Sicilia: con Crocetta e il PD a grandi passi verso il baratro

25 aprile 2016

La Sicilia è in vendita a prezzi da saldi di fine stagione. Com’era prevedibile, il Governo Renzi non vuole onorare gli impegni finanziari che ha assunto. Tradotto: non vuole erogare 500 milioni. Non resta vendere alcuni immobili di proprietà dei Siciliani: se ne sta occupando il ‘commissario’ Baccei. Lo stesso Renzi ha regalato il nostro mare ai petrolieri. Compreso il mare di Pantelleria. Con il sindaco, Salvatore Gabriele, un po’ ‘smemorato’, che oggi dimentica di avere lui stesso ‘consegnato’ l’isola a Crocetta e a Lumia. Pericoli per l’ambiente? Tranquilli: tutto sotto controllo, come in Liguria…

Aprile sta per finire. E dal Bilancio della Regione 2016 mancano ancora 500-550 milioni di Euro. Come questo blog ripete spesso, non si tratta di un ‘buco’ finanziario. Il ‘buco’ di quasi 3 miliardi di Euro sui conti economici regionali (per la precisione, 2,9 miliardi di Euro) – voragine provocata dal Governo Renzi che ha svuotato le ‘casse’ della nostra Regione calpestando lo Statuto – è già stato certificato alla fine dello scorso Dicembre.

Questo ‘buco’ è stato coperto con un miliardo e 400 milioni di Euro circa di tagli sul Bilancio regionale 2016, con 900 milioni di Euro che Roma ha restituito alla Regione e con l’impegno, da parte del Governo Renzi, di erogare altri 500-550 milioni di Euro non appena l’Assemblea regionale siciliana avrebbe approvato la manovra economica e finanziaria 2016.

L’Ars ha approvato la manovra circa e mesi fa. Ma dei 500-550 milioni di Euro non c’è ancora traccia. Attenzione: questi 500-550 milioni di Euro sono stati inseriti nel Bilancio regionale 2016 come accantonamenti negativi: soldi che potranno essere spese solo quando di materializzeranno. Si può ricorrere a un ‘magheggio’ contabile del genere?

Fino a qualche anno fa, sì. Fino a qualche anno fa queste entrate finte si chiamavano residui attivi. Oggi gli hanno cambiato nome. Li chiamano, come già accennato, accantonamenti negativi. Il problema – come questo blog ha fatto notare più volte (qui potete leggere un approfondimento su tale tema) – è che è entrata in vigore un a nuova legge di contabilità che non prevede il ricorso a questi imbrogli contabili.

E qui assistiamo al paradosso: in assenza del Commissario dello Stato per la Regione siciliana – sostanzialmente abolito da una discutibile ordinanza della Corte Costituzionale ‘costruita’ per fare da sgabello al Governo nazionale – dovrebbe essere il Governo Renzi a impugnare la manovra economica e finanziaria 2016 approvata dal Parlamento siciliano. Ma come possono, Renzi e compagni, impugnare la manovra economica 2016 della Regione se sono stati proprio loro, tramite l’assessore-commissario, Alessandro Baccei (imposto da Renzi alla Sicilia) a proporre e imporre quello che, alla fine, è un imbroglio contabile?

In questo truffaldino paradosso contabile non c’è solo il dramma della Regione siciliana che sprofonda in una spaventosa crisi finanziaria provocata da Roma: c’è anche il dramma di un Paese, l’Italia, finito nelle mani di personaggi senza scrupoli e privi persino di senso del ridicolo.

Il caso ha voluto che proprio la sere del Referendum sulle trivelle – affossato dalla stanchezza di un paese prostrato dalla crisi economica e da un Presidente del Consiglio che ha invitato gl’italiani a non recarsi alle urne – sia esplosa una condotta di petrolio in Liguria. Per tre giorni era “tutto sotto controllo” e non c’erano problemi. Peccato che, da quasi due giorni, il petrolio ha ormai invaso il mare della Liguria.

