O ci siamo, o ci facciamo!

22 ottobre 2015

E’ notizia di oggi. “I trasporti nel caos. Imprese e consumatori chiedono i danni alla Regione( e allo Stato)”. Non si capisce perché. Dov’ erano imprese e consumatori quando la Regione zavorrava il suo bilancio con oneri per pagare precari e mangiapane a tradimento?

Dov’erano quando colposamente e scientificamente i politici sottraevano risorse ai lavori pubblici e di interesse pubblico per garantirsi la rielezione con regali e favori? Dov’erano quando si poteva mandarli a casa per le nefandezze che combinavano? Certo non a fare la rivoluzione, a scendere in piazza per cacciarli via.
No. Erano nelle sale di attesa e nei corridoi della politica a chiedere un favore personale. Non capendo che la somma dei favori personali costa tanto; comporta la impossibilità di fare l’interesse pubblico. Il ch
e equivale a fare favori a tutti e quindi anche a loro.
Sembra però che la comprensione di questo concetto sia fuori dalla portata della maggioranza dei siciliani.
Gli albergatori si lamentano perche le strade sono dissestate e quindi i turisti non possono raggiungere i lori alberghi. Però quando la politica sciala con i loro soldi per fare i propri interessi(primo dei quali è garantirsi la sopravvivenza politica), quei soldi che servono per la manutenzione delle strade per evitare alluvioni e frane, dove sono i signori albergatori? I più coraggiosi si fanno intervistare. Meriterebbero quello che si sono cercati : chiudere, fallire, andare ad elemosinare un contributo o tentare di essere assunti alla Regione come precari.
Il vero dramma di noi siciliani è l’assenza assoluta di senso civico. L’impossibilità genetica di capire che siamo legati da un filo che tutti ci unisce, che il bene di uno non si può ottenere sacrificando il bene degli altro. E fino a quando prevarrà l’interesse del singolo la mala politica avrà buon gioco continuerà a fare la bella vita.
Continuando cosi faremo la fine dei poveri sotto Luigi XIV, gli straccioni e i miserabili per i quali era normale assistere dalle vetrate di Versailles ai pranzi favolosi dei regnanti e della corte. E non a tutti era consentito, quasi quasi si pagava una sorta di biglietto.
Alla fine i poveri presero coscienza e fecero la rivoluzione.
Non credo che noi faremo lo stesso. Prova ne sia che abbiamo eletto un presidente della regione prono e acquiescente a chi non fa gli interessi dei siciliani.

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