Partinico, dopo la distilleria Bertolino è pronto l’inceneritore di rifiuti targato PD

19 settembre 2016

“Un ammasso formato da palazzinari e speculatori”. Così il segretario provinciale di Rifondazione comunista di Palermo, Vincenzo Fumetta, definisce il PD di Partinico. In effetti, quello che sta combinando la giunta comunale di questa cittadina a guida del Partito Democratico è incredibile: cambi di destinazione d’uso di terreni e il progetto di un inquinante inceneritore di rifiuti. Il tutto all’ombra della potente famiglia Bertolino che, da decenni, detta legge con la gestione della distilleria più grande d’Europa…

Da decenni Partinico è ostaggio della più grande distilleria d’Europa, di proprietà della potente famiglia Bertolino. da decenni, senza grandi successi, gli ambientalisti provano a liberare questa cittadina dall’inquinamento. Oggi sembra stia andando in scena un saldo di qualità: la possibile realizzazione di un inceneritore di rifiuti. Così, all’inquinamento della distilleria, si aggiungerebbe l’inquinamento dei fumi dell’immondizia bruciata.

Possibile che la politica che oggi governa Partinico – una giunta ciomunale di centgrosinistra a guida PD, sindaco Salvatore Lo Biundo – abbi deciso così?

Vincenzo Fumetta, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Palermo, va giù duro:

“Il Partito Democratico – scrive in un comunicato Fumetta – si dimostra sempre di più un ammasso formato da palazzinari e speculatori. L’Amministrazione Comunale di Partinico a guida Partito Democratico, approvando una delibera pubblicizzata come un altro passo per la ‘delocalizzazione’ della distilleria Bertolino, ha in un solo colpo trasformato un’area di proprietà della famiglia Bertolino, nel territorio di Partinico, da agricola a industriale, con un’operazione che ha dimostrato con ogni evidenza che l’obiettivo vero è la costruzione di un inceneritore che aggraverà l’inquinamento in città e ne abbasserà la qualità di vita dei suoi cittadini”.

Insomma, per gli abitanti di Partinico non c’è sorte: massacrati per decenni dai fumi della distilleria Bertolino, sembrano condannati a subire anche l’inquinamento di un possibile inceneritore dei rifiuti.

“Rifondazione Comunista – continua Fumetta – è contraria e si opporrà con tutti i mezzi sia alla costruzione degli inceneritori voluti dal Governo regionale del PD e dal governatore Rosario Crocetta, sia a qualsiasi speculazione edilizia a Partinico. Lottiamo da decenni contro l’inquinamento della distilleria Bertolino ai danni della città di Partinico e non permetteremo che, nascosti dai falsi slogan di una finta delocalizzazione, si consenta la costruzione di un nuovo e peggiore eco-mostro nel nostro territorio. Siamo a fianco del gruppo della sinistra in Consiglio comunale, Cambiamo Partinico, che – senza alcuna ambiguità – si è già frapposto a questo devastante progetto. Lanciamo un appello a tutte le forze sane e che tengono realmente a uno sviluppo armonico della città di Partinico, affinché si inizi un percorso che porti definitamente al tramonto del sindaco Lo Biundo, della sua cricca e di tutti gli affaristi del Partito Democratico”.

Dura anche la presa di posizione dei consiglieri comunali Giovanni Billeci, Gianluca Ricupati e Valentina Speciale del gruppo consiliare Cambiamo Partinico:

“La finta delocalizzazione della distilleria Bertolino al di fuori del centro abitato di Partinico, come temevamo, comincia ad assumere la forma sempre più chiara di un nuovo ecomostro dalle dimensioni e dagli effetti nocivi ancora più gravi dell’attuale impianto. Con un’urgenza ingiustificata, l’Amministrazione comunale di Partinico ha fatto approdare e approvare in Consiglio comunale la variante urbanistica che trasforma l’area di proprietà della famiglia Bertolino in contrada Bosco, di circa 16 ettari, da agricola a industriale. Ciò nonostante l’iter sia comunque bloccato in attesa che sia pronta anche la variante (sottoposta a VAS, Valutazione Ambientale Strategica, e quindi con tempi più lunghi) per far diventare residenziali i 7 ettari dell’attuale ubicazione in viale dei Platani”.