L’attuale direttore del telegiornale de La7, Enrico Mentana, con la correttezza che l’ha sempre contraddistinto, ha detto che l’informazione del nostro Paese ha informato poco sul disastro ecologico che ha colpito il Mar Ligure. Ma lasciano basiti le dichiarazioni del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, Forza Italia, il quale ha invitato i cittadini liguri a stare calmi, perché il petrolio si sta spostando verso il mare dei francesi…

Le immagini di queste ore mostrano la ‘lungimiranza’ del capo del Governo del nostro Paese, Matteo Renzi, che ha puntato tutto sul petrolio e sui petrolieri. Sua la scelta di esautorare le Regioni in materia di petrolio, gas e perforazioni. Sua – sempre del signor Renzi – la scelta di regalare gli idrocarburi che si trovano nel mare del nostro Paese a petrolieri senza scrupoli.

In Sicilia la presenza di questi giacimenti di idrocarburi è nota sin dai tempi di Enrico Mattei, per la precisione, dalla metà degli anni ’50 del secolo passato. I tecnici dell’ENI di quegli anni parlavano di petrolio che si trova a grandi profondità. Allora i costi e i rischi per estrarre questi idrocarburi erano considerati troppo alti.

Oggi dicono che i rischi non ci sono più, perché le tecnologie odierne sono sicure: già, sicure come la condotta che è esplosa la sera del 17 Aprile: sicura come il disastro ecologico che ha colpito la Liguria e che, a detta del presidente della Region e Liguria Toti, si sta spostando verso il mare della Francia.

Stime ottimistiche raccontano che nel sottosuolo della nostra Isola e al largo delle nostre coste ci sarebbero 5-6 milioni di petrolio e quasi 2 milioni di metri cubi di gas. Idrocarburi che potrebbero valere, in teoria, da un miliardo e mezzo a 2 miliardi di Euro. Risorse che non sono più della Sicilia, perché il Governo Renzi – con la compiacenza del presidente della Regione, Crocetta e del PD (e dei partiti che appoggiano l’attuale Governo regionale, compreso il Nuovo Centrodestra del Ministro siciliano Angelino Alfano) – se n’è impossessato e le ha cedute ai petrolieri. Alla comunità siciliana andranno, forse, le più basse royalties d’Europa…

Incredibile quello che sta succedendo a Pantelleria. Dice oggi il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, in una dichiarazione al quotidiano La Republbica:

“La ripresa di perforazioni nel Mediterraneo e a Pantelleria ci lascia increduli e sbigottiti. E’ una vergogna che il ministro Guidi abbia autorizzato trivellazioni il 22 Dicembre, giorno precedente all’approvazione definitiva della legge di stabilità che, all’art. 239, prevede il divieto di trivellazioni nelle zone di mare entro le 12 miglia dalla costa lungo l’intero perimetro nazionale prorogando i titoli abilitativi rilasciati. E ciò solo per bloccare i referendum prendendo in giro gli Italiani. Consideriamo inaccettabile la posizione della Regione siciliana” che, “dinnanzi ad una crescente e propositiva azione da parte di cittadini e movimenti contro le trivellazioni, non rivedere la propria posizione”.

Il sindaco di Pantelleria annuncia oggi “battaglie di piazza”. Ma dimentica che, alle ultime elezioni comunali, è stato proprio lui a consegnare la sua isola all’appoggiata Rosario Crocetta-Giuseppe Lumia. Forse Salvatore Gabriele – uomo politico ‘navigato’, visto che era già stato sindaco di Pantelleria nel passato – non conosceva il PD di Crocetta e Lumia?

