Renzi: “Tutto a posto”. Come mai Regione, Comuni ed ex Province siciliane sono senza soldi?

28 giugno 2016

Ci chiediamo e chiediamo: l’attuale capo del Governo italiano pensa che i Siciliani siano degli stupidi? Renzi ci ha privato di tutte le risorse finanziarie e ha la sfacciataggine di andare in Tv a dire che tutto è a posto. Ma a posto che cosa? Il fatto che le Tv non raccontino quello che lui e i suoi sgherri siciliani del PD hanno combinato in Sicilia significa forse che 5 milioni di Siciliani non esistono? E i Comuni? E le ex Province? E la crisi finanziaria che nella nostra Isola sta travolgendo tutto e tutti?  

Il presidente del Consiglio, Renzi, commentando la decisione del popolo inglese di lasciare l’Unione Europea, dice che è tutto a posto. Che non ci sono problemi. A cominciare da quelli finanziari. Se è così, perché continua a scippare soldi alla Regione siciliana, ai Comuni e alle ex Province della nostra Isola?

Parlano i ‘numeri’. Fino al 2008 il Fondo regionale per le Autonomia locali – ovvero i fondi per i Comuni e per le ex Province – ammontava a oltre 900 milioni di Euro all’anno. Con il Governo regionale di Raffaele Lombardo le risorse si sono ridotte. Riduzioni significative, ma non esagerate.

Con il Governo di Rosario Crocetta la situazione è iniziata a peggiorare. Ogni anno, una riduzione. Quest’anno la situazione è precipitata. Nello schema di Bilancio 2016 erano stati appostati 340 milioni di Euro circa. Un terzo circa delle somme rispetto agli altre 900 milioni di Euro del 2008.

Poi è arrivata la sorpresa: per quest’anno, per la parte corrente, si passa da 340 milioni a 105 milioni di Euro.

Non solo. Questi 105 milioni di Euro verranno assegnati ai Comuni siciliani quando lo Stato erogherà alla Regione 500 milioni di Euro (delle condizioni finanziarie delle ex Province non si parla più, hanno cambiato loro il nome, trasformandole nelle tre grottesche Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e negli altrettanto grotteschi Consorzi di Comuni: ma sui soldi da erogare a queste istituzioni non si parla).

Tutti questi dati si possono leggere nei comunicati diramati dai vertici dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Con in calce le firme del presidente della Stessa ANCI Sicilia, Leoluca Orlando, del vice presidente Paolo Amenta, e del segretario generale, Mario Emanuele Alvano.

Nel comunicato si legge che “i Comuni sono in esercizio provvisorio dal 1° maggio e non hanno alcuna possibilità di programmare la spesa”;

che “non è stato versato alcun acconto sui trasferimenti regionali di parte corrente dovuti ai Comuni per il 2016”;

che “non si conoscono i tempi e le modalità in cui saranno rese disponibili le risorse destinate ai Comuni derivanti dall’Accordo Stato-Regione”;

che “non si comprende se e come il sopra citato accordo produrrà effetti sulla tenuta finanziaria degli Enti intermedi;

che “non vi è certezza sui tempi di erogazione delle risorse relative alle spese per il personale a tempo determinato dei Comuni”;

che “per quanto riguarda i 115.000.000,00 euro destinati alle spese per investimenti sembrerebbe di essere ancora in attesa “che il Dirigente Generale del Dipartimento regionale della Programmazione concluda gli approfondimenti presso i competenti Uffici ministeriali circa la possibilità di destinare le risorse PAC, per quanto riguarda le risorse da destinare ai Comuni”;

che “riguardo alle assegnazioni di parte corrente e in conto capitale 2016 in favore degli Enti intermedi, alla data odierna, non si hanno notizie né del riparto programmatico né, tanto meno, dell’erogazione di un acconto”.

