Crisi finanziaria: presto i sindaci siciliani in piazza contro Renzi e Crocetta

1 giugno 2016
Tra qualche giorno l’ANCI Sicilia definirà il calendario delle proteste di piazza. Alla base del malessere c’è la crisi finanziaria dei Comuni provocata dai tagli del Governo Renzi e del Governo Crocetta. Si spera che si sveglino anche i 6 mila e 500 dipendenti delle ex Province. Le parole grottesche del sottosegretario Faraone che, da oltre un mese, sbandiera 500 milioni di Euro che Roma non ha mai erogato
Presto una manifestazione di protesta a Palermo contro il Governo nazionale di Matteo Renzi e contro un Governo regionale di ‘ascari’ che, invece di difendere gli interessi dei Siciliani, regge il gioco al centralismo romano. Il tema è sempre quello finanziario: Roma taglia i fondi alla Regione siciliana, ai Comuni e alle Province dell’Isola ‘riformate’ da una legge grottesca. Il Governo regionale non protesta e, a propria volta, taglia i fondi ai Comuni e alle Province che non sono più nelle condizioni di andare avanti.

Così, ieri, al termine, dopo la solita conferenza Regione-Autonomie locali senza costrutto, i vertici dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Autonomia Locali), hanno deciso di passare al contrattacco:

“Non ci resta che portare i Sindaci, i Comuni, e i loro cittadini in piazza a Palermo per fare sentire la loro voce ad un Governo regionale non solo sordo, ma del tutto indifferente al dramma dei servizi che verranno a mancare e di migliaia di famiglie di precari e di dipendenti delle ex Province senza stipendi per mancanza di copertura finanziaria”.

All’incontro di ieri erano presenti il presidente dell’ANCI Sicilia, Leoluca Orlando, i vice presidenti Paolo Amenta, Luca Cannata, Giulio Tantillo e Salvo Lo Biundo, e il Segretario generale, Mario Emanuele Alvano. Per la Regione c’erano gli assessori Luisa Lantieri (Autonomie Locali) e Alessandro Baccei (Economia).

Un incontro inutile, quello di ieri. Con ANCI Sicilia che sottolinea “la totale assenza di interlocutori nel Governo (siciliano ndr) e, complessivamente, nella classe politica regionale, di fronte all’agonia che stanno vivendo i Comuni, ormai del tutto pronti a dichiarare il dissesto finanziario, a causa dei sempre maggiori tagli e mancati trasferimenti da parte della Regione, e per la sua parte, anche dello Stato. Nessun passo avanti rispetto alle richieste avanzate già nei precedenti incontri, e non ultimo, qualche giorno addietro con il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di avere la possibilità di uno slittamento dei termini per l’approvazione dei Bilanci di previsioni, utilizzando i fondi destinati dalla Finanziaria regionale ai Comuni e i fondi per garantire la sopravvivenza dei  lavoratori precari, oltre che delle ex Province”.

“La Regione – dice il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, con delega alle questioni finanziarie – contravvenendo a precedenti accordi e alla sua stessa Finanziaria ha infatti annunciato una ulteriore riduzione del 70% dei trasferimenti ai Comuni (già ridotti negli ultimi cinque anni da 911 milioni a poco più di 300 milioni), non avendo a tutt’oggi ricevuto i 500 milioni di euro da parte dello Stato, annunciati e strombazzati da tutti gli esponenti del Governo nazionale ma mai erogati”.

“Speravamo oggi in un piccolo passo avanti – aggiunge Amenta – rispetto al vuoto che sinora ha caratterizzato gli incontri e le proposte della Regione nei confronti dei Comuni. E invece, siamo peggio di prima, con lo spettro dell’approvazione dei Bilanci con l’incertezza delle somme da trasferire agli Enti Locali. Perché, oltre a non garantirci le somme dello scorso anno, già più volte tagliate e ridotte, indispensabili per poter garantire la prosecuzione dei servizi essenziali ai cittadini, non ci è stata data nessuna garanzia per il fondo per i lavoratori precari. Nonostante i parlamentari dell’Ars continuano a dire di aver previsto nella Finanziaria la stabilizzazione e, addirittura,  penalizzazioni per quei Comuni che non provvederanno a questo adempimento, con decurtazione del 50% e del 100% rispettivamente nel 2016 e 2017 con riferimento al contributo regionale per i lavoratori a tempo determinato. Una norma questa, l’art. 27, che come ANCISicilia abbiamo già detto di essere d’accordo con il Governo regionale che la vuole revocare in quanto ritenuta inapplicabile, per avanzare proposte credibili al Governo nazionale, tra le ipotesi, l’istituzione di una Agenzia che si occupi della trasformazione  dei contratti dei precari da tempo determinato a tempo indeterminato, attraverso lo strumento della “comandata”.

