Mettiamocelo in testa: solo i Siciliani possono salvare la Sicilia

12 agosto 2016

Dobbiamo prendere atto che siamo i discendenti di un popolo sconfitto che, nel 1860, è stato conquistato da uno Stato del Nord, il Piemonte, con la corruzione e i tradimenti ai danni del Borbone. Fino a quando Vittorio Emanuele verrà considerato un padre della patria e non un furbacchione di periferia, fino a quando Garibaldi sarà considerato l’eroe dei due mondi e non un pirata al servizio dei Savoia, insomma, fino a quando non apriremo gli occhi non capiremo che la questione meridionale non è mai stata definita nei suoi giusti termini

Due notizie, apparentemente sghembe tra loro, la dicono invece assai lunga sul rapporto tra la realtà in cui vivono i Siciliani e l’immaginario collettivo che ne deriva in chi quella realtà non conosce.

Prima notizia. La politica cialtrona e miserabile che appesta l’Assemblea regionale siciliana si era messa d’accordo nel saccheggiare il Fondo etico (i dettagli li potete leggere qui), ma non ha trovato poi l’intesa su come spartirselo e pertanto la questione è stata rinviata a quando quei lupi famelici avranno raggiunto quell’accordo. Cose che capitano. Capitavano nel West ai fratelli Reno e alla Banda di Jesse James dopo un assalto ad una banca. Che schifo!

Seconda notizia. I leghisti non vogliono i nostri insegnanti al Nord (come potete leggere qui). Niente terroni, grazie, hanno gridato gli eredi del Carroccio. Non mi soffermo sul fatto, sfuggito a fognaioli di Salvini, che, trattandosi di graduatorie, se i nostri vengono prima dei “polentoni”, è perché sono più bravi. Il che è storia, ma a Salvini non va giù.

Ma la questione è che, partendo dalla realtà della banda Reno o James (i nostri politici), al Nord costruiscono l’immaginario collettivo che noi tutti i siciliani siamo come quei banditi. E invece non è così. Per un verso si potrebbe dire che i siciliani sono migliori, per un altro verso, peggiori.

Mi spiego. Chi ha eletto quei cialtroni che vorrebbero saccheggiare il Fondo etico? Chi sono gli elettori di quei miserabili? Per la maggior parte gente disperata, che non avendo altra possibilità, proprio perché i miserabili gli hanno tolto tutto, si aggrappano ai ladri, agli arruffapopolo, agli imbonitori, a quelli, insomma che hanno saputo trasformare i diritti di tutti in favori per alcuni.

Vi sembrerà un paradosso, ma questo sarebbe il meglio se fossimo tutti così. Allora si potrebbe dire: questo siamo e questo ci meritiamo. Ma, come dicevo prima, la cosa potrebbe essere peggiore. In Sicilia c’è sicuramente una maggioranza assai più consistente e numerosa di questa, fatta di disperati. C’è una maggioranza di gente onesta, lavoratrice, seria, che a causa del tanfo che promana da quella politica corrotta ha eretto una cortina invalicabile tra sé e loro. Peggiorando  le cose  e facendosi più male.

Che cosa occorre per far tornare alle urne un onesto cittadino, l’artigiano laborioso, l’operaio competente, un grande professionista, l’insegnante capace? Uno sforzo incredibile. E’ gente che ha visto e vissuto la sconfitta dei migliori, è  gente ormai disillusa, disincantata, scettica. Come si fa?

Che cosa ci vuole invece per portare i disperati e rivotare quei miserabili? Nella maggioranza dei casi basta la promessa  di un lavoretto quale che sia, spesso una banconota da 20 Euro. C’è partita in queste condizioni? No: anzi si andrà sempre a peggiorare finché i ladri eleggeranno i ladri, i precari i precari (i mafiosi già lo fanno).

La gente per bene se ne starà a casa e subirà lo schifo che la circonda, la soperchieria del posticino di favore assegnato a qualche fortunato così, a campione, per alimentare la speranza di molti.

Conosco già l’obiezione. Ma sono tutti  uguali. No. E’ gente diversissima rispetto a quanti parlano solo di Sicilia senza che li muovano fili retti da Roma in su; c’è gente diversa, che si  muove, ragiona e già opera in termini di sicilianismo, che intende sfidare il parassitismo e il pressapochismo, la pigrizia, la malafede, in una parola, l’ascarismo, ovvero la svisceratezza servile e interessata nei confronti di  Roma e del Nord. C’è gente che è l’esatto contrario di quella politica corrotta che si muove e si agita per la propria conservazione, vendendosi a Roma e agli interessi del Nord.

