Renzi, Orlando, Bianco e PD: se la Sicilia non si libererà di questi pesi non avrà dove andare

2 maggio 2016

Il primo – Renzi – racconta solo balle. Ma i sindaci di Palermo e di Catania gli reggono il gioco. Insieme con gli altri sindaci siciliani di centrosinistra e con i parlamentari nazionali e regionali prendono in giro 5 milioni di Siciliani. Da questi signori ci possiamo aspettare altri grandi appalti, tra Ferrovie e Lega delle cooperative, senza crescita civile e sociale. Se gli elettori della Sicilia non manderanno a casa questi ‘ascari’ la nostra Isola non avrà futuro

Come commentare la settimana che si è chiusa ieri con il diluvio di retorica e di promesse elettorali di Renzi? E che cosa ci attende nei prossimi mesi, alla luce di quello che abbiamo ascoltato negli ultimi due giorni?

Le falsità che abbiamo ascoltato Sabato scorso – e che, purtroppo, si continuano a leggere sui giornali – hanno un sapore tragicomico. Colpisce come persone che dovrebbero mettere in fila i fatti oggettivi si lascino invece trascinare da ‘numeri’ che non stanno né in cielo, né in terra.

Prendiamo il miliardo di Euro che il capo del Governo ha promesso ai Comuni di Palermo e Catania. Abbiamo visto i sindaci di queste due città – rispettivamente, Leoluca Orlando ed Enzo Bianco – accodarsi dietro a Renzi. Questi due personaggi da dimenticare avrebbero dovuto dire al presidente del Consiglio:

“Presidente Renzi, scusi: lei, lo scorso Febbraio, si era impegnato a versare nelle ‘casse’ della Regione siciliana 500-550 milioni di Euro. Soldi che non sono ancora arrivati in Sicilia. Lo sa che, di questi 500-550 milioni di Euro, quasi 180 milioni di Euro sono stati assegnati ai Comuni dal Bilancio della Regione? Lo sa che, su vostra indicazione – perché l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei l’ha imposto lei al Governo della nostra Regione – Governo e Parlamento dell’Isola hanno inserito nel Bilancio regionale 2016 questi 500-550 milioni come accantonamenti negativi, in barba alla nuova legge di contabilità pubblica, che non lo prevede?”.

“Quindi, egregio presidente del Consiglio dei ministri – avrebbero dovuto concludere Orlando e Bianco – prima di promettere un miliardo di Euro per i Comuni di Palermo e di Catania, mantenga gli impegni che ha assunto con 5 milioni di Siciliani, erogando subito i 500-550 milioni di Euro che ancora il suo Governo non ha dato alla Sicilia”.

Cos’hanno fatto, invece, Orlando e Bianco? Hanno retto il gioco a Renzi, annuendo, provando a fare credere ai cittadini di Palermo e di Catania che è tutto vero, che è tutto giusto.

Mentre questi due sindaci – che noi ci auguriamo non vengano rieletti – si ‘stricavano’ con Renzi, pronto, sulla carta, a riempire i due Comuni di soldi – sì, proprio nelle stesse ore – assistiamo a due fatti che definire incredibile è poco.

A Palermo il Centro Padre Nostro fondato da padre Pino Puglisi aspetta da oltre un anno che il Comune di Palermo eroghi 280 mila Euro circa (come potete leggere qui). Questo centro opera nel quartiere di Brancaccio, considerato a rischio di mafia. In questo quartiere è stato trucidato padre Puglisi. Ucciso dai mafiosi che non sopportavano un sacerdote che toglieva dalla strada i minori del quartiere, ‘rubando’ futura manovalanza alla stessa mafia.

L’attenzione delle istituzioni per chi opera in un quartiere come Brancaccio dovrebbe essere massima. Invece le autorità – a cominciare dal Comune di Palermo – se ne fregano. Non ci vengano a dire che non hanno soldi: basti pensare che lo stesso Comune di Palermo, ogni anno, ‘brucia’ decine e decine di milioni di Euro con la gestione clientelare delle società comunali (incarichi esterni e consulenze a iosa).

Eppure, stranamente, non si trovano i soldi per un centro che opera a Brancaccio.

A Catania – come del resto a Palermo – il Comune non si fa scrupolo di ‘spremere’ i cittadini con la finanza locale. A Catania opera il più importante Teatro di prosa della Sicilia e uno dei più importanti d’Italia. Ma Catania non trova i soldi per fare funzionare il proprio Teatro Stabile (come potete leggere qui).

Possibile che, con tanti soldi che si sperperano a Catania non si trovano i soldi per la più importante istituzione culturale di questa grande e bella città siciliana?

Nelle sette ore in cui Renzi annunciava il ‘miliardo’ di Euro in arrivo per Palermo e Catania, lo stesso capo del Governo lanciava un altro proclamo: lo sblocco di altri 3 miliardi e mezzo di Euro. Di questi fantomatici fondi sbloccati dal CIPE, ha aggiunto il Premier, “buona parte andranno al Sud”.

