Gli italiani, grazie al Governo Renzi, pagheranno 150 miliardi di Euro alle banche

19 luglio 2016

Grande Governo Renzi! E Grande Unione Europea! Quest’ultima ha deciso che a pagare i ‘buchi’ della banche non saranno correntisti, ma tutti i cittadini italiani con nuove tasse. Del resto, c’è da salvare per la terza o quarta volta il Monte dei Paschi di Siena. Il meccanismo è il seguente: le banche ‘prestano’ i soldi ad amici e politici. Questi ultimi non restituiscono i soldi. Le banche vanno in ‘sofferenza’. E il Governo Renzi, con la ‘benedizione’ della UE, fa pagare il conto agli italiani. E se gli italiani decidessero di non pagare più le tasse?

di C.Alessandro Mauceri

La notizia è di qualche giorno fa ma, distratti da stragi e scontri tra convogli ferroviari, pochi ne hanno parlato.

La Banca centrale Europea (BCE) di Francoforte avrebbe inviato a Monte dei Paschi una comunicazione nella quale si chiede alla banca senese di presentare “al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza della banca”. In altre parole, con questo ultimatum è stato chiesto di riorganizzare la gestione per smaltire qualche decina di miliardi di Euro di sofferenze (come se si parlasse di bruscolini).

Sorge spontanea la domanda: a cosa sono serviti gli aiuti concessi da anni e da molti governi alle banche e in modo particolare proprio all’MPS? Se ne parlò durante il governo Berlusconi, poi durante il governo tecnico di Monti e, ultimo ma non meno prospero (per le banche, non per gli italiani), durante il governo Renzi.

Eppure, nonostante miliardi di Euro di aiuti, nonostante misure come il bail in (per costringere i correntisti a farsi carico della cattiva gestione delle banche), nonostante il fondo Atlante e in attesa della creazione di una bad bank (in cui far confluire tutti i titoli tossici presenti nelle casseforti delle banche), questo settore continua ad essere in crisi. Anzi, pare che la situazione stia peggiorando.

Se prima, ad essere a rischio, erano un numero ristretto di piccoli istituti di credito, ora nella graduatoria delle prime dieci banche con sofferenze legate ai Npl (Non performing loans, i prestiti non esigibili), compaiono i nomi di tutte le maggiori banche italiane. Tutte, in misura maggiore o minore, hanno problemi con i crediti deteriorati, attività che non sono più in grado di ripagare capitale e interessi dovuti al creditore.

Da Intesa San Paolo (al decimo posto di questa graduatoria) a UBI banca (al nono), a Banca Carige al quarto posto. Fino al MPS, inutile a dirsi, al primo posto di questa classifica delle ‘maglie nere’. L’istituto senese presenterebbe una percentuale di Npl lordi pari al 34,8% (47 miliardi su 136,3). E questo, nonostante anni e anni di aiuti a pioggia concessi da tutti i governi.

Sembra che il Governo del “nuovo che avanza” (leggere Governo Renzi) stia facendo di tutto per fare quello che hanno fatto i vecchi governi: non ultimo trattare con la Commissione Europea per salvare questo istituto di credito (e i suoi simili).

“La facilità con cui alcuni banchieri chiedono denaro pubblico è problematica”, avrebbe detto il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem -. Nelle banche servono leader che affrontino i problemi, invece di andare dai governanti presentando le loro richieste. I problemi delle banche devono essere risolti dalle banche e nelle banche”.

Peccato che il Governo Renzi abbia deciso di percorrere una strada diversa: una soluzione “pubblica”, in cui a pagare saranno i cittadini. Al punto da mettere a loro disposizione una somma spropositata: 150 miliardi. Una somma, è bene ricordarlo, pari a cinque volte l’ultima manovra finanziaria.

Come dire che, per salvare le banche, il Governo Renzi è pronto a spendere cinque volte di quello che ha investito per salvare l’economia di tutto il Paese!

