Sicilia: centrosinistra e centrodestra ‘affondati’. Ora tocca ai grillini e agli Indipendentisti

31 luglio 2016

Se proviamo a immaginare la politica siciliana come una battaglia navale, ci accorgiamo che Crocetta e l’ascarismo del PD dell’Isola hanno ormai ‘affondato’ il centrosinistra. Mentre la nave del centrodestra ha ‘imbarcato’ personaggi tra loro incompatibili. E’ impensabile che Musumeci possa andare d’accordo con chi l’ha già ‘affondato’ nel 2012. E più tempo passa, più centrosinistra e centrodestra si logorano. Il pallino passa ai grillini. Ma anche agli Autonomisti-Indipendentisti se riusciranno a organizzarsi. Anche perché, nei momenti di crisi, la Sicilia riscopre sempre l’atavica voglia di indipendenza

La Sicilia è ormai a un bivio: da una parte c’è il passato, che conosciamo benissimo, che si ripropone con le stesse facce, magari mettendo insieme gli ex avversari. Insieme per resistere: cambiare tutto per non cambiare nulla. Dall’altra parte c’è il futuro che non conosciamo. O che conosciamo solo in parte. Parliamo del Movimento 5 Stelle e degli Autonomisti-Indipendentisti che, dopo anni di oblìo, si riaffacciano nell’immaginario di tanti Siciliani.

Un dato politico, economico e sociale è certo: il passato, oggi, insegue la vecchia politica siciliana.

Emblematica la vicenda dei rifiuti. Nel 1999 il Governo dell’epoca – retto da Angelo Capodicasa, primo presidente della Regione siciliana di sinistra – affrontava, in prospettiva, la questione rifiuti. Scelta politica e amministrativa meritoria. Ma non c’era, nemmeno all’orizzonte, la raccolta differenziata dei rifiuti.

E dire che, alle spalle, c’era stata la grande stagione dei Verdi, iniziata, in Italia, tra la fine degli anni 70 e i primi anni ’80 del secolo passato. Proprio in Sicilia, nei primi anni ’80, a Palermo, si teneva un corso di ‘Università Verde’. Qualche riflessione sull’alternativa ai metodi classici di gestione dei rifiuti si poteva anche fare. Invece, nulla.

Del resto, in quegli anni – parliamo sempre della fine degli anni ’90 – in tanti Paesi europei c’erano e si continuavano a costruire i Termovalorizzatori: che non sono altro che inceneritori di rifiuti che producono energia. Per ridurre le emissioni nell’aria quasi a zero ne era stato studiato uno da piazzare al centro di una grande area verde quadrata o rotonda – superficie di una decina di ettari – con essenze arboree ed erbacee studiate ad una ad una che avrebbero eliminato quasi del tutto le emissioni. Insomma, un termovalorizzatore ecologico. Anche se a costi elevati.

Non c’è da stupirsi se, nei primi ani del 2000, la Sicilia – o meglio, il centrodestra che governava la Sicilia – in continuità con il Governo regionale di centrosinistra di fine anni ’90, programmava la realizzazione di ben quattro termovalorizzatori. Chi ha vissuto quegli anni ricorderà che alcuni Paesi europei che utilizzavano i termovalorizzatori importavano rifiuti e guadagnavano due volte: si facevano pagare a peso d’oro i rifiuti dai Paesi che se ne sbarazzavano; e rivendevano l’energia prodotta.

In ogni caso, non era un buon metodo. Perché, piaccia o no, con inceneritori i termovalorizzatori, l’inquinamento atmosferico è inevitabile. Alla Sicilia non bastarono cinque-sei anni per realizzare i quattro impianti. Tra mille polemiche arriverà la sentenza della magistratura europea che bloccherà tutto perché le gare erano state bandite solo per le imprese italiane, mentre avrebbero dovuto essere aperte a tutte le imprese europee (in realtà c’era stata una spartizione che coinvolgeva anche la sinistra: ma questa è un’altra storia).

Chi scrive pensa che gli inceneritori erano e sono un errore comunque. Perché già negli anni ’80 si ipotizzavano alternative. E oggi? La vera anomalia è che, ancora oggi, si torna a parlare di inceneritori e termovalorizzatori. Lo fa il Governo Renzi, espressione di una vecchia politica legata al passato (e agli affari).