Parole, parole, parole. Nei fatti – come già ricordato – lo Stato non ha ancora erogato i 500-550 milioni di Euro alla Regione. Una Regione – guarda caso l’assessorato all’Economia, quello retto da Baccei – che in queste ore, nel silenzio generale, sta provvedendo a vendere beni demaniali della Sicilia per recuperare i soldi che il Governo Renzi non erogherà alla Regione!

Tutto questo mentre i sindaci – di Palermo e di Catania, ma anche altri sindaci siciliani del centrosinistra, soprattutto del PD – ingannano i propri elettori e tradiscono le proprie comunità, andando dietro a un capo del Governo (Renzi) che prende in giro 5 milioni di Siciliani con la sponda di parlamentari nazionali e regionali di centrosinistra.

Tra l’altro, questi 500-550 milioni di Euro che il Governo Renzi non sta erogando alla nostra Regione non sono un ‘regalo’: sono solo una parte – circa un sedicesimo – degli 8 miliardi di Euro circa di entrate di pertinenza regionale che Roma scippa ogni anno alle ‘casse’ regionali calpestando lo Statuto.

Il tutto – lo ribadiamo – con l’avallo dei parlamentari e dei sindaci di centrosinistra (e in buona parte anche di centrodestra).

Di più. Quei pochi soldi che arrivano nel Sud non vengono utilizzati per la crescita civile delle città e delle realtà del Mezzogiorno. Orlando, Bianco e, in generale, il PD, nella gestione dei fondi per il Meridione, sono ancora fermi ai grandi appalti.

Il passaggio è delicato e va illustrato per evitare equivoci.

Giusto realizzare le infrastrutture nel Mezzogiorno. Giusto ridurre il divario tra Centro Nord e Sud. E’ in questi spirito che è stato pensato l’articolo 38 dello Statuto siciliano che non viene applicato non sappiamo più da quanti anni.

Ma gli appalti per le infrastrutture nel Sud – gestite magari dalle Ferrovie e dalla Lega delle cooperative (che in Sicilia ha sostituito del tutto i grandi gruppi del Nord e che andrà a sostituire qualche gruppo di Catania che forse aveva alzato troppo la ‘cresta’) – non portano sviluppo. Anzi.

Questa storia delle infrastrutture nel Sud ‘volano’ dello sviluppo è un equivoco che ci portiamo dietro dagli anni della Cassa per il Mezzogiorno di Pasquale Saraceno.

La logica dei grandi appalti e delle grandi infrastrutture sganciata dalla crescita civile, culturale e sociale non risolve i problemi del Sud, se è vero che la questione meridionale, già dai tempi di Gaetano Salvemini, era questione eminentemente culturale e civile.

Intanto, storicamente, le grandi opere pubbliche nel Sud, sganciate dalla crescita civile, spesso non vengono nemmeno completate. E quando vengono completate, spesso, per mancanza di senso civico, vengono abbandonate.

Abbiamo sotto gli occhi i disastri di Palermo con il Passante ferroviario costato già 800 milioni di Euro, ancora oggi incompleto, con enormi danni prodotti alla città, tra alberi tagliati, traffico impazzito, disagi (e anche sessanta famiglie rimaste senza casa, come potete leggere qui).

Per non parlare dell’anello ferroviario – altri 100 milioni di Euro circa l’investimento – lasciato a metà.

Per non parlare di tre o quattro linea di Tram – costate oltre 320 milioni di Euro – che oggi servono meno dell’1 per cento della popolazione di Palermo.

Forse i soldi che Renzi invierà in Sicilia serviranno per gli ‘amici’ del Tram e della metropolitana? E’ per questo che gli attuali amministratori del Comune di Palermo ‘scodinzolano’ ogni volta che Renzi fa una ‘scorreggia’?

Continueremo ad avere appalti ferroviari e, contemporaneamente, anziani, malati e centri che operano nei quartieri difficili di Palermo e, in generale, delle città dell’Isola, senza soldi?

La verità è che l’attuale classe dirigente siciliana – con riferimento soprattutto al centrosinistra, ma anche al centrodestra – è marcia. E’ fatta da ascari e da felloni, schiava dei grandi appalti e dei personaggi che ci stanno dietro, tra mafia e ‘professionisti dell’antimafia’.

Fino a quando la Sicilia non caccerà questa gente a calci nel sedere non potrà vedere luce. 

Abbiamo parlato del centrosinistra. Ma era la stessa cosa anche quando la Sicilia era nelle mani del centrodestra: quando i sindaci di questa parte politica sprecavano le risorse del FAS per pagare precari e clientele con la ‘benedizione’ di Berlusconi e Tremonti.

Centrosinistra e centrodestra, in Sicilia – con l’eccezione di qualche personaggio no a caso messo da parte – si equivalgono. Insomma, se gli elettori siciliani, con il voto, non cambieranno radicalmente classe politica, beh, non andremo avanti.

Alla Sicilia serve una nuova Regione. Ma serve, anche, una nuova generazione di sindaci. Perché è dal basso che deve iniziare il cambiamento.

Foto tratta da lettera43.it

 

 

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