Consorzi di bonifica: interrogazione (quasi parlamentare) di un cittadino all’assessore Antonello Cracolici

15 febbraio 2016

Vero è che, nella notte tra Sabato e Domenica, la commissione Bilancio e Finanze ha ‘bocciato’ l’aumento dei canoni irrigui, che in alcuni casi erano stati quintuplicati! Ma resta il tentativo – scorretto – di caricare sulle spalle degli agricoltori siciliani le gestione clientelare dei Consorzi di bonifica. Chissà, magari l’assessore Cracolici risponderà a queste domande. A cominciare dai dirigenti di questi enti: quanti sono? E quanto si mettono in tasca ogni mese?

Ella sa bene che i Consorzi di bonifica sono enti di diritto pubblico che curano l’esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controllano l’attività dei privati, sul territorio di competenza (comprensorio di bonifica). Che opere di questo genere riguardano, ad esempio, la sicurezza idraulica, la gestione delle acque destinate all’irrigazione (impianti e reti irrigue), la partecipazione ad opere urbanistiche, ma anche la tutela del patrimonio ambientale e agricolo.

Ella sa altrettanto bene che, essendo un Consorzio, questo ente è amministrato da consorziati che sono i proprietari degli immobili (terreni, abitazioni, fabbricati in genere…) compresi nella zona di competenza dell’ente stesso. Che i consorziati sostengono la spesa per la manutenzione e l’esercizio delle opere di bonifica tramite degli specifici tributi (contributi di bonifica) proporzionali al beneficio che ne deriva agli immobili di proprietà, riscossi coattivamente dal Consorzio di bonifica tramite cartelle esattoriali, che variano a seconda dell’entità degli interventi. Che i consorziati eleggono inoltre i rappresentanti (tutti proprietari di immobili dell’area di bonifica) in un consiglio di amministrazione che a sua volta elegge un presidente.

Ella sa meglio di tutti noi che la vita democratica dei Consorzi di bonifica è spenta da anni, da quando la Regione e segnatamente il suo assessorato, amministrato per decenni da assessori democristiani o ex DC, si è “impadronito” dei questi enti, e ne ha affidato la gestione a suoi commissari. Che da allora non c’è stato verso di ricondurre i Consorzi sulla strada della legalità. Perché troppa gola facevano le competenze gestionali di questi enti, e la possibilità che in assoluto dispregio di ogni norma costituzionale o ordinaria, con il silenzio o addirittura la complicità dei soggetti consorziati, gli organici dei Consorzi potessero essere gonfiati a dismisura con assunzioni di amici e parenti, agnati, cognati, mogli, mariti, figli legittimi, legittimati, adottivi, naturali, affiliati, amanti, concubine, cinedi  e amichetti e chi più ne ha più ne metta. Più di 2000 soggetti senza arte né parte con in mano, al solito, il salvifico certificato elettorale.

Ella sta pero sperimentando che l’ingordigia può trovare soddisfazione finché le vacche sono grasse, e che in  tempi di vacche magre come questi attuali lo scialo finisce. Che è quello che sta accadendo in questi giorni in cui la mancanza di ossigeno sta facendo andare in iperossia alcuni deputati del suo partito che si sono lestamente calati nella parte dei vecchi democristiani in difesa dei privilegi e dell’illegalità. E così tra i nuovi difensori dei lavoratori della terra si annidano squadristi e picchiatori.

Tutto ciò premesso, la interrogo a nome di tutti i siciliani per sapere:

se non sia venuto il tempo di sgonfiare questa sacca di privilegi e di illegalità per affermare, nei fatti, quella trasparenza gestionale di cui il suo partito si riempie la bocca;

se non sia venuto il tempo in cui il suo assessorato, che controlla per legge i Consorzi di bonifica e che ha tutta la  responsabilità per “culpa in vigilando” in caso di omissione di controlli e per “culpa in eligendo” nel caso abbia nominato commissari che si siano resi colpevoli di atti contrari alla legge, e la Regione, prima di spendere i soldi dei contribuenti non indaghino per sapere se i Consorzi di bonifica funzionano e se gli agricoltori sono soddisfatti delle prestazioni loro fornite.

se è vero   quello che l’assessore dell’Economia, Alessandro Baccei, avrebbe raccontato: e cioè di aver spedito un funzionario dell’assessorato all’Economia negli uffici dei Consorzi di bonifica e che questi ultimi – cioè gli uffici – si sarebbero rifiutati di fornire i dati economici e contabili;

se non ritiene di farci sapere quanti sono i dipendenti di questi Consorzi di bonifica; come e quando sono stati assunti (concorsi? chiamata politica diretta?); di che cosa si occupano e se risponde al vero che  la metà lavorerebbe negli uffici;

se è vero che alcuni dirigenti apicali dei Consorzi di boinifica (30? 40? 50?) incassano la solita barca di soldi e se può fornirci l’esatta quantificazione tra stipendio base di tali dirigenti (di 120-140 mila Euro all’anno) e indennità:

se ha mai verificato la legittimità della  corrispondenza numerica  tra il personale in servizio e la superficie irrigua e se sa che, se maggiore è la superficie irrigua, più alto dovrebbe essere il numero di addetti (e viceversa);

se sa dirci se quest’ultima regola vale anche dalle parti di Enna, dove più che la superficie irrigua sembra abbiano contato le pressioni politiche.

Come intende rispondere alle proteste degli agricoltori che, nelle scorse settimane, si sono visti recapitare tariffe che, in alcuni casi, sono quintuplicate! Agricoltori che, essendo – è il caso di dirlo – alla frutta, non vogliono pagare lo stipendio ai 2 mila dipendenti?

 

 

 

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