha vietato in Italia l’uso del glifosato come disseccante ma, ancora prima di formulare la nostra domanda Pottino ci risponde: “Vietarlo in Italia e poi importare grano da quei Paesi che lo usano, serve a poco. Certamente a livello europeo la battaglia diventa difficile, perché l’Ue non può imporre ai Paesi che lo usano di non farlo, né alle industrie di non importare grano da dove vogliono. Questa battaglia può essere vinta solo dai consumatori come hanno già fatto con l’olio di palma che sta sparendo da molti prodotti in commercio grazie alle loro pressioni”. 

Dunque, la gente. La battaglia dal basso. Ma, allora, a cosa serve la deputazione dei parlamentari europei a Bruxelles?

“Devo dire che anche lì qualcosa sta cambiando. Eurodeputati come Giovanni La Via, Ignazio Corrao e Michela Giuffrida si stanno facendo carico delle nostre battaglie. Ma restano una minoranza. E’ l’Europa che deve capire che distruggere la nostra agricoltura, alla lunga, produrrà un danno a tutta l’Unione. Un’agricoltura forte rende tutta l’economia forte. Come scriveva Ferdinando Galiani (economista del 1700, ndr) ogni Paese che vuole essere forte non può rinunciare a due asset fondamentali: cibo ed energia e questo vale anche per l’Unione”.

Di questo tema i siamo occupati ampiamente (qui sotto trovate alcuni articoli sul tema) e lo faremo anche nel corso di una sessione del convegno che l’associazione I Nuovi Vespri sta organizzando per il prossimo 15 Ottobre a Palermo  ,a partire dalle 9.30, al Teatro Jolly (via Domenico Costantino 54, stazione Notarbartolo) e al quale interverrà, tra gli altri, il Presidente del Comitato GranoSalus, Saverio De Bonis.

Siete tutti invitati. 

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