Piercamillo Davigo, l’onore degli uomini e il ‘caso’ Cracolici

26 aprile 2016

Cicerone dimostra che se entriamo in un’aula e gridiamo: “Siete tutti ladri!”, colui il quale si alzerà per difendere i presenti è il ladro per antonomasia. Regola che potrebbe essere valida per un consiglio di amministrazione di una società (magari pubblica) dove i soldi spariscono. O anche per un Parlamento che si auto-difende. Sinfonia un po’ stonata sul ‘caso’ di Antonello Cracolici, dove l’asticella che fa diventare il “libito” in “licito” è la chiave di tutto

 

Cicerone ci insegna che se entriamo in un’aula e gridiamo ai presenti:

“Siete tutti ladri!”, quello che si alzerà per difendere i presenti è il ladro per eccellenza.

Tutti i politici e para-politici che si sono indignati per le esternazioni di Piercamillo Davigo, il nuovo presidente della Associazione nazionale magistrati, sono come quell’uno di Cicerone.

Davigo ha ragione, ovviamente, ma la verità non si può dire, almeno non con tanta veemenza e soprattutto direttamente. Ricordo quando un politico di razza negò di avere preparato un certo emendamento e un suo ingenuo compagno di partito  gliene fece vedere una copia con la sua firma. Apriti cielo! Certe cose in faccia non si dovevano dire!

A nessuno piace essere colto con il sorcio in bocca, nemmeno al gatto, che pure lo fa per mestiere. E’ come se qualcuno  andasse alla Favorita, a Palermo e  si mettesse a gridare contro le nigeriane al lavoro: “Siete tutte battone!”. Apriti cielo, anche in questo caso!

L’Arcitroie, Save the puttans, si scatenerebbero in difesa di quelle povere disgraziate, salvo poi, quietata la coscienza e posatosi il polverone, lasciare che tutto continui così. Questa è l’umanità.

Anche nel caso di Davigo è stato sollevato un polverone che ha nascosto la sua affermazione più grave e più vera, e cioè che la politica ha alzato la soglia della rilevanza penale. E questo, Davigo non lo dice, ma è chiaro lo stesso, può accadere solo se si abbassa la qualità morale della società di cui il Legislatore è nello stesso tempo lo specchio e la guida.

Non crediate che il “favor rei”, la compassione per il colpevole, sia stato inventato per i delinquenti comuni, di cui questa politica non potrebbe fregarsene di meno. E infatti, se gliene importasse, farebbe delle carceri a misura della dignità umana, no lo fa per salvare il posteriore, siccome sa benissimo in quali intrecci  ormai naviga e quindi costruisce percorsi utili a sé, nel caso qualcuno fosse beccato.

Nascono così gli arresti domiciliari, il patteggiamento, il processo abbreviato e la prescrizione lunga, gli scudi fiscali, gli sconti di pena, i servizi sociali, il lavoro all’esterno del carcere, gli indulti, le amnistie e la grazia al cavolo. E così Brusca passa il Natale a casa, il bancarottiere va ad insegnare italiano, Berlusconi va a prendere il tè dai  vecchietti, e via alleviando  e addolcendo.

Quando penso che Jean Valjean, l’eroe de I Miserabili di Hugo si beccò 15 anni di lavori forzati per avere rubato un pane per sfamarsi mi viene il nervoso.

Nel clima di abbassamento della tensione morale si inserisce perfettamente l’appassionata (o patetica?) difesa che l’assessore regionale Antonello Cracolici ha fatto all’Assemblea regionale siciliana del suo operato e della sua persona, cose che nell’Etica a Nicomaco di Aristotele coincidono  perfettamente, in occasione della discussione della mozione di censura a suo carico per il danno erariale accertato dalla Corte dei Conti e da lui causato quando era capogruppo del PD nella passata legislatura.

Si tratta di 364 mila Euro tondi tondi, pari a più di 700 milioni del vecchio conio. Che cosa si può fare di meglio con 364.000 Euro? Ogni persona che ha contezza diretta di particolari bisogni sociali lo sa bene.

Ebbene, questa cifra è stata “abusata” da Cracolici in “spese folli” e questo ormai è sentenza. Su questo indietro non si torna, la dovrà restituire e basta. E’ una cifra folle e non serve a niente  sostenere che sono spese tutte documentate. Che cosa cambia infatti se una cena elettorale offerta ai propri amici ed elettori ha la ricevuta fiscale? Che c’entra la politica con questo?

La caduta della morale, l’avere abbassato l’asticella che fa diventare il “libito” in “licito” è la chiave per ascoltare la difesa di Cracolici.      

“E’ normale – è la sintesi – non mi vergogno, anzi rivendico la mia storia personale e politica”.

Il che vuol dire che, se si ripeteranno le circostanze, lo rifarà. Si riapproprierà cioè dei soldi del contribuente, ancora una volta. E intanto lui, che è stato eletto perché ha elargito 364 Euro in campagna elettorale, resta al suo posto, o meglio al posto di chi, in una competizione elettorale non drogata, avrebbe vinto al posto suo. E’ un messaggio tenebroso per gli onesti e un messaggio di luce e di  attesa piena di speranza per i diversamente onesti.

Ma io mi chiedo, da simpatizzante del diritto, ma il dolo, in tutto questo, non c’è? Basta dunque essere trucidi per essere irresponsabili sotto il profilo penale? La restituzione (forzosa, perché fosse stato per lui, col cavolo. . .) estingue il dolo?  A me non pare; però, a giudicare dal silenzio della Procura della Repubblica, parrebbe proprio di sì.

Vuol dire che devo riprendere a studiare il buon Antolisei, il trattato di diritto penale del mio bel tempo.

Ma forse quello è un testo ormai datato, un po’ fissato con la vecchia morale . . .

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