Non va meglio al Governo siciliano di Rosario Crocetta. Che dal 2012 ad oggi ha pensato solo alle discariche. E che ancora oggi, nel pieno di una crisi, propone discariche e ‘export’ di rifiuti in altre Regioni italiane. Il Governo Crocetta, e il centrosinistra che l’appoggia, sono un classico esempio di una politica inseguita dal passato: una politica che non sa risolvere i problemi del presente e che non sembra avere futuro.

Qualcuno fa notare che la raccolta differenziata dei rifiuti dovrebbe essere introdotta dai Comuni. Vero. Solo che nessuno, negli anni passati, si è posto e ha posto il problema di una Regione che, in materia di rifiuti, si arrogava poteri che non aveva. La verità è che ciò faceva comodo a tutti: mentre i Comuni, con gli ATO rifiuti, assumevano senza concorsi 13 mila persone, la Regione apriva discariche private, in barba alla legge, facendo guadagnare somme stratosferiche a singoli privati (di solito certe agevolazioni non sono ‘gratuite’: ma anche questa è un’altra storia).

Il risultato è la crisi di questi giorni. L’immondizia per le strade, il rischio di epidemie. Con il Governo Crocetta che ripropone le discariche e il Governo Renzi che ripropone i termovalorizzatori. Il passato, in entrambi i casi.

Non ci sono solo i rifiuti. L’acqua, ad esempio. Il Parlamento siciliano ha approvato una legge, perfettibile quanto si vuole, per tornare alla gestione pubblica, secondo quanto prevede il risultato di un referendum del 2011. Ma il Governo Renzi ha impugnato tale legge regionale in forza di un potere di parte (non dovrebbe essere il Governo nazionale a impugnare le leggi approvate dal Parlamento siciliano, ma un soggetto ‘terzo’: problema ignorato dalla Corte Costituzionale che non ha trovato di meglio che eliminare, di fatto, l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Sicilia per lasciare l’Assemblea regionale siciliana in balìa di Roma che impugna le leggi siciliane non per questioni costituzionali, ma per scelte politiche di parte: una vergogna istituzionale e costituzionale).

Che è successo, alla fine, con l’acqua in Sicilia? Che la gestione deve restare privata. E in Sicilia resta nelle mani dei privati, ad eccezione della sola provincia di Agrigento dove, in verità, regna ancora la confusione (non ci risulta che Girgenti Acque – il gruppo privato che opera in una parte di questa provincia – sia stato sbaraccato).

Anche sull’acqua la vecchia politica siciliana è inseguita dal passato. Renzi ripropone gli schemi vecchi del Governo Berlusconi 2001-2006. Gli affari al posto degli interessi generali.

Incredibile quello che sta succedendo con la legge elettorale per i Comuni. Da un anno e forse più i partiti di centrosinistra presenti nel Parlamento siciliano discutono sul come reintrodurre l’effetto di trascinamento, eliminato da una legge – voluta nella scorsa legislatura dallo stesso centrosinistra – che ha lasciato la scheda unica, eliminando il legame tra elezione del sindaco ed elezione dei consiglieri comunali.

Prima di questa legge era sufficiente votare un consigliere comunale e il voto, automaticamente, finiva al candidato sindaco collegato a tale lista. Ma, come già detto, al centrosinistra tale legge non piaceva. Così questo ‘trascinamento’ è stato eliminato.

Ma adesso il centrosinistra siciliano lo vorrebbe reintrodurre. Perché? Per favorire le coalizioni e sfavorire il Movimento 5 Stelle che alle elezioni va da solo.

Di più. Sempre per sfavorire i grillini tutta la vecchia politica siciliana – PD e Forza Italia in testa – per qualche settimana hanno pensato di eliminare il ballottaggio previsto per i Comuni con un numero di abitanti superiore a 15 mila. E il sindaco? Sarebbe stato espressione delle coalizioni. Insomma, tutti contro i grillini.

Poi hanno capito che rischiavano l’autogol. Oggi ne avrebbero pensata un’altra: se nessuna forza politica – o coalizione – dovesse raggiungere il 40% al primo turno, niente ballottaggio, o qualcosa di simile. La verità è che nemmeno loro sanno cosa fare.

Anche su questo fronte la vecchia politica siciliana è inseguita dal passato: la scheda unica, il ‘trascinamento’ con in più la confusione sul ballottaggio. Nessuna riflessione sul perché tutti i vecchi partiti perdono consensi. Solo l’ansia di non perdere potere.

Vogliamo parlare della sanatoria edilizia lungo le coste? Oggi il PD – a Roma e in Sicilia – si scopre contrario. Ma nei giorni scorso lo stesso PD siciliano trattava con il centrodestra per questa folle sanatoria.