Lo dico e lo ripeto. Noi  siamo i discendenti di un popolo militarmente sconfitto. Di un popolo invaso e conquistato da uno Stato del Nord, il Piemonte, che a mezzo di un esercito potente e ben organizzato, corrompendo e devastando, ha conquistato il Sud, usando cinicamente l’arma del Risorgimento.

Fino a quando Vittorio Emanuele sarà considerato il padre della patria e non un furbacchione di periferia, fino a quando Garibaldi sarà considerato l’eroe dei due mordi e non un negriero e un pirata messosi al servizio dei Savoia, ovvero fino a quando non apriremo gli occhi, non capiremo che la questione meridionale non è mai stata definita nei suoi giusti termini, i soli che ne avrebbero consentito la soluzione.

Lo Stato unitario, che avrebbe avuto tutti i numeri per porsi al pari degli altri Stati europei, è sempre stato al di sotto della Germania, dell’Inghilterra, della Francia e se è superiore ad altri civilissimi Stati europei è per della sua densità anagrafica. Perché? Perché il vincitore non aveva alcun interesse all’unificazione civile, sociale, culturale ed economica dell’intero   Paese, ma ha sempre usato i vinti come strumenti per il progresso di una sola parte del Paese, i conquistatori, appunto.

E’ inutile che ci  giriamo intorno. Il tesoro dei Borbone è finito a Torino a rinsanguare le ‘casse’ di uno staterello bellicoso, i giovani del Sud sono stati mandati al macello nelle guerre del Nord, perché i giovani del Nord servivano nelle fabbriche.

Gli Agnelli si sono arricchiti con il sottomercato del lavoro dei meridionali, cosa che non sarebbe potuta succedere se tutti, politici e sindacati in testa avessero lavorato perché tutti avessero le stesse possibilità. Perché andare a Torino? Perché una minoranza ottusa, egoista e cieca l’ha costruita così.

Ora ci lamentiamo se la Merkel ci assegna i compiti casa. E noi ce la prendiamo con la Merkel, invece di maledire i Savoia, Crispi, Giolitti, Einaudi, De Gasperi e via deprecando fino all’ultimo velenoso pupo, Renzi.

Renzi, che, mantenendo in Sicilia al potere Rosario Crocetta e i servi del PD, ha consumato l’ultima grande rapina al  treno, col ‘Patto scellerato’ (qui potete legge la nostra inchiesta in tre puntata sul ‘Patto scellerato Renzi-Crocetta atto secondo).

Se non ci ribelleremo, in tutti i modi civili, se non suoneranno le campane dei nuovi Vespri, faremo la fine dei palestinesi, i quali, che dopo essere stati privati di ogni diritto e di ogni risorsa, vengono alimentati giornalmente dagli israeliani.

Pensiamoci: che cosa ci potranno dare che con ci abbiano già dato i vari Micchiché, Lumia, Cardinale, Cracolici e Crocetta e tutta la banda James e Cooler? Rapine, solo altre rapine.

E non si pensi che il voto di protesta possa essere la salvezza. Girano per l’Italia e per la Sicilia dei bravi ragazzi che non sanno nulla di governo, di organizzazione amministrativa, che si riempiono la bocca di grandi parole. Ma che, di fronte a un ordine di Grillo, si mettono sull’attenti.

Questi bravi ragazzi non danno alcuna garanzia di indipendenza. Se ci sono e ci saranno sarà stato Grillo con una minoranza a farli esistere ed è a Grillo e alle sue e-mail che debbono rendere conto, non certo ai siciliani. O saranno espulsi.

Ricordatevi sempre di Antonino Venturino e della sua ingloriosa parabola all’Ars. Cadremmo dalla padella nella brace. L’onestà, poi, non è appannaggio di nessuno in particolare, ma di tutti in generale. Nessuno può definire se stesso onesto,  sono gli altri che ti possono definire tale per la tua storia pubblica e per il tuo passato, le sole cose che possono rendere credibile quello che dici, quello che proponi, quello che prometti.

La nostra storia ci insegna che, a parte  qualche eccezione (Danilo Dolci e pochi altri), quelli che scendono in Sicilia non lo fanno per farci un favore, a cominciare da Garibaldi e a finire con Zamparini. Non vogliono il nostro bene. Del resto, perché dovrebbero?

Abbiamo dunque una sola strada davanti a noi. Dimostrare al mondo intero che sappiamo cavarcela da soli, dimostrare  che, senza prevaricazioni e violenze esterne, noi siamo come gli altri, se non migliori.

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