Sanatoria edilizia: le motivazioni ‘deboli’ di Fazio, la ‘coda’ del PD siciliano e le cravatte dell’on Fontana

2 agosto 2016

L’onorevole Girolamo Fazio prova a giustificare il suo emendamento che, se approvato dall’Ars, avrebbe sanato “tonnellate di cemento abusivo” (la definizione è dei grillini). Fazio è giovane e, pur conoscendo la legge 78 del 1976, non ricorda che l’inedificabilità assoluta è stata reiterata nella legge urbanistica voluta da Piersanti Mattarella (legge n. 71 del 1978). La ‘lunga coda’ del PD siciliano (che si vede nonostante i goffi tentativi di nasconderla). E le considerazioni di Giuseppe Arnone sull’onorevole Alfaniano Vincenzo Fontana, che la mattina non esce di casa se il colore della cravatta non è stato vagliato dal Ministro Angelino Alfano…

Dopo un dibattito confuso sembra essersi chiusa la vicenda della sanatoria edilizia lungo le coste della Sicilia. Anche se qualcuno – è il caso dell’onorevole Girolamo Fazio, protagonista (ma non unico protagonista) dell’emendamento alla riforma urbanistica in discussione all’Ars che avrebbe voluto sanare le case costruite entro i 150 metri dalla battigia – continua ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare, sul piano giuridico, la sanatoria.

Sul quotidiano Blog Sicilia leggiamo le seguenti motivazioni addotte dall’onorevole Fazio per giustificare il suo emendamento:

“Il vincolo di inedificabilità assoluta nella fascia di 150 metri dal mare fu posto con l’art. 15, comma 1 lettera a), della legge 12 giugno 1976 n° 78. Una legge sul turismo e non una norma urbanistica. Già questa rappresenta, a mio avviso, una grave anomalia ed un errore del legislatore del tempo. Quella norma non fu diretta esplicitamente ai cittadini, ma ai Comuni che avrebbero dovuto introdurla e renderla efficace erga omnes nei propri strumenti urbanistici”.

Fazio si rivolge al Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, che ha fortemente criticato il tentativo di sanatoria delle abitazioni realizzate lungo le coste della Sicilia entro i 150 metri dalla battigia. E lo fa citando una norma approvata dal Parlamento siciliano nel 1991, che “definì, con efficacia retroattiva, smentendo la circolare del 1977, che la legge del 1976 era rivolta anche verso in cittadini. Lo fece con 15 anni di ritardo e per altro modificando, sostanzialmente a mio avviso, ed innovando l’ambito soggettivo di applicazione della disposizione. Non può non rassegnarsi il fatto che il Legislatore non abbia indicato espressamente che trattavasi di interpretazione autentica e che era nella composizione fisica totalmente diverso, ed anche si presume nella volontà, di quello che si espresse nel 1976. con ciò determinando l’effetto aberrante di fare divenire abusivo chi neppure conosceva quella norma”.

A questo punto Fazio pone tali interrogativi:

“Ritiene, signor Ministro, che sia stato corretto, equo, rispondente al dovere di ogni Legislatore dire ai cittadini siciliani con 15 anni di ritardo che non avrebbero dovuto costruire nella fascia dei 150 metri dal mare? Ritiene conducente al rispetto del principio della certezza del diritto stabilire nel 1991 e retroattivamente con una norma di interpretazione autentica che chi ha costruito dopo il 12 giugno 1976 è abusivo?”.

La ricostruzione fatta dall’onorevole Fazio, però, è parziale. Con molta probabilità, il parlamentare che ha presentato l’emendamento per la sanatoria edilizia è giovane e magari non ricorda che i principi della legge regionale n. 78 del 1976 sono stati ripresi e reiterati nella grande legge urbanistica tutt’ora in vigore e che dovrebbe essere superata dalla riforma urbanistica in discussione oggi all’Ars. parliamo della legge regionale n. 71 del 1978 voluta dal Governo regionale allora presieduto da Piersanti Mattarella.

All’articolo 57 della legge regionale n. 71 del 1978 si legge:

“Disposizioni di tutela particolare

Con l’osservanza delle procedure previste dall’articolo 16 della legge regionale 12 giugno 1976, n. 78, possono essere concesse deroghe a quanto previsto dalla lettera a) del primo comma dell’articolo 15 della medesima legge limitatamente a:

a) opere pubbliche o dichiarate di preminente interesse pubblico;

b) opere di urbanizzazione primaria e secondaria connesse ad impianti turistico-ricettivi esistenti, nonché ad ammodernamenti strettamente necessari alla funzionalità degli stessi complessi (100).

(100) Articolo così sostituito dall’art. 89, comma 11, L.R. 3 maggio 2001, n. 6, a decorrere dal 1° gennaio 2001, ai sensi dell’art. 133, comma 2, della stessa legge. Il testo originario era così formulato: «Art. 57. Disposizioni di tutela particolare. Con l’osservanza delle procedure previste dall’art. 16 della legge regionale 12 giugno 1976, n. 78, possono essere concesse deroghe a quanto previsto dalla lettera a) del primo comma dell’art. 15 della legge stessa, limitatamente:

a) alle opere connesse a servizi pubblici;

b) alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria connesse a complessi produttivi e alberghieri esistenti;

c) agli ammodernamenti e agli ampliamenti dei complessi di cui alla precedente lettera b);

d) alle opere relative ai porti ed alle opere connesse per servizi ed infrastrutture».

Come si può notare, l’inedificabilità assoluta entro i 150 dalla battigia entra nella grande legge urbanistica. E non prevede costruzioni in riva al mare. Tant’è vero che, nella passata legislatura, per autorizzare il gruppo di Rocco Forte a realizzare i campi da golf nel Resort realizzato dalle parti di Ribera, in riva al mare, è stata necessaria una legge per derogare alla legge di inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia.