“Per non parlare – continua Amenta – delle ex Province, senza più un euro per pagar gli stipendi e senza sicurezze per il futuro. Unica goccia in questo grande mare di silenzi, incapacità e drammi per tante famiglie, è la promessa che oggi ci è stata fatta di trasferimento del 60% della prima trimestralità, e l’impegno a sostenere con il Governo nazionale, e quindi direttamente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la necessità di prorogare i termini per l’approvazione dei Bilanci di previsione, che ricordo sono già scaduti ad aprile. Per il resto – conclude il vice presidente – se non vogliamo continuare a vedere aggrediti i Sindaci, e morire senza tentare di lottare, vista l’assenza totale di attenzione da parte di questa classe dirigente e politica regionale, non ci resta che portare i Sindaci ed i Comuni, con i loro cittadini, in piazza a Palermo per fare sentire la loro voce ad un Governo indifferente al dramma che le realtà locali stanno vivendo in termini di continuità nell’erogazione di servizi, ad iniziare dai rifiuti, a quello delle migliaia di famiglie di precari e di dipendenti delle ex Province senza stipendi e senza un futuro”.

Le cronache registrano una precisazione tragicomica del sottosegretario Davide Faraone, ‘punta di diamante’ dei renziani in Sicilia. Faraone critica l’ANCI Sicilia che, a suo dire, si lamenta troppo. Ed è anche logico: Faraone, ogni mese, si mette in tasca il suo lauto stipendio di parlamentare nazionale con in più l’indennità di sottosegretario. Che cosa gliene può fregare a lui delle migliaia di Siciliani che il Governo nazionale ha lasciato senza soldi?

Lu sazio non cridi a lu diunu, scriveva un grande poeta siciliano… Da almeno un mese Faraone va ripetendo che il Governo nazionale erogherà alla regione siciliana 500 milioni di Euro. E lo fa con l’aria di chi cerca di far capire che lo Stato sta venendo incontro alla Sicilia. Dimenticando che questi 500 milioni di Euro sono solo una piccola parte dei soldi che, ogni anno Roma ruba alla Sicilia.

Sono, infatti, 7 i miliardi di Euro che, ogni anno, lo Stato scippa alla nostra Regione, come ha ammesso lo stesso assessore all’Economia, Alessandro Baccei (come potete leggere qui). Faraone dovrebbe conoscere Baccei, dal momento che è stato proprio il Governo nazionale del quale fa parte a imporre Baccei alla Giunta regionale di Rosario Crocetta!

Sui disastri finanziari dei Comuni interviene il capogruppo del Nuovo Centrodestra Democratico all’Ars, Nino D’Asero. Si tratta dello schieramento politico che, in barba al nome che anora non è stato cambiato, governa con il centrosinistra a Roma e in Sicilia.

D’Asero in almeno 20 righe di comunicato riesce a non dire nulla di concreto:

“Noi siamo sempre stati attenti e questo nostro atteggiamento è avallato anche dalle parole del ministro Alfano”.

Si tratta del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, leader di questo schieramento politico.

“Torneremo fin da subito a pressare il Governo regionale che ha appena deluso le aspettative dell’ANCI in seno alla Conferenza Regione-Enti locali – aggiunge D’Asero, che all’Ars, per provare a produrre altri danni, presiede la commissione Statuto – perché si trovi una soluzione e si inneschino dei meccanismi virtuosi e automatici per i quali non si debba vivere in eterna emergenza”.
“Per quanto riguarda la questione dei precari – continua D’Asero – occorrerà impegnarsi per mettere i Comuni in grado di applicare la norma inserita nella Finanziaria avviando le procedure di stabilizzazione la cui non attuazione comporterebbe addirittura il taglio al 50% del contributo regionale per il 2016 e il suo annullamento nel 2017. Va da sé che ciò creerebbe uno scenario futuro all’insegna del crack economico e dell’impossibilità di erogare i servizi essenziali per le comunità”.
“Fermo rimanendo che occorrerà anche operare una politica imperniata sul rapporto costo-risultato, con l’utilizzo pieno dei lavoratori precari, ribadisco tutto il nostro impegno nei confronti dell’esecutivo regionale – conclude D’Asero – parallelamente a quello annunciato da Angelino Alfano nei confronti del governo di Roma”.
Da segnalare, sempre sotto il profilo finanziario, anche lo stato un po’ ‘comatoso’ del Comune di Catania. I vertici di questa Amministrazione comunale sono stati convocati dalla Corte dei Conti per la Sicilia. All’appuntamento non si è presentato il sindaco, Enzo Bianco. Al suo posto erano presenti l’assessore comunale al Bilancio, Giuseppe Girlando, e il segretario generale del Comune, Antonella Liotta.
I due si sono presentati al cospetto dei giudici contabili senza portare il resoconto dei debiti fuori bilancio. Cosa, questa, che è stata stigmatizzata dai giudici contabili.
La situazione del Comune di Catania resta precaria.

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