Stranamente molti media hanno dato poco peso al via libera concesso dalla Commissione Europea alla manovra del Governo italiano. Una manovra grazie alla quale gli innocenti italiani sono, di fatto, diventati garanti e corresponsabili delle speculazioni azzardate di tutte le banche nazionali dato che, qualora dovesse essere necessario, il Governo italiano potrà sostenere i debiti delle banche fino a quella somma.

Secondo molti si tratta dell’ennesimo stratagemma per favorire alcune aziende private (perché questo sono, in definitiva, le banche) anche quando la loro gestione è così evidentemente sbagliata che il mercato non crede più che possano salvarsi. Basti pensare che le azioni del MPS, in soli due anni, sono scese del 78%. Anche il giudizio della BCE, durante lo stress test di due anni fa, era stato chiaro: bocciata. Per salvarsi alla banca senese venne imposta una ricapitalizzazione da 3 miliardi di Euro (nessuno pensò che, forse, creare una nuova banca sarebbe costato di meno). Allora, il Governo intervenne con un lauto prestito.

Come ai tempi degli aiuti concessi a Mps durante il governo Monti, anche questa volta il Governo ha cercato di giustificarsi dicendo che la soluzione proposta non avrà costi (immediati) per il bilancio pubblico: le garanzie avrebbero un impatto di cassa solo quando una banca non fosse effettivamente in grado di ripagare le obbligazioni assistite dalla garanzia. Ma la storia insegna che questo “scudo” (così è stato battezzato) serve a poco. Anche perché quello che manca alle banche non è la liquidità (grazie anche ai finanziamenti concessi dalla Banca Centrale Europea ne hanno fin troppa). Il vero problema è la montagna di prestiti inesigibili accumulati dal sistema bancario italiano a causa di una errata gestione.

Ad accorgersene è stato perfino il ministro delle Finanze austriaco, Hans Joerg Schelling:

“Quello che sta accadendo in Italia non ha assolutamente niente a che fare con la Brexit. I crediti deteriorati, che adesso si vorrebbero mettere in una bad bank, sono lì da molti anni. Non si deve usare la Brexit come una scusa per i propri errori”.

Per anni, le banche (e, stando ai numeri, pare che Mps sia quella che lo ha fatto più di tutte) hanno emesso titoli ad elevato rischio sperando in lauti guadagni speculativi. Ora che si sono rese conto che le loro speculazioni non sono servite a nulla e che molti investitori si ritroveranno nelle mani titoli che valgono poco più del valore della carta su cui sono stampati, chiedono aiuto. Solo in Mps, sono circa 60 mila gli investitori al dettaglio che hanno in portafoglio 5 miliardi in subordinati della banca senese. Titoli che varrebbero niente se l’autorità di vigilanza decidesse la definitiva risoluzione della banca ritenuta non più solida. Un evento che potrebbe avere effetti a catena spaventosi e anche ripercussioni sulle finanze dell’intero Paese.

Si tratta di un problema le cui dimensioni sembrano non essere chiare a molti. Lo scorso anno quasi scoppiò il finimondo a causa della gestione di quattro banche minori (in una delle quali erano coinvolti i parenti di un ministro del governo). Ebbene, la somma delle sofferenze di quelle quattro banche non ammontava neanche a un sesto delle sofferenze del solo Mps.

Ma non  basta: in questo caso, ad essere chiamato in causa non è un ministro o un suo parente, ma il Governo stesso. Anzi i “Governi”, dato che questa gestione e questi aiuti vanno avanti da diversi anni e che il Governo italiano sta per diventare uno dei maggiori azionisti di questa banca (con il 7% delle azioni).

Se a queste si sommano le criticità di tutte le maggiori banche nazionali (e di molte di dimensioni medie) è facile comprendere che si tratta di un problema gravissimo e di non facile soluzione. Di sicuro non servirà regalare soldi a pioggia. Nemmeno 150 miliardi di Euro (viste le sofferenze, sembrano bruscolini). Soldi che, forse, basteranno solo a molte di queste banche per superare il prossimo stress test della BCE (e poi ricominciare a fare quello che facevano prima).

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti