Caro maestro Ignazio Garsia, guardi che i soldi della cultura siciliana se li è presi Roma!

4 marzo 2016

Il governo Renzi non ha scippato alla Sicilia solo i soldi per le attività culturali. Ha scippato tutto quello che poteva scippare. Appena qualche giorno fa, nel silenzio generale, il Parlamento dell’Isola ha approvato una manovra economica e finanziaria 2016 che azzera i crediti storici della Regione verso lo Stato. Di questo e di altri scippi finanziari operati da Roma non parla quasi nessuno. Meno che mai le organizzazioni sindacali siciliane che reggono il gioco a Renzi e che, oggi, a parole, le dimostrano solidarietà…

Da qualche giorno Ignazio Garsia, il musicista fondatore del Brass Group, dà vita, a Palermo, a una protesta: con il suo pianoforte si è piazzato davanti la sede della presidenza della Regione siciliana, in Piazza Indipendenza. Protesta perché l’Amministrazione regionale ha deciso di non sostenere più finanziariamente il Brass Group e altre associazioni, enti e fondazioni culturali.

Le cronache registrano una presa di posizione della CISL di Palermo-Trapani (anche questa organizzazione sindacale, da qualche anno a questa parte, per risparmiare, ha unificato la provincia del capoluogo dell’Isola con la provincia trapanese: il segno dei tempi).

“La scarsa attenzione che sta subendo la storica istituzione cittadina la Fondazione The Brass Group da parte del governo regionale – scrivono in un comunicato i sindacalisti Giovanni Guttilla e Francesco Assisi – non è certamente il giusto premio alla quarantennale mole di sacrifici fatta dai i suoi componenti”.

“Il Brass Group – si legge sempre nella nota della CISL – fondato agli inizi degli anni ‘70 del secolo passato, dapprima come associazione, nel 2006, con legge regionale, viene trasformata in Fondazione con la presenza dei soci privati, e la partecipazione nella qualità di socio della Regione siciliana. Alla Regione rivolgiamo il nostro appello, affinché assolva pienamente al proprio ruolo statutario dotando il Brass Group delle somme necessarie per il proseguimento delle attività. Ciò, oltre a salvaguardare dei posti di lavoro, concorrerebbe alla salvaguardia di questa istituzione che merita di essere considerata pienamente patrimonio della Sicilia”.

“Dopo una discussione lunga e sterile sulla distribuzione delle  risorse  in finanziaria – conclude Daniela De Luca, che della CISL di Palermo e Trapani è la segretaria – la politica regionale ha perso un’altra occasione per eliminare davvero gli sprechi e sostenere invece lo sviluppo. Si pensi al futuro di istituzioni culturali come quella Brass Group che sono fondamentali per il rilancio dell’offerta culturale e turistica di Palermo”.

Sul fatto che il governo e l’Ars avrebbero potuto operare scelte diverse non ci sono dubbi. E non ci sono dubbi anche su alcune ‘sacche di sprechi’ che ancora oggi caratterizzano la vita della Regione e, in generale, della Sicilia (si pensi ad alcune società collegate alla stessa Regione, o alle società che fanno capo al Comune di Palermo).

Il tema, però, non ci sembra questo. Soffermarsi, ancora, sugli sprechi della Regione non basta. Il vero tema, oggi, sono le risorse finanziarie della Regione sottratte da Roma.

Soprattutto negli ultimi due anni abbiamo assistito a una spoliazione sistematica della nostra Regione da parte del governo Renzi, rappresentato in Sicilia dall’assessore-commissario all’Economia, Alessandro Baccei. Il tutto con la connivenza e i silenzi del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e delle forze politiche che sostengono il governo, PD in testa.

Da due anni, lo ripetiamo, le finanze regionali vengono sistematicamente rapinate da Roma. Oltre un miliardo di Euro all’anno per il “risanamento dei conti” di un’Italia la cui economia – al di là delle chiacchiere – non dà segni di ripresa. Cospicue entrate di pertinenza della Regione sono state e continuano ad essere inglobate dal governo nazionale, in barba allo Statuto siciliano.

Come dimenticare, poi, il ‘patto scellerato’ siglato da Crocetta nel Giugno del 2014, con il quale il nostro presidente della Regione – senza passare dal Parlamento siciliano e con l’avallo del PD e degli altri partiti che sostengono il governo – ha rinunciato agli effetti positivi di un contenzioso vinto dalla Regione davanti la Corte Costituzionale?

Qualcuno dovrebbe spiegare al maestro Garsia e ai protagonisti delle istituzioni culturali della Sicilia, oggi senza risorse, che il signor Crocetta, nel 2014, ha rinunciato a oltre 5 miliardi di Euro! Se queste risorse fossero entrate nelle ‘casse’ della Regione oggi il Brass Group e tutte le altre istituzioni culturali della Sicilia non avrebbero problemi.

Ebbene, è arrivato il momento di dire che se oggi tante istituzioni culturali della Sicilia sono morte o stanno morendo, la responsabilità politica di tutto questo è dell’attuale governo, del presidente della Regione e dei partiti che lo sostengono, PD siciliano in testa. 

Questi signori, appena qualche giorno fa, nel silenzio generale, hanno votato e approvato una manovra economica e finanziaria 2016 che azzera i crediti storici vantati dalla Regione siciliana verso lo Stato. Sono risorse finanziarie che avrebbero potuto sostenere le attività culturali della Sicilia e altre attività: risorse della Sicilia che, invece, incamererà Roma.

Questi sono i fatti. Che danno il quadro di un governo regionale imbelle e di una politica siciliana compromessa. Ma anche di un mondo della cultura – che in Sicilia si è sempre riconosciuto in una certa ‘sinistra’ – che oggi non accetta l’idea di essere stato tradito e abbandonato dai certi vecchi ‘amici’.

 

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