Mentre i forestali si accingono ad ‘assaltare’ Palazzo d’Orleans Crocetta ‘fugge’ a Tunisi?

27 ottobre 2015

Si parla di una missione “istituzionale”. Che, però, stranamente, arriva proprio quando è fallita la missione romana del presidente della Regione siciliana, al quale il governo Renzi ha negato i soldi per pagare i forestali che oggi verranno licenziati. A meno di un ‘miracolo’ delle ultime ore, si attendono manifestazioni di piazza e la possibile ‘fuga’ di Rosario da Gela a Tunisi…

I Comuni siciliani – tutti i Comuni – a fine Ottobre sono senza soldi e senza Bilancio 2015. Le ex Province ‘riformate’ sulla carta sono sull’orlo della bancarotta. Circa 24 mila operai della Forestale, da stamattina, scenderanno in piazza in tutta la Sicilia. Protestano non perché l’amministrazione regionale li sta “sospendendo” (sempre per mancanza di soldi), ma perché la sospensione non è altro che un licenziamento semanticamente camuffato. Insomma, la Sicilia crolla. Si salvano solo gli stipendi dei medici pubblici, dei dipendenti regionali, dei 90 ‘califfi’ di Palazzo Reale (leggere deputati dell’Ars) e dei dipendenti del Parlamento siciliano. Il resto – dove più, dove meno – è una mezza ecatombe finanziaria. E cosa fa il presidente della Regione siciliana? Scappa in Tunisia. Ufficialmente, per un “appuntamento istituzionale” (così lo definisce il quotidiano on line Blog Sicilia). Anche se la sensazione che Crocetta dà in queste ore è quella di un comandante che abbandona la nave che affonda…
In questi ultimi giorni Crocetta ha affrontato tre o quattro problemi. Ma non è ha risolto nemmeno uno. E’ volato a Roma per dare soluzione ai problemi di ‘cassa’ della Regione. Infatti, dopo aver consentito al governo nazionale di depredare la Sicilia (il primo responsabile del ‘buco’ di Bilancio della Regione siciliana è proprio Crocetta, che nell’estate del 2014, com’è arcitono, ha firmato con Renzi il ‘celebre’ patto scellerato, rinunciando, a nome di 5 milioni di siciliani, ad alcuni contenziosi vinti dalla Regione davanti la Corte Costituzionale, togliendo alla Sicilia oltre 4 miliardi di Euro e lasciandoli nelle ‘casse’ dello Stato), la Regione non ha i soldi per pagare i 24 mila forestali che stanno per essere licenziati in tronco. Si racconta che, a Roma, un siciliano ‘romanizzato’ molto vicino a Renzi avrebbe detto a Crocetta: “Saro, ca’ nuautri circamu picciuli e tu ni ‘i veni a dumanni? Ma chi bo’ arrubari ai latri?”.
Soldi da Roma, per ora, non ce n’è. Ci sarebbero gli 80-90 milioni di Euro promessi dal governi Renzi. Ma è, per l’appunto, una promessa renziana, che vale come il taglio delle tasse annunciato da Renzi agl’italiani, che con una mano dice che taglierà l’IMU (forse), mentre con l’altra mano si prenderà (in questo caso di sicuro) 15 miliardi di Euro tagliano servizi sanitari ai cittadini. Insomma, i forestali siciliani resteranno cu l’occhi chini e i manu vacanti…
Insomma, se questi soldi non arriveranno sarà un casino. Le indiscrezioni raccontano che questa prova di forza contro i 24 mila operai della forestale è stata voluta da Renzi e dai renziani siciliani (il sottosegretario Davide Faraone in testa). Se stasera i 24 mila forestali, pur protestando, torneranno a casa licenziati, il governo Renzi e il governo Crocetta avrebbero il ‘disco rosso’ per iniziare a sbaraccare anche i circa 80 mila precari sparsi tra Regione, Comuni, ex Province e società ed enti collegati. Viceversa…

Pierluigi Bersani a sostegno della candidatura di Rosario Crocetta
In attesa di capire quello che succederà con il licenziamento di 24 mila forestali Crocetta ha provato a rabberciare il suo goerno. Nel nome della stabilità, naturalmente. Ricordate? E per questo che, nel 2001, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la legge sull’elezione diretta del presidente della Regione: per dare ‘stabilità’ ai governi. E’ per questo che Saro e il PD hanno cambiato tre governi in tre anni e si accingono a formarne un quarto, che dovrebbe essere più ‘stabile’ dei precedenti… Però, nonostante l’impegno profuso da Rosario da Gela, la nuova Giunta ancora non si materializza. Motivo? Il numero di ‘appostoli-assessori’ che vogliono seguire il ‘maestro’ Saro è superiore a 12, che è il numero ‘magico’ previsto dalla legge. Insomma, ci sono 14, forse 15, forse addirittura 16 seguaci pronti a seguire il ‘maestro’ nella nuova avventura di governo. Ma i posti disponibili sono 12. Né il ‘maestro’ ha la capacità di moltiplicare le poltrone, perché non si può. Sarò ha provato pure ad escludere i deputati di Sala d’Ercole che hanno deciso, per ignoti motivi, di chiamarsi socialisti. Ma nemmeno tenendo fuori questi ultimi Saro è riuscito a trovare la ‘quadra’.
Le resistenze maggiori, a quanto pare, arrivano dal PD, il “partito di tasse e di governo”. I dirigenti siciliani di questo partito, tra i tagli e le ruberie più o meno ‘istituzionali’ di Renzi ai danni della Sicilia e l’incapacità mostrata fino ad oggi da Crocetta e dalle sue tre dannosissime Giunte, sanno che gli elettori aspettano con ansia il momento elettorale per ‘inchiummarli’. Così i dirigenti del PD siciliano pensano – o forse si illudono – che, con un assessorato tra le mani, ci sarebbe la possibilità di mitigare la ‘botta’ che gli elettori gli assesteranno quando si apriranno le urne.
In questo scenario da baratro Crocetta potrebbe scegliere la via più ‘sicura’ (per lui, ovviamente): una bella gita ‘istituzionale’ in Tunisia: ma non per un giorno o due, ma per almeno una decina di giorni. Ragazzi, una cosa è restare a Palazzo d’Orleans, la sede della presidenza della Regione di Palermo che stamattina dovrebbe essere presa d’assalto dai forestali, altra e ben diversa cosa è darsela a gambe verso Tunisi. Insomma, sull’altra sponda del Mediterraneo i forestali siciliani non dovrebbero poter arrivare…

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