La Regione siciliana e il Governo della ‘Malavita’: il caso delle Riserve naturali

15 aprile 2016

Nei primi anni del ‘900 il meridionalista Gaetano Salvemini immortalò Giovanni Giolitti e il suo sistema di potere – che nel Sud Italia ‘bagnava il pane’ con le mafie e le camarille locali – in un panphlet famoso: “Il ministro della malavita”. I diritti diventavano favori. Proprio quello che succede oggi nella nostra Isola con l’attuale Governo. Il caso emblematico delle Riserve naturali, con i soldi che prima spariscono e poi spuntano…

 

Avete fatto caso che la Regione, dopo una protesta, una manifestazione seguita da incontri, trova sempre i fondi la cui mancanza ha generato la protesta e la manifestazione che si è conclusa con salvifici incontri col governo? E non vi fa pensare, questo giochetto?  La Regione deve dei soldi ad un  ente o a privati organizzati. Facciamo il caso di cui parlano i giornali stamattina 15 aprile 2016. I   contributi per i gestori delle Riserve naturali sono stati trovati. Dove? Come? 

Facciano un passo indietro. I gestori delle 21 Riserve naturali dell’Isola, in mancanza dei fondi regionali necessari per tenerle aperte, avevano deciso di chiuderle a partire da oggi. Di fronte a questa eventualità la Regione, miracolosamente, ha trovato i fondi necessari per scongiurare la chiusura delle Riserve.

Queste Riserve naturali esistono da anni e dunque da anni devono esistere nel Bilancio della Regione gli stanziamenti per tenerle aperte.   Come mai i fondi non c’erano? Forse la Regione si è dimenticata di stanziarli, oppure, pur essendoci lo stanziamento, non li aveva erogati? E come è possibile che dopo la protesta dei gestori e le minaccia di chiusura i soldi si sono trovati? Come si spiega?

E’ un metodo tanto antico che possiamo lasciarcelo descrivere da Gaetano Salvemini, il grande meridionalista, che ce ne parla nel suo pamphlet Giolitti, il ministro della malavita. 

Salvemini, parlando  dl sistema giolittiano, un sistema di corruzione scientifica della politica siciliana e meridionale in genere e quindi della società tutta, descriveva alcuni dei metodi con cui  la politica praticata dai miserabili e dai ladri di futuro si nutre e ingrassa sulla pelle dei cittadini. Vi riporto il passo e vedrete che in questo elenco troverete la risposta al caso delle Riserve naturali.

Ecco come amministravano i politici siciliani e non solo al tempo di Salvemini. Siamo nel 1902, sono passati appena 40 dall’Unità e altri 110 ne passeranno per arrivare a ieri, 14 aprile 2016

“Destituiscono gli impiegati avversari e mettono al loro posto gli amici; intimidiscono gli incerti e li costringono a diventare loro elettori; moltiplicano le contravvenzioni contro i nemici, annullando quelle per gli amici e lanciandone delle cervellotiche contro i poveri diavoli (ZTL?) per poterle revocare e accaparrarsi così altri voti; ritirano e concedono i permessi di occupazione del suolo pubblico; adoperano tutti i fondi della beneficenza per le corruzioni elettorali; disperdono in un mese tutti gli stanziamenti di un anno per lavori pubblici distribuendoli secondo le convenienze elettorali”.

Sembra scritto oggi!

Nei bilanci pubblici i soldi o ci sono o non ci sono. I bilanci pubblici sono come le camicie: ad ogni bottone deve corrispondere un occhiello. Non ci sono fondi accantonati né fondi per spese impreviste cui attingere. Quindi i soldi per le Riserve naturali vengono da un’altra parte che è stata svuotata. E’ un carosello continuo: il governo della Regione gioca a fare Dio! Leva e mette a seconda della convenienze, dalle circostanze se qualcuno si umilia davanti ai politici. Se non è mafia questa che cos’è la mafia?

Fino a quando i diritti saranno favori la Sicilia non andrà da nessuna parte.

Fino a quando questa politica accattona sarà al governo non si andrà da nessuna parte.

Mandiamoli a casa.

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