In questi mesi abbiamo registrato forzature su forzature. Ha cominciato l’Assemblea regionale siciliana, che ha approvato la manovra economica e finanziaria 2016 inserendo fra le entrate soldi dello Stato che ancora non ci sono. Parliamo dei 500 milioni di Euro che il Governo Renzi si era impegnato ad erogare non appena l’Ars avrebbe approvato la già citata manovra economica e finanziaria 2016.

Ebbene, l’attuale presidenza dell’Ars ha consentito al Parlamento siciliano di approvare la manovra economica e finanziaria 2016 in violazione della nuova normativa in materia di contabilità pubblica, con riferimento al decreto n. 118 del 2011. L’Ars ha approvato la manovra inserendo fra le entrate soldi che non ci sono (i 500 milioni di Euro) e, addirittura, ha appostato queste risorse aleatorie in alcuni capitoli di spesa: cosa, questa, che non si faceva nemmeno quando, con il Bilancio di competenza, si appostavano fra le entrate i cosiddetti residui attivi, ovvero entrate dubbio, se non fittizie.

Si dirà: la presidenza dell’Ars ha fatto appostare nei capitoli di spesa soldi fittizi d’accordo con Roma. Ciò significa che il Parlamento siciliano e il Governo nazionale possono violare le norme di contabilità pubblica?

Qualche settimana fa il sottosegretario del PD, Davide Faraone, ha annunciato in pompa magna che Roma si accingeva ad erogare i 500 milioni di Euro.

Ora, a parte che questi 500 milioni di Euro non sono ancora arrivati nelle ‘casse’ della Regione, in cambio di questi soldi il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha firmato un nuovo ‘Patto’ che prevede penalizzazioni per la Sicilia e la rinuncia ai contenziosi finanziari davanti alla Corte Costituzionale che – in uno Stato serio (ma l’Italia lo è ancora?) – non dovrebbero essere negoziabili.

(Il primo ‘Patto’, sempre con il Governo Renzi, Crocetta l’ha firmato nel Giugno del 2014, regalando allo Stato oltre 5 miliardi di Euro). 

Insomma, per la seconda volta questo presidente della Regione siciliana eletto con poco più di 600 mila voti (e grazie all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, a Gianfranco Miccichè, a Giuseppe ‘Pino’ Firarrello, a Giuseppe Castiglione e a Francantonio Genovese) ha firmato un ‘Patto’ in forza del quale rinuncia a risorse finanziarie che lo Stato deve erogare alla nostra Regione.

In più, abbiamo pure scoperto che i 900 milioni di Euro che lo Stato ha erogato alla Regione nel Dicembre dello scorso anno non si configurano come un contributo, ma come un prestito del quale dobbiamo pagare gli interessi!

Insomma: la Regione siciliana è fallita, i Comuni siciliani sono senza soldi (a parte le entrate che vengono assicurate dai cittadini con tasse e imposte comunali in spaventoso aumento); le ex Province sono senza soldi.

Poi Renzi va in Tv per dire che è tutto a posto e che non ci sono problemi finanziari. Non sappiamo quale sia la situazione finanziaria nelle altre Regioni, nei Comuni e nelle ex Province italiane. Ma sappiamo qual è la situazione in Sicilia: sappiamo che il Governo Renzi e la sua lunga mano in Sicilia, l’assessore Alessandro Baccei, hanno massacrato la nostra Regione, i nostri Comuni e le ex Province.

Sappiamo anche che oggi il Parlamento siciliano si dovrebbe riunire per parlare di tutte queste vergogne. Siamo proprio curiosi di ascoltare cosa dirà il presidente dell’Ars, l’onorevole Giovani Ardizzone, che invece di garantire il Parlamento della nostra Isola e tutte le altre istituzioni, fino ad oggi, ha garantito gli equilibri politici romani.

Sappiamo anche che tra due giorni a Palermo piomberanno i 24 mila precari dei Comuni lasciati senza soldi.

Come finirà questa storia non siamo in grado di prevederlo. L’unica cosa che intuiamo è che la situazione, in Sicilia, sta precipitando.

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