Attenzione: il problema esiste, perché lungo le coste della nostra isola, in barba alla legge regionale n. 78 del 1976, si contano chilometri e chilometri abitazioni. Checché ne dicano alcuni nostri lettori – che confondono le richieste di sanatoria ancora inevase nelle aree dove la sanatoria si può applicare con quanto avvenuto lungo le coste – va ribadito che entro i 150 metri dalla battigia esiste l’inedificabilità assoluta: ciò significa che le abitazioni realizzate entro i 150 metri dalla battigia non possono essere sanate e non possono usufruire di servizi come acque ed energia elettrica perché, per l’appunto, sono fuori legge.

Una legge regionale degli anni ’90 – approvata dall’Ars quando assessore al Territorio e Ambiente era Giovanni Burtone – ha provato a trovare una mediazione, trasferendo queste abitazioni fuori legge alla Regione. Ma questa legge non considera – e non avrebbe potuto – tali abitazioni regolari: restano fuori legge, a tutti gli effetti.

Ribadiamo: il problema c’è, ma non può essere affrontato con una sanatoria. La politica siciliana che ipotizza la sanatoria è inseguita dal passato e, di conseguenza, non sa governare il presente e non sembra avere futuro.

Potremmo continuare con l’agricoltura gestita con logica delle mance, con la sceneggiata del rilancio dell’industria automobilistica a Termini Imerese (con l’attuale politica ‘vincerà’ chi riuscirà ad arraffare i soldi pubblici per scappare via: il copione sembra già scritto) e via continuando con gli altri disastri. Non c’è una cosa gestita dalla pubblica amministrazione, a tutti i livelli, che oggi funzioni, in Sicilia: nulla di nulla.

Eppure la vecchia politica che oggi amministra la Sicilia non si interroga sui propri errori: l’unica problema di questi soggetti è restare a galla: pensare come sopravvivere.

In tutto questo, su ordine di Roma, gli attuali governanti hanno dovuto ‘regalare’ al Governo nazionale risorse finanziarie della Regione: Per fare ciò hanno perfino aggirato sentenze della Corte Costituzionale su questioni finanziarie – che danno ragione alla nostra Regione – firmando, come hanno fatto Renzi e Crocetta, ‘Patti leonini’ che hanno ‘incaprettato’ 5 milioni di Siciliani.

Se non ci fosse stata la rete queste schifezze non sarebbero venute a galla. Ancora in questi giorni sui quotidiani cartacei campeggia il volto beffardo dell’assessore-commissario all’Economia siciliana, Alessandro Baccei, che sostiene di aver “salvato” la Sicilia. Invece ha calpestato lo Statuto con l’appoggio del PD e dei partiti di centrosinistra.

Il problema – per il PD e per il centrosinistra – è che la notizia, ignorata dalla Tv (ma perché i Siciliani continuano a pagare il canone Rai?), è passata grazie alla rete. Con due forze politiche – il Movimento 5 Stelle e gli Autonomisti-Indipendentisti siciliani – che denunciano quanto avvenuto in tutte le salse.

Siamo arrivati allo snodo. La vecchia politica siciliana è alle corde. Il PD dell’Isola sta provando a salvare il salvabile con la marcia indietro sulla sanatoria edilizia lungo le coste. Forza Italia, con Gianfranco Miccichè, non riesce a organizzare il centrodestra siciliano, sia perché gli ex democristiani chiedono spazio (lo schema, sotto questo profilo, è sempre quello di fine anni ’90), sia perché lo stesso Miccichè e gli stessi ex democristiani si debbono sbarazzare di Nello Musumeci, che ‘rischierebbe’ di introdurre in questo schieramento politico una cosa che tale schieramento politico non ha mai, nemmeno lontanamente, preso in considerazione: l’interesse pubblico.

Il PD siciliano è alla frutta con Crocetta che è ormai considerato il danno assoluto. Il centrodestra è ‘incartato’. Il Movimento 5 Stelle aspetta gli eventi. Chi ha grande libertà di movimento sono gli Autonomisti-Indipendentisti.

Fino a qualche anno fa l’Indipendenza siciliana non veniva nemmeno presa in considerazione. Oggi un numero crescente di Siciliani riflette su questo tema. Solo che i movimenti sono tanti. Riusciranno a organizzarsi? Ci stanno provando. E potrebbero diventare la vera sorpresa delle prossime elezioni.

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