Ars, Ardizzone: “Lo Statuto? Parti finanziarie mai applicate”

27 aprile 2016

In molti ormai lo sanno. Ma che i vertici dell’Ars lo ripetano è importante. Il presidente di Sala d’Ercole lo ha ribadito, alla vigilia del 70esimo anniversario dell’Autonomia, sollecitando i deputati a vigilare su Roma e sulla riforma costituzionale che potrebbe riservare qualche trappola alla Sicilia

Ormai lo sappiamo. Ma che il concetto sia ribadito dai vertici dell’Ars è sempre cosa buona e giusta. Parliamo dello Statuto siciliano che il prossimo 15 Maggio compirà 70 anni. E della querelle sulla sua applicazione. Oggi a Sala d’Ercole, il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, non ha usato eufemismi. Nel sollecitare l’attenzione dei deputati alla riforma costituzionale varata dal Governo nazionale e al pericolo che da Roma arrivi l’ennesima offensiva subdola alla nostra Autonomia, ha detto: “Sicuramente abbiamo bisogno di rivedere lo Statuto prima che ci arrivi una riforma calata dall’alto, ma deve essere chiaro che le sue parti finanziarie non sono mai state applicate”. 

Non è la prima volta che Ardizzone si sofferma sugli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto, articoli che sono il cuore dell’Autonomia siciliana (prevedono, tra l’altro, la territorializzazione delle imposte) e che lo Stato si guarda bene dall’applicare visto che, come denunciato anche dalla Corte dei Conti, continua ad incassare in maniera unilaterale soldi che spetterebbero alla Sicilia. Non a caso dai centri di potere nazionale arrivano continui attacchi all’Autonomia. E’ una questione di soldi. Che sarebbero nostri, ma che incassa Roma. L’ ultima tentazione è quella di abolirla del tutto, lavoro già iniziato dall’inviato di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei. Così non solo i Siciliani non avranno parola sulle proprie risorse e sui tributi versati nella regione, ma non avranno neanche più un appiglio costituzionale (lo Statuto è parte della Costituzione) per ribellarsi. 

Ardizzone ha anche annunciato che è stata istituita la Commissione di indagine sui contenziosi con lo Stato. Decisione che scaturisce  dall’approvazione della mozione contro la rinuncia ai contenziosi con lo Stato  firmata nel 2014 dal Presidente della Regione, Rosario Crocetta. Si tratta di stabilire il valore economico delle sentenze favorevoli a cui Crocetta ha rinunciato, visto che le stime parlano di 5 miliardi di euro, mentrein Aula, Baccei aveva ridotto la cifra a meno di un miliardo.

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