“Strana coincidenza vuole – prosegue la nota di Cambiamo Partinico – che il Governo Crocetta sia improvvisamente diventato favorevole agli impianti di termovalorizzazione e si prepari a individuare le aree (ex discariche o, appunto, aree industriali) in cui prevederne la nascita. Le modalità con cui la maggioranza politica ha approvato la variante non lascia altri dubbi: sono stati infatti bocciati gli emendamenti alla delibera che prevedevano l’imposizione di vincoli sull’area di contrada Bosco affinché lì non potessero insediarsi attività industriali che prevedessero trattamento di rifiuti, anche della sola parte organica, mediante combustione”.

“La versione ufficiale della Giunta Lo Biundo – si legge sempre nel comunicato – è che questo vincolo avrebbe fatto saltare l’accordo firmato nel 2012 con la ditta nel protocollo di intesa che comunque, a loro dire, tutela già i cittadini di Partinico (e, vista la posizione, di Balestrate, Trappeto e Alcamo) perché limita la combustione a biomasse vegetali. Una giustificazione che non regge perché delle due l’una: o si è sicuri che il protocollo non preveda il trattamento di rifiuti e dunque non deve esserci alcuna paura a inserire, prudenzialmente e in maniera chiara e non diversamente interpretabile, il divieto di bruciare rifiuti; oppure i nostri timori hanno un consistente fondamento”.

“Ed ecco che emerge con assoluta chiarezza l’interesse dell’industriale Bertolino ad investire su un progetto di (finta) ‘delocalizzazione’ che, fino a ieri, non aveva alcuna giustificazione dal punto di vista economico. Era naturale chiedersi, infatti, perché un’industria che ha mano libera lì dov’è, grazie ai regimi di proroga con cui la Regione Sicilia e il complice Comune di Partinico evitano che essa debba limitare l’impatto devastante sul territorio che la circonda, dovrebbe investire milioni di Euro per limitarsi ai settori in cui è attualmente impegnata, settori economicamente in difficoltà dopo la fine della distillazione di crisi sancita dall’Unione Europea, nonché le campagne di vendemmia verde ed estirpazione dei vigneti che hanno ridotto esponenzialmente il carico di lavoro dell’industria”.

Per la cronaca, la vendemmia verde è una delle ultime trovate dell’Unione Europea che paga i produttori di uva da vino che eliminano l’uva da vino ancora verde (non si potrebbe lasciarla maturare e poi darla ai meno abbienti?).

“Quei tir carichi di vinaccia che rimanevano per ore incolonnati fuori dai cancelli della distilleria e che, da molto tempo, non si vedono più – scrivono sempre i protagonisti di Cambiamo Partinico – potranno tra qualche anno ricomparire carichi stavolta di rifiuti (indifferenziati o organici poco cambia) in un impianto che, già nel progetto di massimo, prevede la creazione di una caldaia di combustione con la finalità della produzione di energia elettrica. Partinico, già violentata dall’attività inquinante della distilleria più grande d’Europa, corre il serio rischio di divenire la città sede di un inceneritore (o, come più lo chiamano ultimamente per addolcire la pillola, termovalorizzatore o impianto a biomassa). Grazie all’amministrazione Lo Biundo già proiettata verso le prossime campagne elettorali (regionali per Lo Biundo, comunali per i suoi fedeli accoliti) e pronta a vendere al miglior offerente il futuro di un’intera comunità”.

P.S.

Vorremmo precisare che la Sicilia, a norma di legge, su 2 milioni e mezzo circa di tonnellate di rifiuti prodotti in un anno, potrebbe incenerire non più di 400 mila tonnellate di rifiuti. Il resto – sempre a norma di legge – dovrebbe essere recuperato con la raccolta differenziata che sta a monte della termovalorizzazione dei rifiuti. 

Questo dice la legge. E questo precisa anche il Governo nazionale – Ministero dell’Ambiente – che per la Sicilia ha previsto, correttamente, due impianti per la combustione dei rifiuti. 

Chi pensa di realizzare più di due impianti per la combustione dei rifiuti ha in testa altro: e cioè, ammuccarsi i piccioli tra esproprio dei terreni e appalti a ruota libera…

Detto questo, vorremmo capire perché, di due inceneritori che, a norma di legge, dovrebbero essere realizzati in Sicilia, uno debba essere localizzato proprio a Partinico, città già massacrata dall’inquinamento ultratrentennale della più grande distilleria d’Europa.

 

 

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