Ars: bloccato il ‘blitz’ parlamentare per abolire il Consiglio regionale per l’urbanistica (Cru)

17 febbraio 2016

La presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha stralciato un bel po’ di norme che nulla hanno a che vedere con una legge finanziaria. Oltre ad aver bloccato i contributi a fondo perduto della Tabella H ai soggetti privati, la presidenza del Parlamento dell’Isola ha stralciato una norma che avrebbe abolito il Consiglio regionale per l’urbanistica (Cru). Argomento che, se non ‘normato’ bene – magari nel quadro di una riforma complessiva del settore – avrebbe predisposto il territorio siciliano a nuovi ‘saccheggi’. ‘Messaggio’ a Mirello Crisafulli sul polo universitario di Enna? La pace tra Panepinto e Ciaccio

Com’era prevedibile, la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha stralciato un bel po’ di norme dalla manovra economica e finanziaria 2016 approvata dalla commissione Bilancio e Finanze. Oltre alla Tabella H (ne abbiamo parlato ieri in questo articolo), sono stati tolti altri articoli che, a giudizio della presidenza del Parlamento dell’isola, non hanno nulla a che vedere con una legge finanziaria.

Dei 92 articoli della finanziaria ne sono stati stralciati 14 (noi, in realtà, ieri, siamo riusciti a leggere un testo ancora incompleto). Per essere precisi, va detto che dalla cosiddetta Tabella H è intervenuto, con un comunicato, lo stesso presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone:

“In riferimento allo stralcio di alcune norme dell’articolo 23 dal disegno di legge 1133 ‘Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2016. Legge di stabilità regionale’, si precisa che viene mantenuto, conformemente a precedenti deliberati dell’Assemblea e ai principi costituzionali ribaditi, solo il rifinanziamento delle leggi di spesa che non hanno destinatari individuati. E, quindi, in particolare, restano nel testo: iniziative culturali direttamente promosse; associazioni culturali; promozione turistica; scuole paritarie; bonus nascite; consultori a supporto delle famiglie; scuole di servizio sociale; consorzi universitari”.

Insomma, saltano i soggetti privati e, tra questi, anche il polo universitario di Enna, mentre restano i fondi per i consorzi universitari che invece sono pubblici. Una ‘botta’ per l’università Kore di Enna (e al suo grande patron, Mirello Crisafulli: forse gli stanno dicendo: ‘Se passi con il centrodestra resti a bocca asciutta?’ chissà…). Di fatto il milione e 700 mila Euro destinato al polo universitario ennese resta, almeno per ora, sospeso.

La presidenza dell’Ars ha stralciato anche gli articoli che avrebbero consentito i prepensionamenti e le assunzioni negli enti regionali: in effetti, questa norma ha poco a che vedere con la finanziaria (e, in ogni caso, sarebbe stato interessante farsi spiegare da chi ha voluto inserire questa norma come avrebbero dovuto essere gestite queste assunzioni: per chiamata diretta – magari stabilizzando precari – o per concorso?).

E’ stata stralciata anche la norma che avrebbe soppresso il Consiglio regionale dell’urbanistica (Cru). Si tratta di un organo, che esiste e opera dalla fine degli anni ’70 del secolo passato, che è chiamato a pronunciarsi sui Piani regolatori generali dei Comuni e sui Piani urbanistici che le Province, tranne qualche caso, non hanno mai approvato.

Il Consiglio regionale dell’urbanistica è oggetto di contenzioso da sempre, perché secondo alcuni – Costituzione alla mano – le competenze urbanistiche sarebbero dei Comuni.

Il Consiglio regionale dell’urbanistica venne istituito perché, alla fine degli anni ’70 del secolo passato, il territorio era oggetto di ‘cementificazioni’ che non risparmiavano le coste e le zone che meritavano di essere tutelate per la presenza di importanti beni culturali e ambientali. Proprio perché i primi ‘abusivi’ erano alcuni sindaci dell’epoca (erano gli anni degli “abusivi per necessità”, formula para-mafiosa di saccheggio del territorio).

Il Cru è sempre stato un ‘filtro’ che ha bloccato speculazioni. Perché, alla fine, ne hanno fatto parte persone responsabili. 