Tutta la sua campagna elettorale – chi scrive l’ha seguita passo dopo passo con articoli scritti allora per LinkSicilia – è stata contrassegnata dall’impegno suo e del PD di Crocetta e Lumia in favore del radioso futuro di Pantelleria. Hanno promesso che nessuno avrebbe toccato le strutture sanitarie dell’isola: e il Governo Crocetta le ha in buona parte smantellate. Hanno promesso che nessuno avrebbe distrutto il mare di Pantelleria: e con il PD di Crocetta e Lumia stanno arrivando le trivelle.

E cosa fa oggi il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, l’uomo che ha fatto campagna elettorale convincendo, casa per casa, i panteschi a non votare per il Movimento 5 Stelle? Si schiera contro il PD del quale fa parte! Ma a chi vuole prendere in giro il sindaco di Pantelleria? E’ stato lui che ha portato a Pantelleria Crocetta e Lumia: e ora prova a rinnegarli. Con quale credibilità politica?

Che succede, sindaco Gabriele? Forse ha capito che le trivelle che stanno per arrivare a Pantelleria sono “sicure” come le condotte di petrolio della Liguria?

Intanto la Regione siciliana – la Regione di Crocetta e del PD – si accinge ad autorizzare nuove perforazioni in terra presentate. Se ne occuperà l’Enimed a Gela.

Nella città di questo bizzarro presidente della Regione l’ENI, nel 2014, ha promesso la riconversione del polo industriale che ha inquinato Gela e il circondario. Quel protocollo d’intesa siglato tra Regione ed ENI è cartastraccia perché a Gela, della centrale ‘Green’ non c’è traccia. In compenso la Regione – con riferimento all’assessorato al Territorio e Ambiente, branca dell’Amministrazione regionale retta, dai primi anni ’80 del secolo passato ai nostri giorni da ‘ascari’ seriali – regalerà all’ENI altri permessi per cercare petrolio in terra.

Ed è anche giusto: tutta la Sicilia – con Crocetta e il PD sulla plancia di comando – è in vendita a prezzi di saldi di fine stagione. Sono in vendita gli idrocarburi custoditi nelle profondità del mare e sono in vendita gli idrocarburi a terra. E sono in vendita i beni immobili della Regione. Della vendita dei nostri beni immobili si sta occupando il toscano Baccei, l’assessore-commissario dell’Economia.

In queste ore negli uffici dell’assessorato regionale all’Economia si lavora alacremente. Bisogna trovare i già citati 550 milioni di Euro che servono al Bilancio regionale 2016. Il Governo Renzi non ha tempo e soldi per onorare gli impegni assunti. La Regione siciliana si arrangi. Metta in vendita un po’ dei suoi beni immobili. Gli acquirenti si troveranno. Soprattutto se i prezzi saranno bassi. Grandi affari per gli speculatori.

Cosa si venderà? Qualche settimana fa sembrava che a Bronte fosse in vendita il castello di Maniace, quello che fu dell’Ammiraglio Nelson. Poi ci hanno ripensato. Così almeno sembra. Gli austriaci della Adler hanno gettato gli occhi su Torre Salsa (come potete leggere qui). Poi ci sono castelli, tenute.

Ci sono le belle Province siciliane che, non a caso, sono state lasciate senza soldi. Già, mancano i soldi per pagare i 6 mila e 500 dipendenti. Quale migliore occasione per vendere i beni immobili delle Province?

Idem per le Opere Pie, dette anche Ipab. Altre realtà lasciate senza soldi. Altra occasione per vendere i beni immobili che non sono ancora stati alienati.

Tutto questo succede – non possiamo non ricordarlo – mentre le più alte cariche dello Stato italiano (che, in verità, somiglia ogni giorno di più allo Stato descritto da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo…) sono occupate da due siciliani: Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica e Piero Grasso alla presidenza del Senato.

Entrambi, guarda caso, del PD…

Ah, dimenticavamo: nonostante la sanità siciliana sia ormai alla deriva, stanno smantellando altri 550-600 posti letto (come vi abbiamo raccontato qui).

Così l’opera è completa!

 

 

 

 

 

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