Regione: le nomine dei dirigenti generali al tempo di Crocetta

30 gennaio 2016

Nella Prima Repubblica i direttori regionali rispondevano alla legge. Oggi i dirigenti generali della Regione siciliana rispondono all’assessore regionale di turno e, in generale, alla politica. Se non ‘trottano’ come la politica vuole  e impone, zact!, vengono subito sostituiti. Meno male che c’è la separazione tra politica e burocrazia…

Alla Regione vanno in pensione  almeno 4 dirigenti generali e, si legge nel Giornale di Sicilia. Ed “è già partita la trattativa fra i partiti per assegnare i relativi posti”.

Altro che Prima Repubblica! In quel tempo queste cose, le trattative, dico, seppure si facevano, non si dicevano. Oggi si annunciano e si fanno.

Con una sostanziale differenza, però. Nella  Prima Repubblica  quasi nessuno si riempiva la bocca con proclami di antimafia, di legalità, di rispetto delle regole. Chi oggi si accinge a fare peggio  di chi lo ha preceduto è seduto al Palazzo d’Orleans in forza di un inganno. Ha annunziato una ‘rivoluzione’ a base di legalità, antimafia e correttezza amministrativa e fa l’opposto.  Quello che è accaduto con la sua gestione e che accadrà sarà il peggio del peggio del peggio.

A differenza dei nuovi, i vecchi direttori  generali, una volta nominati e assegnati alle direzioni, erano inamovibili, a meno di gravissime mancanze, e rispondevano alla legge. Oggi chi viene nominato, anche se non lo è di suo, è costretto a diventare uno schiavo della politica. 

Mi spiego. Essendo ormai la nomina  fiduciaria, se all’assessore o alla politica in generale il nominato non va più bene, basta che l’assessore dichiari che la fiducia è venuta meno e il direttore salta. Ecco che chi ci tiene al suo posto deve credere, ubbidire e combattere per chi lo ha nominato.

E il merito? Conta qualcosa? In genere non è richiesto, anzi viene  accuratamente  evitato, perché spesso il merito è sinonimo di capacità, ma anche di autonomia.

Che brutta parola!

 

 

 

 

 

 

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