Un altro aspetto del dibattito sui questo argomento riguarda l’atteggiamento tenuto dagli esponenti del PD, che prima fanno una cosa e poi se ne pentono. Sotto questo profilo, illuminante è un comunicato del Movimento 5 Stelle di ieri:

“Il Partito Democratico – si legge nel comunicato – dopo essere stato scoperto fa marcia indietro per salvare la faccia. Il famigerato emendamento sulla sanatoria edilizia nelle coste poteva essere stoppato già tre settimane fa. Carte alla mano, la Commissione Ambiente – guidata dal Partito Democratico (con Mariella Maggio ndr) avrebbe potuto dichiararne l’inammissibilità da subito per violazione dei limiti costituzionali e chiudere definitivamente la partita. Invece la Maggio ha insistito ed ora recita la parte della smemorata”.

“L’emendamento che legalizzava le tonnellate di cemento abusivo nelle coste dichiarato inammissibile dal Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, del quale apprezziamo la coerenza, chiude una pagina nera della politica regionale. Allo stesso tempo, però, non è possibile tacere sull’ipocrisia delle ultime ore. Lungi da noi aizzare gli uni contro gli altri in un momento delicato come quello che i deputati siciliani saranno chiamati ad affrontare nella seduta d’Aula di domani (oggi per chi legge), dove si voterà un legge storica, la riforma edilizia, ma quando è troppo è troppo: i siciliani devono sapere la verità e devono sapere come sono andati i fatti”.

Di fatto la Commissione avrebbe potuto stoppare tale emendamento perché furono gli stessi uffici della Commissione a sollevare il conflitto costituzionale e ciò lo si legge dal verbale del 12 luglio 2016 (nr. 304, disponibile on line):

“Il Presidente [della Commissione] riporta sommariamente il contenuto di una nota preparata dagli uffici in merito ad una possibile incompatibilità costituzionale dell’emendamento […] indi pone in votazione l’emendamento”.

“In altre parole – spiega il deputato Giampiero Trizzino – la presidenza della Commissione avrebbe potuto bloccare la votazione semplicemente dichiarando l’inammissibilità dell’emendamento e lo avrebbe potuto fare, forte di quella nota scritta dagli stessi uffici della Commissione. I fatti, invece, sono andati diversamente: quella nota fu letta e ciononostante l’emendamento fu dichiarato – paradossalmente – ammissibile. Dopo la sollevazione popolare del mondo ambientalista, questa mattina il Partito Democratico, per pulirsi la faccia dall’errore, annunciava sui giornali di depositare in Aula una pregiudiziale di costituzionalità sull’emendamento, sostenendone – adesso – l’inammissibilità. Fortunatamente, su questa squallida vicenda dopo la nostra ferrea opposizione, è intervenuto il presidente Giovanni Ardizzone che ha chiuso la partita e bloccato definitivamente quell’emendamento, sottolineando l’inammissibilità di quella forzatura anche nel suo comunicato stampa. Una vittoria del M5S – conclude Trizzino – una vittoria per chi difende l’ambiente”.

Sulla sanatoria edilizia lungo le coste siciliane ormai mancata intgerviene anche Giuseppe Arnone, avvocato, già leader di Legambiente Sicilia.

“Il Ministro Alfano come Dott. Jekyll e Mr. Hyde per quanto riguarda la sanatoria edilizia costiera in discussione all’Ars – scrive Arnone -. Provocava il riso l’articolo di ieri de La Repubblica, edizione Palermo, ove da un lato si presentava Alfano come un eroe delle demolizioni, e dall’altro, si scriveva che l’On. Vincenzo Fontana (parlamentare regionale del Nuovo Centrodestra, il partito di Alfano ndr) era il primo firmatario della sanatoria”.

“Fontana – scrive Arnone – anche quando deve scegliere, la mattina, il colore della cravatta, prima chiama Alfano … Agrigento, con Alfano e gli alfaniani, è sempre più la patria di Pirandello, cosi è, se vi pare…, uno, nessuno e centomila … e sarebbe bene che anche il quotidiano La Repubblica tenesse presente questa circostanza, per evitare gaffe e danni ai lettori. I primi promotori della sanatorie edilizia in discussione all’Ars sono i deputati alfaniani, ed esattamente – come correttamente scrive La Repubblica – con Vincenzo Fontana, il più alfaniano di tutti, già Presidente della Provincia di Agrigento alfaniano, già deputato a Roma alfaniano”.

“La mattina, quando Fontana si alza – scrive Arnone che, da Agrigentino di Agrigento conosce bene persone e cravatte di questa città – avanti l’armadio delle cravatte, effettua la prima telefonata ad Angelino, per scegliere assieme a lui il colore e le sfumature dell’accessorio. Immaginiamo adesso se il super devoto Fontana si permette di presentare, quale primo firmatario, un provvedimento come la sanatoria degli immobili abusivi sulla fascia costiera siciliana, senza prima aver ricevuto la benedizione ut et orbi da parte del Ministro. Anzi, l’encomiabile fedeltà di Fontana lo rende come il più autorevole portavoce ufficiale, bocca della verità dell’alfanesimo, ovviamente esentata dai riti di genuflessione che riguardano alfaniani un po meno graduati. Sarebbe il caso, a questo punto, per informare adeguatamente l’opinione pubblica, che qualcuno chiedesse ad Alfano cosa ne pensa dell’emedamento Fontana/Fazio che sarà votato oggi all’Ars”.

Evidentemente, ieri sera, quando Arnone ha inviato il comunicato, non era a conoscenza del fatto che il presidente Ardizzone ha dichiarato inammissibile tale emendamento.

 

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