Ebbene, se c’è un argomento che non avrebbe mai dovuto essere inserito in una legge finanziaria omnibus è proprio l’abolizione del Cru. Argomento che andrebbe affrontato nel quadro di una riforma urbanistica che la Sicilia attende da decenni. L’ultima, grande riforma urbanistica risale al 1978, con la legge regionale numero 71. Da allora il Parlamento siciliano non ha mai trovato la forza e la determinazione di discutere e approvare una nuova legge urbanistica.

Abolire così il Cru, nel quadro di una caotica legge omnibus, sarebbe stato un atto di ‘pirateria’ parlamentare e urbanistica. Bene ha fatto la presidenza dell’Ars a bloccare una norma che avrebbe creato i presupposti per nuovi scempi.

La presidenza dell’Ars ha stralciato anche l’art 54 che avrebbe consentito di utilizzare gli operai della Forestale per la manutenzione e pulizia del letto di fiumi e torrenti e la prevenzione delle esondazioni. Stralcio sacrosanto: un argomento del genere non si affronta in modo così superficiale, ma prevedendo modalità e interventi nel rispetto degli stessi corsi d’acqua: per evitare, ad esempio, le ‘cementificazioni’ dei fiumi (leggere i disastri ambientali provocati nelle fiumare del Messinese negli anni ’70). Argomento da affrontare con apposito disegno di legge e non nel caos di una legge omnibus.

Bloccato anche l’articolo 59 che avrebbe permesso di trasferire il Testimoni di giustizia assunti in base ad una legge dello scorso anno ad altre amministrazioni pubbliche: non solo sono stati assunti senza concorso, ma adesso vogliono anche scegliere la sede: altro argomento che non ha nulla a che vedere con una legge finanziaria.

Stralciate anche le norme sull’efficienza energetica (ma che c’entra con la finanziaria?), sull’accesso on line da parte delle imprese (altro argomento che nulla ha a che spartire con la finanziaria), i prestiti agevolati al personale regionale in servizio o in pensione (idem), la norma sui 75 sui medici del servizio Pubblico per predisporre le successive assunzioni, la norma che consente ai biologi dell’Istituto Zooprofilattico di usufruire delle indennità previste per i veterinari (idem).

Eliminate anche le norme sui finanziamenti per le start up, per le associazioni di talassemici, per l’istituto dei ciechi e assistenza ai disabili gravi.

Insomma, una bella ‘ripulitura’. Come abbiamo già scritto domenica scorsa, questa settimana dovrebbe impegnare i parlamentari nella discussione generale e nella presentazione degli emendamenti (fino a Venerdì il tempo disponibile per presentarli). Siamo più che sicuri che i deputati proveranno a far entrare dalla ‘finestra’ quello che la presidenza dell’Ars ha buttato fuori dalla porta (i già citati stralci). Ma siamo altrettanto sicuri che, nella stragrande maggioranza dei casi, i ‘blitz’ non riusciranno.

Nella giornata di ieri l’onorevole Giovanni Panepinto (PD) ha chiesto scusa al deputato del Movimento 5 Stelle, Giorgio Ciaccio. Scuse che lo stesso Panepinto ha sintetizzato in un post sulla sua pagina facebook:

“Ho detto in aula che nessuna provocazione giustifica la mia ira e ho chiesto scusa al collega Ciaccio, anche per acquietare la mia coscienza. Il collega ha citato Gandhi ed io l’ho invitato a non fare uso dalla provocazione come strumento politico, considerato che avveniva sistematicamente da una settimana e non ho nulla di personale da tutelare, ma solo gli agricoltori delle serre di Licata, come la giovane vedova che vuole ritornare a produrre, ovvero quelli di Ribera o Villafranca sicula che non possono pagare l’acqua per irrigare a 40 centesimi il mc. L’uso sistematico della delegittimazione e di foto segnaletiche dei deputati che non sono delle 5 stelle, non serve alla dignità del Parlamento. Dignità oggi invocata dal deputato Ciaccio e spesso vilipesa. Le scuse erano vere così come la mia indignazione per le offese ricevute”.

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