Gela, il sindaco Domenico Messinese messo alla porta dai grillini perché si è messo d’accordo con l’ENI

31 dicembre 2015

Mentre all’Ars i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno avversato in tutti i modi l’accordo con l’ENI per la perforazione di nuovi pozzi e per la produzione di olio di palma, il sindaco grillino, come tutti i suoi predecessori, ha pensato bene di accordarsi con il colosso chimico. Da qui la sua espulsione

A Gela i sindaci non si sono mai messi contro l’ENI. In questa città il colosso chimico italiano, dalla fine degli anni ’50 del secolo passato ai nostri giorni, ha fatto il bello e il cattivo tempo. L’inquinamento è sempre stata la regola di Gela. Negli anni ’60 e ’70 era un inquinamento pesantissimo: mare, aria e terreni. Scenario che non è mai mutato. La differenza è che nel passato l’inquinamento era visibile (in mare nero degli anni ’70), mentre oggi è meno visibile: ma c’è. Negli ultimi anni gli sversamenti di idrocarburi in mare non sono mancati. Si pensava che con l’elezione del sindaco del Movimento 5 Stelle, Domenico Messinese, la situazione sarebbe cambiata. Invece è rimasta tale e quale. Ai grillini la cosa non è andata giù, così hanno messo alla porta quello che avrebbe dovuto essere il loro sindaco del cambiamento.

“Il sindaco di Gela, Domenico Messinese – si legge in un comunicato dei grillini siciliani – è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel MoVimento 5 Stelle e anche alle politiche ambientali energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone fuori dal Movimento, di cui, da oggi, non fa più parte”.

“Messinese – prosegue il M5S Sicilia – non ha provveduto al taglio del proprio stipendio, nonostante il consiglio comunale di Gela abbia votato anche un atto d’impegno in questo senso, col fine ulteriore di generare un effetto domino normativo che avrebbe portato automaticamente alla riduzione delle indennità degli assessori e dei consiglieri”.

“Messinese – aggiunge il M5S Sicilia – ha avallato il protocollo di intesa tra ENI, Ministero dello Sviluppo economico e Regione siciliana. Un accordo che il gruppo parlamentare all’Ars del M5S ha osteggiato con tutte le sue forze, non solo perché in aperto contrasto con i sui principi, ma anche perché contrario alle più accreditate politiche di tutela ambientale, energetiche, occupazionali e di economia turistica”.

“Il sindaco di Gela, invece di metterlo in discussione e bloccarlo – prosegue la nota del Movimento 5 Stelle – l’ha accettato, consentendo che sul territorio di Gela si avviino attività di esplorazione e produzione di idrocarburi, con la perforazione di nuovi pozzi e la riapertura dei vecchi. In questo contribuendo a deturpare ulteriormente il paesaggio e compromettendo inevitabilmente l’equilibrio biologico delle acque costiere, oltre al grave danno derivante all’economia turistica della zona”.

“In ultimo – conclude il M5S Sicilia – avallando questo protocollo, Messinese accetta la riconversione degli impianti per la produzione di olio di palma, per avviare i piani di recupero dei livelli occupazionali. Programmi vetusti, totalmente avulsi dalle politiche energetiche e ambientali dettate dai nuovi obiettivi europei e, di conseguenza, piani che si stanno rivelando completamente inutili”.

p.s.

Trasformare lo stabilimento chimico di Gela di un centro per la produzione di olio di palma è quanto di più alluncinante si possa immaginare. 

Ormai da anni la ricerca scientifica ha puntato i riflettori su questo prodotto. Il responso sembra unanime: l’olio di palma fa mala alla salute umana. E’ disastroso per il nostro sistema cardiocircolatorio. Può provocare il diabete. E c’è anche il dubbio che sia pure cancerogeno.

L’olio di palma è un grasso vegetale estratto dalle drupe di alcune varietà di palme. E’ molto usato nell’industria alimentare per la preparazione di biscotti, merendine, farciture dei dolci confezionati. E, ancora, nelle creme spalmabili e in altri cibi pronti. 

Insomma, puntare su un prodotto che è al centro di polemiche non sembra una scelta molto oculata. Forse Gela farebbe bene a chiudere definitivamente il capitolo della chimica – che ha prodotto solo enormi guasti ambientali, economici e sociali – puntando sul recupero dell’ambiente e sulle attività culturali.  

Tra l’altro, la monocoltura intensiva di palma – per produrre proprio l’olio di palma – sarebbe responsabile di un processo deforestazione. Con gravissimi danni in alcune aree del pianeta, come il Borneo e Sumatra. Un altro motivo per dire no all’olio di palma a Gela.

g.a.

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